Da sempre l’eclissi solare rappresenta un fenomeno astronomico unico, affascinante e osservato con grande curiosità. L’esposizione diretta ai raggi UV non è scevra da rischi per la nostra vista. Quali i possibili danni e le precauzioni giuste per evitarli?

Domani, tra le 9 e le 12, sarà possibile osservare (meteo permettendo) uno degli eventi astronomici tra i più narrati nella storia: l’eclissi di sole. Per la rarità con si manifestano, oggi così come nell’antichità, le eclissi (parziali e totali) rappresentano un fenomeno che attira gli occhi di molta gente, da semplici appassionati a studiosi della materia. E se un tempo era oggetto di grandi paure e terrorizzanti suggestioni, oggi la scienza ci ha dato gli strumenti non solo per interpretare ma anche per poter osservare questo spettacolare fenomeno.

Tuttavia uno degli errori più comuni che si commette quando ci si appresta ad osservare un’eclissi è sottovalutare il potenziale dannoso che i raggi UV, seppure in parte bloccati, possano arrecare alla propria capacità visiva.

Nonostante vi sia una diminuzione della luminosità, dipendente dalla parziale copertura del sole, gli ultravioletti, principali responsabili del danno retinico, continuano a passare arrecando vere e proprie lesioni a carico della retina e di altre componenti principali dell’occhio.

anat01-2Particolarmente preoccupante, in questo contesto, è la lesione della macula retinica, responsabile della maculopatia fototraumatica, o da eclissi. Questa struttura rappresenta il centro di massima acuità visiva, che consente la visione discriminata di volti, oggetti e dettagli del mondo che ci circonda. E’ inoltre la zona che viene principalmente colpita quando si osserva in maniera diretta e senza protezioni il sole o le superfici che ne riflettono ed esaltano la sua componente UV (specchi, neve, sabbia).

Un danno a questo livello è nella quasi totalità dei casi permanente e irreversibile, con quadri che possono andare dalla “semplice” e temporanea perdita della visione centrale (cosiddetta cecità da eclissi, ndr) fino alla perdita completa della capacità discriminativa di oggetti o, in casi estremi, alla cecità.

Per procurarsi un danno alla macula bastano anche pochi secondi di esposizione diretta o esposizioni leggermente più lunghe tramite supporti non adeguati: pellicole, lastre radiologiche, filtri polarizzatori, occhiali da sole e “vetri affumicati”, ne sono un esempio. Nell’immaginario comune questi supporti “fai da te” sono considerati l’ideale per la visione dell’eclissi, rappresentando i supporti più consigliati e allo stesso più fatali: se da un lato permettono di avere una visione prolungata del fenomeno, dall’altra non bloccano in maniera adeguata i raggi UV che sono quindi liberi di arrecare danno ai nostri fotorecettori.

I supporti più adeguati sono infatti lenti che abbiano un indice di protezione superiore a 14, come quelle usate dai saldatori: le uniche che permettono la visione dell’eclissi in buona sicurezza. Se si considera che i normali occhiali da sole vanno da 3 a 5 in termini di protezione, è facile capire come inadeguato possa essere tutto quel range di lenti che spazia dalla pellicola all’occhiale da sole polarizzato.

Un altro supporto adeguato, ma più complicato da reperire, è la pellicola B&N delle vecchie macchine fotografiche, opportunamente esposta al sole e sviluppata secondo un metodo ben preciso.

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Insomma, mettete di lato lenti “fai da te”, occhiali da neve e pellicole radiografiche. Se volete vedere l’eclissi di domani senza incorrere in danni permanenti correte dal ferramenta e chiedete lenti da saldatore con fattore di protezione superiore a 14. E se siete appassionati di fotografia non dimenticate: il sensore della macchina fotografica è esattamente come la retina, basta poco per bruciarlo. Buona visione!