Il 18 settembre 1961 a Reading in Pennsylvania nascevano Lori e Dori Schappell, gemelle siamesi unite per il cranio, condizione che definisce le gemelle craniopaghe. Lori e Dori condividono le ossa del cranio, vasi sanguigni vitali ed il 30 % del loro cervello è in comune, tra cui il lobo frontale ed il lobo parietale.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando è bene capire queste strutture cerebrali a cosa sono preposte: il lobo frontale costituisce la parte anteriore del cervello e contiene l’area corticale motoria e la corteccia premotoria. Qui, inoltre, sono elaborati i pensieri e le idee, ossia le attività psichiche superiori, dandoci la capacità di discernere il giusto dallo sbagliato, di apprendere nuovi compiti che esulano dall’automatismo dei gesti che compiamo quotidianamente e mille altre cose ancora. Il lobo frontale partecipa ai processi di apprendimento e memoria, mentre nella parte sinistra (area di Broca) si formano e si controllano le parole. Pertanto nella parte anteriore del lobo frontale (corteccia prefrontale) si svolgono funzioni cognitive superiori mentre nella parte posteriore si comandano e modificano i movimenti. Il lobo parietale invece è localizzato nella parte superiore del cervello e contiene l’area somestesica primaria a cui afferiscono gli stimoli tattili, dolorifici, pressori e termici. La parte sinistra è dominante e controlla: la comprensione del linguaggio parlato e scritto; la memoria delle parole; le capacità matematiche. Il lobo parietale destro controlla le attività visivo-spaziali, ovvero attività non verbali come: la ricostruzione di un’immagine visiva e la capacità di orientarla nello spazio e di farla ruotare; la percezione della traiettoria di un oggetto in movimento e della posizione delle varie parti del corpo. Risulta incredibile quindi riuscire a credere che si siano sviluppate due menti separata da un unico cervello.

Dori soffre di un disturbo d’identità di genere per cui ha deciso di cambiare il suo nome prima in Reba (in ricordo della sua cantante preferita) e poi in George nonostante fosse stata dichiarata donna alla nascita. I gemelli così hanno condotto una vita ai limiti della normalità, lottando contro gli istituti che li ritenevano intellettivamente disabili per poter andare al college e lottando contro il difetto di crescita congenito e contro la spina bifida che hanno impedito a George di raggiungere una statura normale. Non lottarono invano, infatti grazie all’amicizia dell’ex moglie del governatore del Pennsylvania riuscirono, in età adulta, ad ottenere l’ammissione al college. Inoltre George si mise d’impegno e progettò una sedia a rotelle in grado di adattarsi alle esigenze di Lori e che consentisse ad entrambi di muoversi senza difficoltà.
Nonostante le numerosissime difficoltà i due gemelli Lori e George sono riusciti ad ottenere ciò che volevano dalla vita ed a mantenere una propria individualità: Lori aveva conosciuto un uomo e stava progettando di sposarlo prima di perderlo in un incidente d’auto, ora lavora nella lavanderia di un ospedale della città; George invece lavora come progettatore di attrezzature per diversamente abili mentre coltiva nel suo tempo libero la sua grande passione: la musica country. Nel 1997 grazie alla sua dedizione vinse anche un L.A. Musica Award per la migliore musica d’autore presentata quell’anno, Lori nel frattempo si fece spettatrice ed accanita sostenitrice del fratello (cosa che fa tutt’oggi) pagando addirittura il biglietto e facendosi invisibile agli occhi degli spettatori.
Oggi Lori e George sono ancora vivi ed abitano in un appartamento a Reading che condividono rispettando ognuno gli spazi dell’altro ed ognuno le abitudini dell’altro. Entrambi lottano quotidianamente per mantenere saldi i confini del loro spazio nel mondo e per non finire con l’essere sopraffatti l’uno dall’altro.
Non hanno intenzione di separarsi in quanto l’operazione estremamente invasiva metterebbe a rischio la vita di entrambi, ma vivono serenamente la loro condizione felici delle loro differenze e felici di tutto quello che sono riuscite ad ottenere dalla vita nonostante il grave handicap fisico.