“Ma un bel giorno i pesci dell’Acquario erano finiti. Non restava che la Sirena (un esemplare assai raro di quella specie di “sirenoidi” che, per la loro forma quasi umana, hanno dato origine all’antica leggenda delle Sirene), ed alcuni rami di corallo. […] E’ un pesce eccellente, risposi, e che importa se ha l’aspetto di una bambina? E’ un pesce. In Europa, i pesci non sono obbligati ad assomigliare ad un pesce. [….] Può darsi che sia un pesce, disse il cappellano, ma ha piuttosto l’aspetto di una bambina. Permettetemi di insistere. E’ nostro dovere seppellire questa bambina.”
Curzio Malaparte, “La Pelle”
Caro Domenico,
sebbene noi non ci conosciamo personalmente, ho accolto volentieri l’invito tuo e dello staff di “La Medicina in uno Scatto”, di raccontare la mia Esperienza su Facebook e della mia pagina “Sulla Storia della medicina”. Il motivo, credo, lo si comprenderà con la lettura di questo articolo.
Alcuni dicono che la Grande Bellezza della “Divina Commedia” risieda nella possibilità data a Dante di viaggiare, non solo in uno spazio al contempo reale ed immaginario, ma anche in un tempo che è anch’esso reale ed immaginario. Ad esempio, parlando in uno dei canti dell’inferno con Ulisse (attraverso Virgilio che fa da intermediario) Dante trasforma la letteratura in storia, e viceversa. “Et similia”quando incontra i grandi poeti o filosofi del passato.
Per quanto mi riguarda, molto più in piccolo, sono un cultore della Storia della Medicina. Devo dire che in questa epoca contemporanea non è facile trattare tale argomento, in quanto bisogna avere una certa dimestichezza sia con la Storia che con la Medicina. In passato – diciamo fino a metà ottocento – il discorso non era così complicato: Medicina e Storia della Medicina, in qualche modo, combaciavano. A metà ottocento, poco più di un secolo e mezzo fa, il linguista Emile Littrè traduceva l’opera completa di Ippocrate in francese sottolineando come questa potesse essere un punto di riferimento per i medici suoi Contemporanei e non solo per gli storici. Il grande medico-fisiologo Galeno “muore ufficialmente” nel 1858 quando viene pubblicata l’opera del patologo tedesco Rudolf Virchow (quello della famosa triade sulla coagulazione sanguigna), “La Patologia Cellulare”, ponendo fine alle varie teorie umoraliste che si sono succedute nella storia delle teorie mediche.
Da allora la pratica medica si è scientificamente sviluppata subendo profond icambiamenti sia nei linguaggi che nei metodi, e ciò che stava prima è diventato tutta punto quasi incomprensibile. La stessa Storia della Medicina ha iniziato a non capire più sé stessa ed i contenuti da sviluppare, in modo tale che la produzione letteraria si è progressivamente ridotta e svuotata. Coloro che erano fino ad un certo momento storico considerati come semidei del sapere e della pratica clinica si sono trovati ad essere ri-catalogati come ciarlatani ed ignoranti. La medicina ufficiale (questo discorso vale un po’ per tutta la scienza) ha iniziato a vergognarsi della propria storia, e soprattutto delle proprie origini, senza cercare di comprendere le ragioni di teorie mediche per nulla scientifiche.
Cercare di raccontare la storia della medicina equivale a raccontare storie di trasformazioni, di coraggio e profonde paure sia intellettive che emozionali. Oggi viviamo in un’epoca disillusa: abbiamo assimilato il grande progresso scientifico, eppure non riusciamo a sentirci come dei privilegiati della storia. La nostra vita media è circa il doppio di quella dei nostri avi, eppure noi crediamo di essere felici la metà. Abbiamo perso il contatto storico con i nostri padri, sia quelli antichi che moderni, al punto che la nostra gratitudine per il sapere acquisito va il più delle volte ai “padrini” del sapere, cioè testi, professori e colleghi vari che ci danno delle informazioni acquisite da altri.
