“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 3
Siamo tutti uguali, non accettare questa condizione non può che essere segno di arretratezza e bigottismo. Magnificamente, tuttavia, se è vero che siamo tutti uguali è altrettanto vero che siamo tutti diversi. Questa diversità universale è così evidente che anche la medicina, in particolare quella più moderna, non può fare a meno di tenerne conto.
Nonostante i processi di globalizzazione e standardizzazione corrano sempre più veloci non sono stati in grado di ostacolare la nascita e lo sviluppo di quella che diventerà la medicina personalizzata. Il paziente, la sua singolarità e la sua storia diventano parte integrante del percorso terapeutico.
Gli ultimi modelli che analizzano il rapporto medico-paziente (si veda, per esempio, la Calgary-Cambridge guide to the medical interview) legano imprescindibilmente la storia e gli stati d’animo dei pazienti alle strategie che il medico deve adottare volta per volta. Un altro fondamentale aspetto di cui dover tenere conto sono poi le innovazioni tecnologiche in campo bio-medico che ci permettono oggi di avere la completa mappatura di uno specifico DNA.
Il nostro DNA contiene tutte le indicazioni di partenza per il funzionamento fisiologico e biochimico del nostro organismo. Un medico che ha a disposizione informazioni precise sulle attività degli enzimi, sui meccanismi regolatori o sul funzionamento delle cellule stesse del proprio paziente può proporre una terapia mirata senza dover prima passare per prove e tentativi. Verrebbero elaborate e proposte terapie ad hoc diverse per ogni persona con il solo obiettivo di massimizzare i risultati e ridurre al minimo le complicazioni.
Grazie al profilo personale altamente dettagliato e a un semplice esame del sangue è possibile analizzare la risposta biologica del paziente trattato per poterla poi correlare con i risultati direttamente visibili. La previsione, strutturata sulla base dei dati raccolti, e la successiva rilevazione delle molecole in circolo diventano un indicatore fondamentale per la corretta interpretazione della patologia, della conseguente cura ed infine della efficacia di quest’ultima.
Al momento questo nuovo approccio è solo in via sperimentale ma sono già ben chiare le sue potenzialità e l’ampia varietà di opportunità a cui applicarlo.
Per quanto riguarda l’alimentazione, ad esempio, sarà possibile pianificare un regime alimentare personalizzato che assecondi a pieno il ritmo del proprio metabolismo così da non dover sovraccaricarlo di lavoro in particolari e specifiche reazioni metaboliche mentre nello stesso tempo altre vie non vengono pienamente sfruttate nonostante l’eventuale potenzialità.
Un’altra branca in cui si intende applicare il nuovo modello è la psichiatria. Molto spesso, in questo settore più che negli altri, le cure proposte non soddisfano a pieno le aspettative e i pazienti reagiscono ai trattamenti in maniera molto soggettiva e differente. Sviluppando terapie mirate si potrà quindi ambire a risolvere problemi come la depressione, piaga che affligge sempre più persone e che purtroppo ha dato in molte situazioni l’impressione di non lasciare vie di fuga.
Come si evolverà la situazione non è possibile prevederlo ma le basi sono più che buone e non ci rimane che aspettare i risultati.