Si chiama 4CT7-Staph, il prototipo di vaccino messo a punto dal Professor Rino Rappuoli, contro il temuto Staphylococcus Aureus, uno dei batteri più pericolosi e diffusi al mondo. Responsabile di circa 20.000 decessi ogni anno solo negli Stati Uniti, è l’agente eziologico di numerosissime malattie, dalle infezioni cutanee e dei tessuti molli, fino a forme di gastroenterite, osteomielite, artrite settica, borsite, sindrome da shock tossico, necrolisi epidermica tossica, polmonite, meningite ed endocardite.

Grave infezione neonatale da Staphylococcus Aureus
Grave infezione neonatale da Staphylococcus Aureus

Sono anni che si prova disperatamente a mettere a punto un vaccino che debelli le pericolose infezioni, soprattutto quelle causate dai MRSA, gli Stafilococchi Meticillino Resistenti (un sottitipo resistente ai comuni antibiotici, responsabile di importanti infezioni nosocomiali, ndr). Gli scarsi risultati ottenuti fino ad oggi, sono stati causati da un’importante peculiarità del batterio: è in grado di invadere l’organismo senza suscitare una risposta immunitaria adeguata.

Un primo passo, fondamentale, è stato compiuto: il vaccino funziona sulle cavie. Il punto di svolta è stato trovare una molecola che riuscisse a stimolare il sistema immunitario a reagire contro l’indesiderato ospite. Per riuscirci, i ricercatori hanno utilizzato una serie di molecole antigenicamente attive in comune ai 6 principali ceppi di Staphylococcus Aureus (MRSA inclusi), tra cui figurano FhuD2 e Csa1A che sono due antigeni di superficie, e Hla, EsxA e EsxB che invece sono tre molecole rilasciate dal batterio nel corso dell’infezione; ovviamente tutto ciò è stato accoppiato ad un adiuvante che favorisce la cinetica della risposta immunitaria, nello specifico una molecola che interagisce con i recettori Toll-Like 7.

I dati ricavati da questo studio, hanno dimostrato che le curve di risposta nelle cavie, infettate con i 6 principali ceppi del batterio, sono caratterizzate da una sopravvivenza che varia dal 53 al 78% a 15 giorni: risultati nemmeno lontanamente paragonabili a quelli delle precedenti sperimentazioni.

Questa specifica tecnica fa parte di una metodologia chiamata reverse vaccinology, ossia una tecnica che prevede il sequenziamento del genoma dell’agente patogeno e l’isolamento degli antigeni più attivi dal punto di vista immunologico, per poi utilizzarli in un preparato purificato in maniera tale da indurre una risposta immunitaria il più potente possibile, nel modo più sicuro possibile.

Questa fase sperimentale proseguirà per tutto il 2015, al termine del quale, se i risultati saranno positivi, come quelli ottenuti fin ora, potrà essere dato il via alla sperimentazione anche sull’uomo, per poi predisporre un’eventuale commercializzazione del prodotto negli anni a venire.

Ma cosa potrebbe significare questa scoperta? Causerebbe una drastica riduzione delle infezioni, soprattutto della prima infanzia e nosocomiali. Questo porterebbe ad un calo impressionante dei decessi causati da una semplice infezione che, in un organismo compromesso, può alterare delicati equilibri, soprattutto nelle lunghe degenze. Comporterebbe, inoltre una riduzione della spesa pubblica non indifferente, poiché ogni anno si assiste a migliaia di ricoveri a causa di questo agente patogeno.

Mai come questa volta una notizia del genere arriva in un momento di forte crisi della filosofia vaccinale, in cui sentiamo sempre più spesso di casi di bambini non vaccinati contrarre gravi infezioni come il morbillo, e purtroppo qualche volta, pagare questo tragico errore con la propria vita.

Fortunatamente ci sono ancora migliaia di persone che votano la propria vita all’allestimento di queste formulazioni innovative, per diminuire, in qualche modo, l’incidenza di queste infezioni e di combattere questi agenti patogeni. Ci auguriamo vivamente che questo studio prosegua nel migliore dei modi e che i risultati aprano la strada ad una guerra con armi nuove, nei confronti dello Staphylococcus Aureus, il cui nome, da qualche giorno a questa parte, non sembra più tanto temibile.

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Vicepresidente | Nata a Napoli il 25 Giugno 1992. Ho frequentato l'università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli" laureandomi in Medicina e Chirurgia nel 2017. Attualmente sono una specializzanda in Ostetricia e Ginecologia presso l'Università degli studi di Torino. Mi occupo di coordinare la Redazione de "La Medicina In Uno Scatto", di cui sono anche Vicepresidente.