Sempre più frequenti i disturbi d’ansia che coinvolgono soprattutto i giovani. Figlia del disagio dei nostri giorni, l’ansia è un’esperienza sempre più comune in grado di influenzare notevolmente la qualità di vita di chi questa esperienza la vive. Ma di cosa parliamo di preciso?
Per disturbo d’ansia, in generale, si intende uno stato psichico caratterizzato da una sensazione di paura, più o meno intensa, che evidenzia una mancata risposta di adattamento da parte dell’organismo ad una fonte di stress soggettiva, uno stimolo specifico non necessariamente individuabile dal soggetto. Una paura senza nome.
L’ansia, in generale, può essere intesa come un meccanismo difensivo incredibilmente potente ed utile in tutte le situazioni di pericolo, importante per qualsiasi soggetto.
Si pensa che i circuiti coinvolti nella genesi di tutto il complesso meccanismo di sintomi e sensazioni siano l’ippocampo e l’amigdala.
Soggetti sottoposti a stimoli potenzialmente dannosi (es. odori o gusti ripugnanti) e che presentavano un moderato livello di ansia, mostravano alla PET un aumento del flusso sanguigno a livello dell’amigdala, fattore che potrebbe attribuire all’ansia stessa un ruolo protettivo nei confronti di stimoli potenzialmente dannosi.
Sebbene per molti soggetti l’ansia rappresenti essenzialmente un meccanismo difensivo fisiologico, per altri questo meccanismo risulta esasperato, portando alla genesi di una risposta ansiosa “esagerata” rispetto alla reale pericolosità dell’oggetto che la scatena (situazioni, persone, oggetti, ecc.).

I disturbi d’ansia sono stati spesso considerati delle forme di nevrosi, ovvero disturbi caratterizzati da ansia non legata a ragioni obiettive.
Tuttavia il concetto di nevrosi è diventato, col passare del tempo, troppo generico e onnicomprensivo, richiedendo una revisione e riorganizzazione delle vecchie sotto categorie.
Come sono classificate le ansie?
Una prima classificazione, effettuata da molti autori, distingue due forme di ansia:
- Ansia di Stato: rappresenta l’esperienza di un particolare momento in reazione a circostanze contingenti;
- Ansia di Tratto: rappresenta la tendenza costante ad affrontare ogni situazione con ansia eccessiva.
L’ansia di tratto può essere definita anche come un tratto di personalità e, in base ai tratti più o meno rigidi ed adattativi della stessa, può rappresentare o una modalità relazionale di un soggetto (simile ad altri tratti non patologici come introversione o estroversione) o viceversa un disturbo con compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. In questo secondo caso rappresenta un vero e proprio disturbo della personalità.
I disturbi d’ansia, ad oggi, occupano una categoria propria nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) propone sei categorie principali:
- fobie (es. agorafobia)
- attacchi di panico (DAP)
- disturbo d’ansia generalizzato, (DAG)
- disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)
- disturbo post-traumatico da stress (DPTS)
- disturbo acuto da stress.
In generale, la sindrome ansiosa è caratterizzata da sensazione di paura aspecifica e irrequietezza che, in base all’intensità, possono dare differenti manifestazioni psichiche cui si accompagnano manifestazioni di tipo somatico (forte sudorazione, cardiopalmo, accelerazione del battito cardiaco, vertigini, debolezza).
Nella genesi delle manifestazioni si possono riconoscere principalmente 4 componenti:
- una cognitiva, responsabile dell’aspettativa di pericolo diffuso e incerto;
- una somatica, frutto di una iperattivazione del sistema nervoso autonomo che prepara l’organismo ad affrontare una minaccia mettendo in atto la classica risposta di tipo simpatico “fight or fly”;
- una emotiva, che porta il soggetto a provare sensazione di panico e terrore;
- una comportamentale, che può dare luogo a comportamenti volontari e involontari atti alla fuga o all’evitamento della paura.
Ansia, angoscia, paura, preoccupazione sono inscrivibili lungo un continuum che va da uno stato fisiologico ad una progressiva “mentalizzazione” della condotta.
Cos’è il disturbo d’ansia generalizzato? (DAG)
Il disturbo d’ansia generalizzato è un disturbo caratterizzato da ansia persistente, preoccupazione cronica e incontrollabile per qualsiasi circostanza o attività. Colpisce entrambi i sessi con una prevalenza del sesso femminile sul sesso maschile con un rapporto di 2:1.
Come per altri disturbi legati all’ansia, i sintomi somatici sono frutto di una iperattività del sistema nervoso autonomo. I sintomi più comuni sono sudorazione, vampate di calore, cardiopalmo, nausea, vomito, tremore, bocca secca, pollachiuria e fenomeni dispnoici. Talvolta si possono associare disturbi alla muscolatura, prevalentemente a carico di nuca e spalle con tensione e dolenzia.
I soggetti che soffrono di questo disturbo sono costantemente agitati e irrequieti, in uno stato di continua tensione che li porta a vivere con estremo tormento qualsiasi situazione anche solo immaginata, come ad esempio la morte. Spesso si manifestano altri caratteri come l’impazienza, facile suscettibilità, insonnia e distraibilità conseguente allo stato di tensione.