Direbbe il celebre profeta del calcio totale anni ’90, Arrigo Sacchi:
“la Storia della Medicina è un avversario ostico ed agnostico”
Personalmente mi diverto a riscoprire e ripercorrere storie provenienti dalla Storia della Medicina. Sono sempre affascinanti, se non istruttive. Non solo ci raccontano un mondo che non esiste più, ma ci raccontano anche un mondo distorto che esiste ancora. Gli esempi sono tanti. La storia della parola “isteria”, ad esempio è una di quella più illuminanti a riguardo. “Isteròs” in greco indica l’utero, l’organo che custodisce ed alleva il feto durante la gravidanza. La parola “isteria” dovrebbe dunque significare protezione, rassicurazione e tranquillità, un po’ come l’aggettivo “materno”. Al contrario, essa significa il preciso opposto di ciò, in quanto le patologie psichiatriche che spesso i vecchi (e nuovi) padri della medicina intravedevano nelle donne erano catalogate come derivate da questo organo. Tra mito e realtà direbbe qualcuno, tra immagine ed immaginazione rispondo io. L’immaginazione prende l’immagine e trasforma il mito in realtà, o meglio la realtà in mito. A quale scopo? Esorcizzare le nostre paure e santificarle (da Cristo in poi; prima ancora, nell’era degli “dei falsi e bugiardi” mitizzarle). Ma forse certe cose può capirle meglio in profondità chi ha sangue mediterraneo che scorre nelle proprie vene. Per altri esiste solo il bianco ed il nero e dunque l’immagine può essere solo tale così come la vediamo senza troppe interpretazioni immaginifiche o storico-religiose. Ma allora chi è, ad esempio, il Dio bifronte Giano? E’ un dio pagano senza null’altrainterpretazione, oppure la somatizzazione delle idee pagane sulla lotta tra il bene il male, oppure l’incarnazione dei nostri “Io” ed “Inconscio”, o la mitizzazioni pietistica di feti gemellari nati morti che esprimono due fronti piuttosto che una fronte ed una nuca? E cosa sono le Sirene, esseri che giravano per i mari con il solo scopo di ammaliare e distruggere poveri naviganti in cerca di chissà quali storie ed avventure? Teratologie umane in cui si può intravedere l’aspetto di un pesce o pesci dismorfi in cui si può intravedere l’aspetto di un bambino? E cosa sono state tutte le storie di amore, di odio, di tradimento, di eros, di tanatos,che hanno attraversato i mari e le terre da quando l’uomo ha scoperto la letteratura, o meglio da quando la letteratura ha plasmato il mondo?
Riprendendo le parole di Leonardo da Vinci e lo storico della medicina Adalberto Pazzini, ho posto come sottotitolo della mia pagina web www.storiadellamedicina.net la frase “Non presumure, dunque, di conoscere la storia della Medicina nella sua interezza”, sapendo che tante sono le immagini da riportare, ma ancora di più i cervelli che tali immagini le hanno viste e rielaborate nelle loro menti. È questo il gusto che cerco di riportare: non raccontare nuovamente in maniera piatta storie del passato che non ci appartengono più, ma far rivivere esperienze di vita e di scienza accomunando pensatori che hanno percorso il tempo in epoche diverse tra loro con l’anima arsa del sapere.
La storia ci appartiene perchè noi apparteniamo alla storia. Ma non è un frullato di parole. La più grande scoperta dei Greci, prima ancora che la Filosofia, fu la Storiografia. Anche Ippocrate, a suo modo era uno storiografico: le sue diagnosi erano il percorso finale di un’indagine storiografica dei sintomi e segni clinici riguardanti le patologie dei suoi pazienti. Anamnesi – che bella parola! – indica il tentativo di evocare il giusto, e sottolineo giusto, ricordo. Attraverso la letteratura, storici, filosofi e scienziati di ogni genere potevano comunicare tra loro.
Io mi sono divertito a fare questo nella mia pagina Facebook “Sulla Storia della Medicina”.
