Da sempre questa frase ha suscitato le reazioni più varie negli uomini, dal panico all’euforia, ma quando non c’è l’ipotesi di una gravidanza, a cosa potrebbero essere dovute queste alterazioni?

Ogni donna sa cosa significa passare una settimana al mese con dolore e sanguinamento continuo. Tutte hanno vissuto con terrore il menarca e sono corse dalla propria mamma o nonna temendo di star per morire. Ad ogni donna un uomo ha dato della “pazza” semplicemente perché in preda alla sindrome pre-mestruale. Ci si ritrova così “vincolate” da una sorta di solidarietà femminile, e da lì che nasce la frase “Sei un uomo, non puoi capire.” Ma cosa bisogna fare quando all’improvviso le mestruazioni, così fastidiose ma allo stesso tempo scontate, perdono la loro ritmicità, oppure si alterano dal punto di vista della quantità?

Prima di analizzare cosa può compromettere la funzionalità del ciclo mestruale, ricordiamo un attimo cosa succede esattamente durante questi 28 giorni. Si definisce ciclo mestruale l’insieme delle modificazioni sequenziali, morfologiche e funzionali, indotte, nell’utero, dagli ormoni ovarici (estrogeni e progesterone). Convenzionalmente si suddivide in tre fasi:

  1. Fase follicolare o proliferativa: Questa inizia al terminare dell’emorragia, tutto ciò che è rimasto dalla desquamazione mestruale comincia un processo di rigenerazione grazie ad un pool di cellule staminali presenti all’interno dell’epitelio ghiandolare. Questa proliferazione consente di raggiungere uno spessore di circa 5 mm al momento dell’ovulazione (Lo spessore dopo l’emorragia è solo di 1 mm). Le ghiandole si arricchiscono in numero ed in lunghezza e le arterie spirali cominciano ad allungarsi per assicurarsi il trofismo del tessuto. Questa fase dura 10 giorni, dal 5° al 14° giorno, grazie all’azione degli estrogeni prodotti dal follicolo ovarico.
  2. Fase luteinica o secretiva: Incomincia subito dopo l’ovulazione e dura in media 14 giorni, dal 15° al 28°. In questa fase il progesterone, prodotto dal corpo luteo, ed in parte gli estrogeni fungono da fattori trofici nei confronti della mucosa, che riesce ad arrivare anche allo spessore di 8 mm. Si osserva una dilatazione dei vasi sanguigni e linfatici e le ghiandole cominciano a rilasciare il proprio secreto.
  3. Fase mestruale: Dura dal 1° al 5° giorno, in media, nei quali possiamo assistere alla desquamazione emorragica dell’endometrio con la perdita di una quota variabile di sangue (intorno ai 50 ml). Lo sfaldamento è innescato dalla diminuita stimolazione ormonale, strettamente legata alla degenerazione del corpo luteo, dopo la mancata fecondazione dell’ovulo espulso. Le arterie spirali si contraggono causando ischemia, per poi ridilatarsi improvvisamente e rompersi andando a ledere ulteriormente il tessuto precedentemente insultato dalla carenza di sangue; contribuiscono tutta una serie di sostanze anticoagulanti secrete dalle cellule uterine.

Cosa può andare storto durante questi 28 giorni? Analizziamo insieme le principali alterazioni del ciclo ovarico e le patologie che ne derivano:

  • Sindrome pre-mestruale (PMS): Caratterizzata dall’insieme dei sintomi soggettivi durante la settimana che precede il flusso mestruale, quindi durante la fase luteinica; i più comuni sono: cefalea, emicrania, dolore pelvico e/o lombare, edemi a viso, tronco ed arti, irritabilità psico-emotiva ed agitazione. Ci sono varie ipotesi patogenetiche, tra cui lo squilibrio ormonale durante questo periodo e la produzione di citochine pro-infiammatorie, stimolate da estrogeni e progesterone.
  • Dismenorrea: Il termine viene impropriamente utilizzato per indicare le mestruazioni dolorose, con forti algie in sede pelvica con frequente irradiazione lombo-sacrale. Questa può essere primaria, se non accompagnata da alterazioni dell’apparato riproduttivo, oppure secondaria se invece è associata ad una patologia come ad esempio l’endometriosi. Il dolore è attribuito ad un incremento delle contrazioni dello strato muscolare dell’utero, il miometrio, per un’eccessiva produzione di prostaglandine. Questo è il motivo per cui la somministrazione di FANS, che bloccano la COX (l’enzima chiave nella sintesi delle prostaglandine) è spesso risolutiva.
  • Alterazioni riguardanti la durata: parliamo di oligomenorrea quando l’intero ciclo mestruale ha una durata compresa tra 30 e 90 giorni; polimenorrea quando invece la durata è inferiore a 21 giorni, spesso associata a cicli anovulatori.
  • Alterazioni riguardanti la quantità: si definisce ipomenorrea quando le fasi mestruali sono brevi e con flusso ridotto, il più delle volte dipendente da patologia strettamente uterine, ematologiche oppure da carenza di progesterone; ipermenorrea quando le mestruazioni sono lunghe (oltre i 7 giorni) e caratterizzate da una perdita ematica abbondante; menorragia quando il flusso dura fino a 14 giorni, spesso causato da endometriosi, persistenza follicolare nell’ovaio e quindi eccessivo stimolo estrogenico, eventualmente anche da tumori ovarici. Una parentesi la merita la definizione di metrorragia che consiste nella perdita ematica vaginale che insorge in un qualsiasi momento del ciclo, di solito causata da patologie intrinseche dell’utero.
  • Amenorrea primaria: E’ una condizione in cui sono completamente assenti le mestruazioni, questa può essere primaria, quando il menarca non compare prima del 16°-17° anno di vita.
  • Amenorrea secondaria: Quando in una donna adulta il flusso non compare per almeno tre mesi dall’ultima mestruazione. Le amenorree secondarie (AS) possono essere classificate in base alle alterazioni che la provocano:
    A) AS con funzione ovarica normale, in donne isterectomizzate o con Sindrome di Asherman, una sindrome aderenziale che impedisce all’utero di funzionare in maniera corretta.
    B) AS con funzione ovarica ridotta, sia essa primaria (quindi con iperproduzione di gonadotropine), a patogenesi perlopiù autoimmune, oppure secondaria (quindi con ipoproduzione di gonadotropine), associate ad iperprolattinemia a causa di un prolattinoma o di una carenza del PIF (Fattore Inibente la Prolattina), inoltre potrebbero essere causate anche da patologie del SNC che causano un’alterata produzione del GnRH, il fattore stimolante il rilascio di gonadotropine. Un cenno a parte lo meritano, nell’ambito di questa categoria, le amenorree che fanno seguito a forti stress psico-fisici oppure ad un controverso rapporto con l’alimentazione (anoressia e/o bulimia).
    C) AS associate ad aumentata produzione di androgeni.

    Ovaie ingrandite e sclerotiche in una paziente affetta da PCOS
    Ovaie ingrandite e sclerotiche in una paziente affetta da PCOS

    Nell’ambito di questa categoria la patologia più importante è sicuramente la Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS), altresì detta Sindrome di Stein-Leventhal, caratterizzata da anovulazione secondaria (e quindi infertilità), irsutismo (crescita di peli in regioni tipiche del sesso maschile) ed iperandrogenismo. Le ovaie policistiche si presentano aumentate di volume, di colore biancastro a causa della sclerosi della capusla. All’interno dell’ovaio si possono trovare cisti follicolari a vari livelli di atresia. La causa della sindrome sembrerebbe risiedere nell’aumentata sintesi di androgeni, da parte del surrene, all’inizio della pubertà; gli androgeni in eccesso verranno trasformati in estrogeni dall’ovaio e stimoleranno a loro volta l’iperproduzione di LH, a sua volta responsabile dell’incremento della sintesi di androgeni: si verrà ad instaurare un pericoloso circolo vizioso, poiché gli androgeni in eccesso causeranno un progressivo blocco della maturazione dei follicoli ovarici a vari stadi, provocando la formazione delle cisti. Agli alti livelli di LH si associano bassissimi livelli di FSH. La terapia sarà volta a rompere il circolo vizioso dell’anovulazione cronica, sarà quindi basata su: la correzione dello stile di vita mediante dieta e attività fisica, ciò comporterebbe una minor produzione periferica di androgeni e una minore trasformazione di questi ultimi in estrogeni; la diminuzione della secrezione androgenica ovarica attraverso l’assunzione di una pillola anticoncezionale; l’aumento della produzione di FSH attraverso farmaci come il clomifene; l’aiuto vitaminico dell’acido folico.

  • Menopausa: Condizione caratterizzata dalla scomparsa del ciclo mestruale, solitamente dopo i 50 anni, in concomitanza con la scomparsa dello stimolo estrogenico. Si definisce climaterio come quel periodo compreso tra i primi sintomi pre-menopausali e gli ultimi post-menopausali. Durante questo periodo il corpo di una donna è sottoposto a stravolgimenti fisiopatologici ed endocrini, tali da comportare l’aumento esponenziale di svariati fattori di rischio in parecchie malattie. (ndr. menopausa e climaterio verranno trattate più approfonditamente in un prossimo articolo)

Nascere con quel cromosoma X in più implica il dover gestire un corpo che, da questo punto di vista, risulta essere estremamente più complesso rispetto al corrispettivo maschile. Ma tutti questi anni di sofferenze e fastidi mensili, non sono altro che il preludio alla più grande delle gioie: la gravidanza. Concludiamo, sorridendo, con una frase di Woody Allen:

“Come si fa a fidarsi di un essere umano che perde sangue per 5 giorni al mese e non muore?”

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Vicepresidente | Nata a Napoli il 25 Giugno 1992. Ho frequentato l'università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli" laureandomi in Medicina e Chirurgia nel 2017. Attualmente sono una specializzanda in Ostetricia e Ginecologia presso l'Università degli studi di Torino. Mi occupo di coordinare la Redazione de "La Medicina In Uno Scatto", di cui sono anche Vicepresidente.