Esordisce tipicamente nell’adolescenza e la prevalenza nell’arco della vita è piuttosto elevato, con un tasso che si aggira intorno al 5% o più della popolazione. Nell’insorgenza di tale disturbo giocherebbero un ruolo determinante eventi di vita particolarmente stressanti. Si presentano spesso in associazione ad altri disturbi come i disturbi d’umore.
Come si diagnostica?
La diagnosi rappresenta un momento molto delicato e per una corretta identificazione del disturbo è essenziale condurre una buona anamnesi indagando la presenza di una storia familiare per disturbi d’ansia o malattie psichiatriche, che rafforzerebbe la probabilità di un disturbo d’ansia generalizzato.
Inoltre va indagata la eventuale presenza, nello stesso soggetto, di altre patologie psichiatriche, in particolare depressione, precedenti atti auto-lesionistici e va appurato che il soggetto non faccia uso di sostanze stupefacenti attraverso un accurato esame sierologico. Per dirimere ogni dubbio circa la diagnosi è bene accertarsi anche che il soggetto non presenti patologie con sintomatologia simile a quella presente nei disturbi d’ansia come.
Come si cura?
Il trattamento dei disturbi d’ansia può avvalersi di terapia farmacologica o di psicoterapia basata su tecniche cognitivo-comportamentali o psicodinamiche. L’associazione tra i due tipi risulta più efficace che una sola terapia presa da sola. Il trattamento va valutato attentamente e basato su quelle che sono le reali esigenze del paziente, valutando se sia necessaria una terapia a base prevalentemente farmacologica o psicoterapeutica.
Altri aspetti del trattamento devono essere valutati come supporto alle precedenti terapie descritte. Ad esempio la somministrazione di una dieta appropriata, che riduca la quantità di caffeina e zuccheri introdotti, nonché il consumo di alcol, e che conduca in generale ad un miglioramento delle abitudini alimentari, sembra avere un ruolo importante nella terapia di tali disturbi.
E’ altresì importante consigliare un sano esercizio fisico, che metta il paziente nelle condizioni di prendere maggiore consapevolezza del proprio corpo e alleviare lo stress. Tecniche di rilassamento e di respirazione sono determinanti non solo nel prevenire ma anche nel gestire al meglio i disturbi nel momento in cui si verificano.
La terapia farmacologica di questi disturbi si serve principalmente di farmaci ansiolitici a base di benzodiazepine, come il diazepam (Valium).
Le benzodiazepine agiscono a livello dei recettori GABA-A dove, legandosi nell’interfaccia tra la subunità γ e α, determinano un amento di frequenza dell’apertura del canale e un aumento dell’affinità del GABA al suo sito di legame. Ne consegue un flusso maggiore di Cl- in entrata e una maggiore iperpolarizzazione della membrana neuronale con aumento del periodo refrattario e dunque ritardo nell’insorgenza del nuovo potenziale d’azione.
Possono essere somministrati per os, per via endovenosa e per via rettale e grazie alla loro liposolubilità si distribuiscono bene in tutti i tessuti riuscendo anche ad attraversale la placenta. I principali effetti collaterali sono sonnolenza, astenia, eccessiva sedazione, atassia e progressiva assuefazione.

Altri farmaci sono gli SSRI (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina), utilizzati con successo per curare pazienti con disturbi d’ansia e depressione. A differenza delle benzodiazepine, gli SSRI non provocano dipendenza dal farmaco e sono prevalentemente utilizzati nella cura del disturbo d’ansia generalizzato (GAD) e nel disturbo ossessivo-compulsivo.
Inibendo la normale ricaptazione ed eliminazione della serotonina sono in grado di contrastare il deficit eventuale di questo neurotrasmettitore, riequilibrando i disturbi generati dalla sua carenza. I principali effetti collaterali sono cefalea, nausea, insonnia, tremori e disturbi della sessualità, soprattutto dopo cessazione del trattamento.
Infine meritano di essere citati anche i beta-bloccanti che vengono utilizzati per curare i sintomi somatici associati all’ansia.
Esistono diversi approcci psicoterapeutici per la cura dei disturbi d’ansia. Tra le più diffuse vi sono la psicoterapia cognitivo-comportamentale e quella psicodinamica, che si propongono di risolvere il disturbo con cicli brevi di poche sedute. L’obiettivo è quello di ridurre il comportamento di evitamento, aiutando il paziente a sviluppare particolari abilità nel fronteggiare diverse situazioni.
Il DAG si configura dunque come un disturbo molto più complesso di quello che può sembrare all’apparenza. Le pressioni sociali e lavorative a cui siamo sottoposti ai giorni nostri rendono questo male sempre più diffuso e comune. Il primo passo per combatterlo è senza dubbio il suo riconoscimento, sia da parte di uno specialista che da parte del soggetto. Lavorare per riuscire ad integrarlo e condurre una vita più serena e il meno possibile influenzata da questo disturbo è fondamentale e non sempre facile. Le armi messe a disposizione sono però tante, guai a non sfruttarle!