L’intervento, unico nel suo genere, ha permesso l’impianto di una valvola biologica in un paziente di 77 anni ad alto rischio e senza altre opzioni terapeutiche. La delicata operazione è stata portata a termine con successo dopo che altri tentativi effettuati all’estero non avevano avuto esito positivo.
La cardiochirurgia è da sempre sinonimo di interventi estremamente complessi, lunghi ed invasivi. D’ora in avanti, grazie all’equipe medica del Policlinico di Roma Tor Vergata, molto potrebbe cambiare nell’approccio a questa branca della chirurgia.
L’intervento portato a termine lo scorso 25 Marzo in appena due ore, è stato realizzato senza dover ricorrere all’apertura del torace e alla circolazione extracorporea. L’approccio chirurgico ha invece previsto una minitoracotomia laterale per l’accesso al cuore e per il successivo inserimento per via transcatetere a cuore battente della bio-valvola mitralica CardiAQ, realizzata da una start-up americana. Il paziente, un uomo di 77 anni, è stato successivamente trasferito dalla Terapia Intensiva Post-Operatoria all’Unità Coronarica di Cardiologia, in ottime condizioni cliniche e dopo appena 12 ore dall’intervento. L’ ”Heart Team” che si è reso protagonista di questa straordinaria procedura era composto dai cardiologi Francesco Romeo e Gian Paolo Ussia, dal cardiochirurgo Giovanni Ruvolo e dal cardioanestesista Pasquale De Vico.

Il carico di innovazione di tale intervento è eccezionale nel momento in cui lo si paragona a quelli usualmente svolti: in generale se la valvola cardiaca è difettosa essa viene riparata chirurgicamente, dilatata con un catetere a palloncino o sostituita da una protesi valvolare meccanica o biologica (di tessuti umani o animali).
Ove necessario, l’inserimento di una nuova valvola cardiaca richiede un’operazione a cuore aperto con impiego di una macchina cuore-polmoni che permette la circolazione extracorporea. Un’operazione simile avviene in anestesia generale e dura dalle tre alle cinque ore. Dopo una-due settimane il paziente può essere dimesso, mentre la ripresa dell’attività lavorativa è possibile dopo due-tre mesi.
È chiaro che prima di effettuare un intervento così lungo ed impegnativo bisogna valutare attentamente il rischio chirurgico, ad esempio calcolando l’EuroSCORE (European System for Cardiac Operative Risk Evalutation) che considera il rischio di morte predittivo per i pazienti che devono essere sottoposti a cardiochirurgia. Valutando tali parametri il Comitato Etico del Policlinico di Tor Vergata ha autorizzato l’intervento per motivi compassionevoli sul paziente: infatti il settantasettenne necessitava di un approccio chirurgico diverso dal solito, avendo tutti i bypass venosi chiusi per una coronopatia.
Proprio al Policlinico di Tor Vergata, da ormai molto tempo, procede a passo spedito l’evoluzione della cardiochirurgia mininvasiva con il fine di poter intervenire anche sui pazienti più a rischio (gli anziani su tutti) che altrimenti non avrebbero la possibilità di essere sottoposti alla sostituzione o alla riparazione della valvola mitralica. Inoltre proprio a Tor Vergata vengono trattate regolarmente la valvulopatia aortica e mitralica con tecniche transcatetere, e questo ha permesso la formazione di un gruppo interdisciplinare affiatato ed efficiente che è valso la scelta del Policlinico di Tor Vergata come centro di riferimento per l’utilizzo di questa innovativa protesi valvolare, il cui impianto arriva ad otto anni di distanza da quello della prima valvola aortica percutanea.