Risale a poche settimane fa la clamorosa notizia di un parto miracoloso al Policlinico Umberto I di Roma, dove è stato compiuto un delicato intervento per far nascere la figlia di una donna colpita da virus H1N1.

E’ il primo caso in Italia, il terzo nel mondo ed è già destinato ad entrare nella letteratura mondiale.
Le protagoniste di questa bella storia a lieto fine, sono la Signora Rosa Prioli e la sua piccola Ludovica, la prima bimba in Italia venuta al mondo mediante circolazione extracorporea.

Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro.

Rosa Prioli giunge al Policlinico Umberto I di Roma alla 27ª settimana di gestazione per una broncopolmolmonite che non le da tregua e che si vedrà, in un secondo momento, essere causata dal virus H1N1, il virus dell’influenza aviaria.

L’Influenza aviaria (nota anche come peste aviaria, dal latino aves = uccelli) è una malattia infettiva contagiosa altamente diffusiva, causata da un orthomyxovirus, che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici, con sintomi che possono essere inapparenti o lievi (virus a bassa patogenicità), oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso ed alta mortalità.

Due vite a rischio: la situazione di ipossia materna creatasi avrebbe infatti determinato una grave sofferenza fetale con morte della mamma e della sua piccola. Dopo un primo momento di sconforto arriva dall’equipe di medici dell’Umberto I la coraggiosa decisione di indurre in Rosa il coma farmacologico e di sottoporla ad una tecnica avanzata e all’avanguardia chiamata circolazione extracorporea, al fine di salvare la sua vita e quella della sua bambina.

Il funzionamento della circolazione extracorporea
Il funzionamento della circolazione extracorporea

La circolazione extracorporea (ECMO) è una tecnica di circolazione extracorporea utilizzata in ambito di rianimazione per trattare pazienti con insufficienza cardiaca e/o respiratoria acuta grave potenzialmente reversibile ma refrattaria al trattamento farmacologico e medico convenzionale massimale. È, insomma, un supporto vitale che permette di vicariare la funzione dei polmoni e/o del cuore mantenendoli a riposo e permettendo loro di avere un recupero funzionale.

Ma come funziona?

Attraverso un accesso venoso, il sangue viene convogliato in una macchina cuore-polmone, che si occupa di pulirlo, ossigenarlo e di eliminare l’anidride carbonica. Il sangue pulito viene quindi re-infuso o mediante un accesso arterioso (aorta) o nel circolo venoso.

Dopo 20 giorni di coma e di Ecmo, con controlli periodici della madre e della bimba, il 9 Febbraio 2015, al settimo mese di gravidanza e attraverso un taglio cesareo molto critico, nasce la piccola Ludovica, 1400 g di dolcezza. Subito dopo il parto è stata diagnosticata a Ludovica una malattia delle membrane ialine polmonari, tipica dei prematuri e causata dalla mancanza di surfactante. È stata quindi intubata e ventilata per 4-5 giorni ed è stata sottoposta a nutrizione per via parenterale.

Come questo caso nella letteratura scientifica ne sono noti solo altri due, in Australia e Corea del Sud – evidenzia Andrea Morelli, responsabile del team che ha coordinato l’équipe di rianimazione e di ginecologia La possibilità di avere a disposizione l’Ecmo ha salvato la vita alla paziente e alla piccola. Fino ad oggi era un risultato insperato“. Ora il successo dell’Umberto I approderà in una pubblicazione scientifica.

Il Policlinico si è dimostrato un’eccellenza – commenta il direttore generale Domenico Alessio, presentando la conferenza – Questo è un successo di tutte le professionalità coinvolte, che ci inorgoglisce“.

Grazie alla bravura dei medici ora madre e figlia stanno bene e torneranno presto a casa. “E’ stata dura – racconta la signora Rosa – ma siamo stati uniti. E siamo felici”.

Una favola, insomma, con tanto di lieto fine.

Avatar
Redazione | Nata a San Giovanni Rotondo il 31/10/1990 Università del Piemonte Orientale VI anno in corso, Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia Mi piacerebbe un giorno specializzarmi in dermatologia, perchè ritengo che la bellezza di questa disciplina sia immaginare la pelle come una lavagna sulla quale le diverse patologie lasciano segni che sta a noi interpretare.