“…perché noi umani siamo creature abbastanza grandi e intelligenti da produrre e usare antibiotici e disinfettanti, ci autoconvinciamo facilmente di aver relegato i batteri ai margini dell’esistenza: bhe non contateci! I batteri non costruiscono città e non hanno una vita sociale molto interessante, questo è vero, ma quando il sole esploderà saranno ancora qui. Questo è il loro pianeta e noi lo abitiamo solo perché loro ce lo consentono…”
Bill Bryson
Il microbiota intestinale ospita più di cento milioni di batteri, ampiamente eterogenei e con una notevole varietà di funzioni, gran parte delle quali ancora sconosciute. Nei soggetti sani il microbiota è altamente organizzato e, soprattutto, personalizzato. Esso partecipa in maniera importante al mantenimento di una fine omeostasi che viene a stabilirsi tra contenuto del lume intestinale e sistema immunitario dell’organismo ospite.
Nell’ultimo decennio lo studio approfondito di questo peculiare ecosistema che alberga nel nostro intestino ha permesso di comprendere non solo l’importanza che riveste nel corretto sviluppo del sistema immunitario, ma sopratutto ha spiegato l’eziopatogenesi di numerose patologie (tra cui alcune di notevole rilevanza quali diabete, obesità, cancro del colon….).
Conoscere il proprio microbiota, capirne le caratteristiche e imparare a gestirne i disordini può risultare, quindi, un passo importante verso il controllo del proprio benessere (non solo strettamente intestinale!). Sono quindi fortemente all’avanguardia progetti terapeutici che prevedono l’utilizzo di pro- e pre-biotici, nonchè l’avvento del vero e proprio trapianto di flora indigena. Quest’ultimo intervento, in particolre, può rappresentare una sicura e naturale alternativa ai tradizionali rimedi adoperati sino ad oggi.
Attualmente numerosi studi stanno concentrando la propria attenzione nella comprensione delle complesse interazioni che vengono a stabilirsi tra i microrganismi residenti e il MALT (tessuto linfoide associato alle mucose). I principi alla base di tali interazioni permettono che la continua stimolazione del sistema immune ad opera dei batteri stabilisca una condizione infiammatoria basale e stabile nel microambiente intestinale, che mira a mantenere le nostre difese al contempo continuamente attivate e sufficientemente tolleranti.
Ovviamente l’evidenza dell’importanza fisiologica di questo micromondo che ospitiamo ci suggerisce quanto nelle nostre abitudini quatidiane vada tutelata l’integrità del microbiota: l’inopportuno uso delle terapie antibiotiche, nonché una dieta altamente sbilanciata possono minare in maniera importante l’equilibrio della flora indigena intestinale e, di conseguenza, alterarne la funzionalità in termini metabolici e immunitari. Allo stesso modo, l’analisi del microbiota individuale potrebbe (alla lunga) essere utile per studiare un piano dietetico in grado di esaltare le capacità dei batteri coinvolti e favorire l’omeostasi stessa.
Ai ricercatori spetta ad oggi il compito di stabilire quali specie batteriche dobbiamo aspettarci di trovare in un microbiota sano, in che modo esse si comportano normalmente e, soprattutto, quali microrganismi possono predisporre acondizioni patologice.
Fonte | www.ncbi.nlm.nih.gov