Ad esempio, riguardo ad un preciso argomento, che era quello del colore dello sperma, mi sono divertito a dare un’immagine ad un dialogo tra Aristotele ed Erodoto (il quale aveva preceduto il filosofo di circa un secolo). Erodoto aveva sostenuto che i neri (gli Etiopi) avessero lo sperma di colore nero in quanto lo sperma era un’espressione del corpo intero. L’argomento ai giorni nostri non suscita alcuna attenzione in quanto siamo uomini di mondo, ma circa duemila-quattrocento anni fa, ciò non era di poco conto, anche perchè in Grecia di neri in giro non se ne vedevano tanti. E l’embriologia era una delle materie scientifiche più importanti di tutto l’ambito medico-scientifico al punto che uno dei libri del Corpus Hippocraticum ha per titolo (ed argomento) “La Generazione”. Aristotele rispose ad Erodoto, attraverso una serie di ragionamenti, che necessariamente lo sperma dei neri doveva essere bianco. Conoscendo Aristotele penso che egli abbia inviato uno dei suoi allievi del Liceo fino all’Etiopia, abbia fatto invitare un locale a masturbarsi e si sia fatto rivelare il colore dello sperma. E magari a giorni d’oggi avrebbe fatto fare uno scatto fotografico dall’allievo e l’avrebbe inviato via e-mail ad Erodoto.
L’immagine, in questo senso ha scatenato la mia immaginazione. Non solo, ci ho fatto un post su Facebook: ho ripreso tutte le parole di Aristotele, tratte dal suo “Historia Animalium”, e le ho corredate con la foto di un pene di una persona di colore che aveva appena eiaculato, e dunque mostrava dello sperma (bianco ovviamente). Ribadisco, la foto rappresentava solo un pene con il suo eiaculato, senza null’altro contesto – qui la foto.
Ma ciò che per me è storia, scienza e mero racconto, per altri può essere null’altro che pornografia. Questo post è stato bannato da Facebook. Non mi mi interessa sapere se qualcuno può averlo segnalato. Mi interessa sapere che lo staff di Facebook, composto da chi non so chi, lo abbia bandito dalla propria piattaforma. Credo che qualunque contemporaneo che legga queste righe, non solo conosce facebook, ma anche la politica di questa piattaforma cibernetica riguardo al nudo ed i suoi metodi di censura. Ma non so quanto si possano ben comprendere, senza nessuna interpretazione, le parole che ho preso dallo stesso sito e riguardano le regole sulla nudità:
“Facebook applica una politica molto severa in materia di condivisione di contenuti pornografici e con riferimenti espliciti al sesso, specialmente nel caso in in cui siano coinvolti dei minorenni. Imponiamo anche delle limitazioni alla pubblicazione di immagini di nudità. È nostra intenzione rispettare il diritto delle persone di condividere contenuti importanti per loro, siano essi fotografie di una scultura come il David di Michelangelo o foto di famiglia di una madre che allatta al seno il figlio.”
Io confesso di non averle ben capite.

Il David di Michelangelo è pornografia, si o no, secondo questa frase?
Non solo. Lo staff di Facebook mi ha bandito altri post – uno recante le immagini di un paio di mutande intrise di mestruo, a corredo di alcune parole del (a questo punto) galeotto Aristotele. Questa volta oltre la cancellazione del post leggevo delle frasi con tono minaccioso, affermanti che se avessi perseverato su queste immagini di nudità, la mia pagina sarebbe stata bandita “in toto”. Devo dire che da un lato mi sono sentito quasi onorato (bandito insieme ad Aristotele ed Erodoto NON è da tutti), ma dall’altro lato mi dispiaceva perdere il lavoro di circa un anno di ricerche e compilazioni di post. Anche perchè di quella pagina FB sono sempre stato orgoglioso. L’unica così ampiamente corredata e correlata di fonti non solo in lingua italiana, ma in ogni lingua del globo terracqueo. Nemmeno in inglese, esiste su FB un pagina di tal fatta sulla Storia della Medicina!
