Arriva dall’Istituto Tumori di Milano la conferma che una dieta ad elevato contenuto di grassi aumenti i livelli di estrogeni stimolando i tumori ormono-dipendenti, quale il tumore della mammella.

Il tumore al seno, è nelle donne, la forma di cancro più diffusa. In Europa, si stima che ogni anno più di 200000 donne sono colpite da questo male insidioso e in Italia sono circa 31000 i tumori al seno diagnosticati ogni anno, con incidenza crescente dal Sud al Nord: un’epidemiologia, insomma, da non da sottovalutare.
Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo ed è dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne. Sono cellule che in altre parole hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo.

Sono diversi i fattori di rischio che possono favorire l’insidiarsi della patologia come ad esempio l’ età (dopo i 50 anni), la familiarità (mutazioni genetiche come BRCA1 e il BRCA2, responsabili soprattutto delle forme giovanili), l’obesità, il fumo e l’alimentazione.  Concentriamoci in particolare su questo ultimo aspetto.
Vittorio Krogh, direttore della struttura di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto tumori di Milano, dopo anni di studi e ricerche condotte inizialmente con scetticismo, insieme alla sua equipe, ha dichiarato come finalmente si sia arrivati alla consapevolezza che esiste un legame indissolubile tra alimentazione e cancro al seno, con particolare interesse verso il consumo di carne rossa, burro, formaggi stagionati, gelato e budini.

Lo studio Epic, in parte finanziato dall’Airc e pubblicato sul Journal of the National Cancer Istitute, dopo aver selezionato con cura più di 10000 donne che hanno sviluppato cancro al seno, è giunto alla conclusione che in una dieta equilibrata i grassi saturi e gli alimenti di origine animale come carne rossa, burro e latticini non dovrebbero superare il 10% delle calorie giornaliere. In particolare, secondo l’epidemiologa Sabina Sieri, una scorretta abitudine alimentare aumenterebbe il rischio di tumore della mammella del 14%.

Accanto a questo studio, un’equipe australiana, ha dimostrato quanto sia importante limitare i latticini non solo nella fase preventiva, ma anche, per il malato nel follow-up. Mangiare quotidianamente almeno mezza porzione di latte o formaggi ad alto contenuto di grassi aumenta nei pazienti oncologici il rischio di recidiva, dato che non emerge dal consumo di alimenti a basso contenuto di grassi.

I latticini, in particolare modo i formaggi stagionati e il burro, rientrano tra i cibi "killer" del nostro seno.
I latticini, in particolare modo i formaggi stagionati e il burro, rientrano tra i cibi “killer” del nostro seno.

Una dieta ad alto contenuto di grassi saturi infatti, aumenta i livelli di estrogeni che preparano le cellule a dividersi, crescere e a resistere ai farmaci.

In particolare gli estrogeni pre-attivano la risposta alle proteine non ripiegate (UPR), un percorso che normalmente protegge le cellule dallo stress. L’UPR (Unfolded Proteine Response) stimola la produzione di accompagnatori molecolari che preparano le cellule a dividersi e crescere.
Inoltre il consumo dell’alimento ricco di ormoni accresce la penetranza dei geni BRCA, oncosoppressori che risultano mutati nel carcinoma della mammella. Inoltre il latte aumenta i fattori di crescita nel sangue: diversi studi hanno dimostrato che l’IGF-1 risulta più alto nelle donne ammalate.

Quindi come comportarsi a tavola?

Fare qualche rinuncia rientra nei comportamenti preventivi da tenere a tavola. In questo senso, la dieta mediterranea resta il miglior antidoto. Una dieta ricca di cereali, vegetali e legumi è correlata a un rischio più basso di sindrome metabolica, tra i fattori di rischio del cancro al seno.

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Redazione | Nata a San Giovanni Rotondo il 31/10/1990 Università del Piemonte Orientale VI anno in corso, Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia Mi piacerebbe un giorno specializzarmi in dermatologia, perchè ritengo che la bellezza di questa disciplina sia immaginare la pelle come una lavagna sulla quale le diverse patologie lasciano segni che sta a noi interpretare.