Non è una novità che la medicina si stia servendo sempre più della tecnologia per fronteggiare le battaglie, talvolta interminabili, contro le malattie. Nel contesto della chirurgia è in corso di sperimentazione un dispositivo in grado di combattere con successo le infezioni post-operatorie. Si tratta di un device che apre le porte non solo alla terapia del post-operatorio ma che si potrebbe inserire in un ben più ampio scenario di cura delle principali malattie infettive.
Siamo alla Università del Colorado, dove un team di ricercatori ha pensato bene di imporre un vero proprio cambiamento nel paradigma dei dispositivi impiantabili, unendo la medicina rigenerativa alla tecnologia.
Il concetto si basa sulla creazione di dispositivi impiantabili e biological-friendly in grado di integrare dei complessi circuiti comandabili dall’esterno.
Tutto nasce dall’esigenza di combattere le infezioni post operatorie che, da sempre, rappresentano un importante ostacolo da superare per la chirurgia.
Il dispositivo, in fase di sperimentazione su topi di laboratorio, è composto da fibre di seta e magnesio che formano una tasca in cui viene integrata una serpentina di circuiti wireless in grado di essere comandati dall’esterno.
La caratteristica peculiare di questi device sta nella loro completa biodegradabilità dopo un periodo di tempo variabile e modulabile dal medico in base alle esigenze.
Grazie al complesso impianto wireless sarà possibile utilizzare il dispositivo per la terapia termale, generando un aumento di temperatura transitorio in grado di contrastare l’infezione in situ, oppure per il rilascio programmato e a lungo termine di antibiotici locali (gravati da un minore rischio di sviluppare resistenze, ndr).

Successivamente, quando l’infezione sarà debellata e la cura terminata, il device potrà essere riassorbito senza alcuna conseguenza.
Dopo una fase di sperimentazione in vitro che ha conseguito grandi successi, attualmente i dispositivi sono in fase di test anche sui topi, dove sono stati in grado di debellare infezioni da Staphylococcus Aureus con successo e di dissolversi senza alcuna conseguenza.
Infatti i tessuti dei topi sui quali il dispositivo era stato impiantato hanno mostrato, dopo 24 ore dalla rimozione, la totale assenza del patogeno e livelli di magnesio compatibili con i livelli fisiologici, senza alcuna conseguenza sull’organismo.
Sebbene la sperimentazione sull’uomo, purtroppo, non presenti sempre gli stessi successi delle prime fasi, questo lavoro pone comunque le basi per uno scenario ben più ampio della semplice risoluzione delle complicanze post-chiurgiche. Secondo i ricercatori, infatti, il dispositivo potrà essere utilizzato per contrastare anche numerose altre malattie infettive (da sempre croce della medicina) e servire come dispensatore di farmaci a lungo termine.