Ma capivo che il processo di cancellazione era solo agli inizi. Così man mano venivano inesorabilmente cancellati anche post più vecchi che recavano foto ritenuti riprovevoli come quelli di un prolasso rettale. Ho persino provato a scrivere allo staff di facebook indicando come un grave errore culturale la chiusura della pagina. Ma nessuna risposta. Ad un certo punto mi sono sentito come quel personaggio del “Processo” di Kafka che si ritrova in un tribunale a difendersi da chissà quali accusi mosse da chissà chi. Quando si dice “la malizia è nell’occhio di chi guarda”… L’Immagine aveva davvero compiuto il suo processo verso l’Immaginazione. La foto dell’eiaculazione non era più il gioco scientifico di due menti del passato che affrontavano importanti temisull’origine delle nostra specie con relative razze, filtrate in chiave moderna, così come l’avevo pensata io; era diventata pura e pericolosa pornografia. E Giano bifronte tornava ad essere nell’altro che un semidio “falso e bugiardo”.
Tutto ciò accadeva a giugno di quest’anno. Ci ho riflettuto durante questa estate. Impotenza, rabbia, incredulità ed altri sentimenti mi hanno attraversato la mente. La paura che la pagina venisse chiusa del tutto ha preso il sopravvento. Nel corso delle settimane ho cercato di riprendere, mano a mano, i post e riportarli nel blog del sito cancellandoli, mano a mano, in modo tale da non confondermi: sai i post erano più di mille.
Eppure, pian piano, me ne sono fatto una ragione. Io penso che i giovanissimi fondatori di facebook siano degli ottimi elaboratori di piattaforme digitali, ma nulla più che ragazzini. Aristotele, Erodoto, Ippocrate, Celso, Galeno, Harvey, Einthoven, Debakey, Spallanzani, Morgagni, Lister, Paracelso, ecc. probabilmente sono per lorosolo dei bei nomi da dare a qualche programma per computer. Magari il piccolo e rapido prodigio della tecnologia cibernetica contemporanea, di fronte alle paure di essere accusato di stimolare ed indurre pornografia, violenza, ed intimidazioni varie, si trasforma in una grande balena bianca, o nel cosiddetto elefante all’interno della cristalleria, o in una specie di leviatano impazzito, che lentamente e goffamente si muove nei sottili e ridotti ambienti della capziosità e del paradosso politico-letterario. Del resto, anche la grande flotta persiana ebbe triste sorte proprio per le difficoltà mostrate a muoversi negli stretti spazi di Salamina. L’epilogo del rapporta di “Sulla Storia della Medicina” come pagina Facebook è avvenuto alcuni giorni fa. Lo staff mi ha inviato una finestra chiedendomi se volevo appellarmi. Mi sono appellato. Sapete come? Nel modo più banale possibile: cliccando sull’icona “appello” e con l’avvertenza che in case di sentenza negativa la pagina sarebbe stata completamente cancellata e non più visibile, nemmeno sul mio solo account. Con l’animo pessimista ho passato svariate ore della notte a riprendere il maggior numero possibile di post e riportarli sul blog. La mattina successiva è arrivata la sentenza. La mia pagina veniva cancellata completamente da facebook ed io (o meglio il mio account) ora sono sotto osservazione permanente riguardo ai contenuti dei miei post.
Censura 2.0. Così l’ho definita e cosi penso sia. La paura di giovani creatori e creature di piattaforme digitali trasforma i sogni in incubi. La segnalazione diventa delazione e l’immaginazione malevolenza. Mi dispiace? Beh, un po’ si. Devo dire che essendo più un fan di John Holmes che Larry Flint, avrei preferito passare per porno-attore piuttosto che per porno-grafo…
Oggi facebook lo utilizzo con molta più parsimonia e l’altra mia pagina FB, “Fisiologia” è corredata di contenuti meno “fisiologici” di quanto potrebbero essere. Ma mi rattrista più il pensiero delle ore passato a scrivere (muniti di foto ah hoc) post che non posso più riprenderMi. La storia della Medicina? In questi preciso momento sto ripercorrendo i passi del “De Medicina” di A. Cornelio Celso. Di Celso non so il nome, ma so che mi posso fidare, dal punto di vista del gusto letterario, più di Celso che di facebook.
DOTT. CONCETTO DE LUCA | Medico ed amante della storia della medicina. Seguilo su facebook o “Sulla Storia della Medicina“