E’ la causa del 40% di infertilità femminile, è causa di sofferenza per il 10% della popolazione europea, è il motivo per cui giovani donne vengono messe in menopausa farmacologica. Scopriamo insieme questa patologia.
L’endometriosi è una patologia caratterizzata dalla presenza, in sede anomala, di strutture tipiche dell’endometrio responsive agli stimoli ormonali provenienti dalle gonadi. Questa proprietà le rende capaci di subire tutti i cambiamenti morfologici a cui va incontro l’endometrio classico durante il ciclo ovarico.
Ricordiamo cos’è l’endometrio: è la porzione di mucosa che riveste internamente l’utero, costituita da una porzione basale ed una superficiale, che altro non è che quella parte che va incontro al ciclico sfaldamento che caratterizza le mestruazioni.
Tornando all’endometriosi, in base alla sede possiamo distinguere un’endometriosi interna, se il tessuto in eccesso si sviluppa nel contesto della parete del corpo dell’utero, ed un’endometriosi esterna (più comune), se questo si sviluppa in altre sedi, intra od extra peritoneali.
E’ una patologia che ha la massima incidenza tra i 30 ed i 40 anni, raramente la si riscontra durante l’adolescenza. Colpisce, preferenzialmente, donne nullipare con anamnesi di interventi chirurgici in zona pelvica. Spesso è associata a malformazioni uterine. Ma come può impiantarsi questo tessuto ectopico? Sono state formulate molte teorie, le più accreditate sono:
- La teoria della metaplasia dell’epitelio celomatico: secondo cui in epoca embrionale si avrebbe una dislocazione di porzioni dell’epitelio celomatico (quell’epitelio che darà origine ai dotti di Müller, i precursori embrionali di vagina, utero e tube di Falloppio). Questi elementi, una volta dislocati, grazie a stimoli ormonali intrauterini, sarebbero in grado di trasformarsi in tessuto endometriale. Questa teoria risulta abbastanza soddisfacente, l’unico aspetto che non giustifica è il frequente riscontro di impianti endometriosici a livello di cicatrici addominali e perineali.
- La teoria dell’impianto a seguito di mestruazione retrograda: secondo cui il sangue mestruale, refluendo attraverso le tube, potrebbe trasportare dei lembi di endometrio che si impianterebbero sugli organi pelvici ed in addome, dove poi sarebbero stimolati a proliferare grazie agli estrogeni. In questi casi il reflusso mestruale sarebbe favorito da alcune condizioni come: utero retroverso, stenosi cervicale, malformazioni genitali. Nonostante questa teoria spieghi anche l’aderenza dell’endometrio ad eventuali cicatrici, non spiega la localizzazione extraperitoneale, che troverebbe giustificazione solo in una metastatizzazione dei lembi endometriosici per via ematica e linfatica.
La principale conseguenza di questa patologia è la correlazione con l’infertilità, ma a cosa è dovuta?
- Ipotetici fenomeni autoimmuni (basati sulla formazione di anticorpi anti-endometrio ectopico ed immunocomplessi che impedirebbero l’adesione della blastocisti all’utero).
- L’azione di prostaglandine, poiché l’endometrio ectopico determina l’attivazione dei macrofagi e dei mediatori dell’infiammazione; in questo ambito le prostaglandine ed i trombossani interferiscono negativamente sull’ovulazione, sul trasporto dell’ovocita fecondato e sull’impianto dell’embrione.
- Aderenze che ostacolano sia la fuoriuscita del follicolo che il percorso dello spermatozoo fino all’ovocita
Le sedi più frequentemente interessate sono: l’ovaio, i legamenti uterini, il peritoneo pelvico, la vagina, il perineo, l’intestino e la vescica. Nonostante la loro rarità, vanno menzionate anche le localizzazioni polmonari, pleuriche e cutanee.
Nella maggior parte dei casi è caratterizzata da una triade sintomatologica:
- Dismenorrea: dolore pelvico durante le mestruazioni. Di solito esordisce gli ultimi giorni di flusso, ma può interessare anche l’intera mestruazione. Col progredire della malattia la paziente lamenterà un dolore continuo che si intensificherà durante il periodo mestruale. Ma perché aumenta il dolore? Purtroppo i focolai endometriosici hanno la tendenza ad estendersi ed a causare aderenze, oltre alla loro potente azione irritativa e contratturante.
- Dolori Pelvici
- Dispareunia: Dolore durante l’atto sessuale.
A questi sintomi si associano quelli dovuti a localizzazioni vescicali e/o rettali, quindi disturbi della minzione e turbe dell’alvo. Purtroppo per le pazienti la diagnosi di certezza è possibile solo tramite laparoscopia, quindi dovranno essere sottoposte ad un vero e proprio intervento.
Cosa si può fare al riguardo? La medicina moderna ha sviluppato varie alternative:
- Terapia medica: E’ indicata nei casi di endometriosi lieve, senza grave compromissione funzionale, se le pazienti non desiderino avere gravidanze in tempi brevi. Qui bisogna fare un piccolo approfondimento: abbiamo detto che gli estrogeni sono il principale mezzo attraverso cui l’endometrio ectopico prolifera e si sostenta, durante la gravidanza abbiamo un’interruzione dello stimolo estrogenico ed una prevalenza del progesterone, questo fa sì che l’endometrio si addormenti, seguendo esattamente il comportamento dell’endometrio classico (infatti durante i nove mesi di gravidanza avremo amenorrea). In cosa consiste questa terapia? Nella menopausa farmacologica, ossia nella soppressione dell’ovulazione e della mestruazione attraverso la somministrazione di progestinici ad alte dosi per sei-nove mesi. Grazie a questa terapia il dolore e l’estensione delle lesioni regrediscono, in più la paziente rischierà molto meno di andare incontro alle conseguenze inevitabili di questa patologia. Bisogna dire però che questa menopausa farmacologica non è scevra da effetti collaterali come aumento di peso, cefalea, vampate e calo della libido.
- Terapia chirurgica: può essere, a sua volta, suddivisa in conservativa e demolitiva; la prima punta al ripristino della fertilità e viene effettuata con tecniche di microchirurgia. Si cerca di rimuovere tutto il tessuto endometriosico e di evitare la formazione di aderenze. La seconda, invece, è rivolta alle paziente non interessate alla gravidanza, oppure in età prossima alla menopausa affette da endometriosi grave e refrattaria alla terapia medica, consiste nell’annessiectomia, con cessazione dello stimolo estrogenico.
Le formazioni di colorito bluastro sono di origine endometriosica
In definitiva è una patologia che può causare infiniti problemi alle pazienti che ne soffrono, ma il rapido sviluppo della medicina dal punto di vista immunologico ed interventistico garantiscono dei passi avanti nella prevenzione e nel trattamento di quest’ultima in un futuro non troppo lontano.