Il mondo della diagnostica della patologie cardiovascolari è in perenne e tumultuosa evoluzione: nuovi ed incoraggianti dati vengono da due studi diversi, riguardo i vantaggi della Cardio-TAC rispetto ai tradizionali test da sforzo.
Ogni anno, in Italia, muoiono circa 250.000 persone all’anno a causa di malattie cardiovascolari e si stima che nei paesi industrializzati, circa il 44% delle morti è da attribuire alla questa causa. Questi numeri rendono le patologie cardiovascolari estremamente interessanti agli occhi della ricerca. L’obiettivo principale è sempre quello di rendere la diagnosi quanto più precoce e precisa possibile, in maniera tale da cominciare da subito a correggere i fattori di rischio, e di stabilire al più presto una terapia medico/chirurgica, in maniera tale da ridurre al minimo l’incidenza di queste patologie. Negli ultimi mesi due studi indipendenti hanno reso pubblici i risultati riguardanti una nuova tecnica diagnostica: la cardio-TC, ovviamente messa a paragone con le attuali tecniche diagnostiche.
La cardio-TC è una metodica diagnostica non invasiva che, attraverso la somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto, permette in maniera semplice e veloce la dettagliata visualizzazione delle arterie coronariche e delle camere cardiache. Nell’ambito dello stesso esame, attraverso un’unica apnea inspiratoria, si ottiene la valutazione a strato sottile della porzione inferiore del torace.

È possibile effettuare una valutazione del cuore anche in assenza della somministrazione di mezzo di contrasto (detta calcium score), in questo caso si otterrà soltanto un’analisi quantitativa del carico di calcio coronarico, indice diretto della gravità di aterosclerosi. Non è una tecnica nuova, strictu sensu, ma la medicina moderna, tendente al preventivo, è conservativa da alcuni punti di vista: moltissimi medici preferiscono adottare le tecniche diagnostiche più tradizionali come la scintigrafia miocardica, l’eco-stress, l’ECG da sforzo.
Un mastodontico studio americano, il PROMISE, ed un piccolo studio scozzese, lo SCOT-HEART, hanno raccolto una grossa mole di dati a favore dell’utilizzo della cardio-TC, rispetto ai test tradizionali. Vediamo insieme cosa dicono questi dati.
PROMISE ha arruolato oltre 10.000 pazienti su tutto il territorio americano. Le categorie di pazienti sono state attentamente suddivise per età, genere, razza e fattori di rischio. I soggetti non avevano diagnosi precedenti di coronaropatia, ma si presentavano con sintomi fortemente suggestivi di patologia anginosa. Quasi tutti presentavano almeno un fattore di rischio per malattie cardiovascolari, quali ipertensione arteriosa, diabete o abitudine tabagica. Di questi, 5.000 sono stati sottoposti alla cardio-TC e 5.000 ai test tradizionali. I risultati non hanno mostrato alcuna differenza tra i due gruppi per quanto riguarda l’endpoint primario dello studio, comprendente mortalità, infarto, complicanze procedurali principali o ricovero per dolore toracico. La cardio-TC si è dimostrata tuttavia superiore rispetto ai test da sforzo, per quanto riguarda alcuni degli endpoint secondari, quali il livello di esposizione a radiazioni (se confrontata con la scintigrafia miocardica) e la percentuale di procedure successive che non hanno rivelato la presenza di una coronaropatia significativa. In particolare è importante l’ultimo punto: la cardio-TC ha prevenuto l’utilizzo di indagini diagnostiche secondarie ed invasive (come il cateterismo cardiaco o l’angiografia) di più (del 4,3%) rispetto ai tradizionali test da sforzo; questo implica una tutela maggiore del paziente che può evitare di subire una procedura invasiva, oltre che una spesa minore sanitaria.
Dal punto di vista strettamente economico, si è stimato che una cardio-TC costa in media 404 dollari, che rappresenta un risparmio di circa 110 dollari rispetto ad un’eco-stress e addirittura ad un risparmio di circa 542 dollari rispetto ad una scintigrafia miocardica; il più economico di tutti rimane l’ECG da sforzo che costa in media 174 dollari meno della cardio-TC, a scapito di una sensibilità e specificità di gran lunga inferiore.
Questi risultati sono di fondamentale importanza per rivoluzionare le attuali linee guida nella diagnosi di coronaropatie. L’attenzione rivolta a queste patologie è volta a ridurre l’incredibile numero di morti causate dalle stesse.
In ultima analisi, noi de “La Medicina In Uno Scatto”, vogliamo ricordare quanto uno stile di vita sano (quindi una dieta equilibrata, l’esercizio fisico, e l’astensione da fumo di sigaretta, sostanze voluttuarie e sostanze d’abuso) possa incidere positivamente sulle patologie cardiovascolari. Per quanto la ricerca e la tecnologia possano fare passi da gigante nella diagnosi precoce e nel trattamento di queste patologie, l’unico “intervento” realmente in grado di cambiare la prognosi della malattia è la nostra buona volontà.