
Basandosi su dati raccolti nel 2013 più di 500 milioni di persone sono iscritte al social network, e più o meno la metà si connette quotidianamente. L’utente medio di Facebook ha più di 100 amici e spende più di 11 ore al mese sul network. Andando aldilà dell’uso che ognuno di noi ne fa, la verità è che Facebook può causare dipendenza. Recentemente alcuni ricercatori della California State University hanno condotto uno studio pubblicato sulla rivista “Psychological Reports: Disability and Trauma” dove hanno studiato il cervello di individui che fanno uso compulsivo di Facebook per capirne le origini e le implicazioni biologiche.
Lo studio
Gli studiosi hanno confrontato il cervello di chi ha bisogno di accedere al social network con quello di chi non sente questa necessità. Sono stati coinvolti nello studio 20 studenti a cui è stato sottoposto un questionario che comprendeva domande riguardo la loro dipendenza, eventuali sintomi d’ansia, tentativi di astensione oppure semplicemente variazioni dell’umore connesse con l’uso di Facebook.
Successivamente i soggetti sono stati sottoposti a Risonanze Magnetiche Funzionali (RMF) mentre gli venivano mostrate immagini di vario tipo, incluse alcune come il logo di Facebook, il simbolo della notifica etc. Durante la visione delle immagini gli studenti avevano la possibilità di premere o meno un bottone, per registrare la loro reazione tramite la risonanza. I risultati hanno dimostrato che gli studenti che avevano ottenuto un punteggio più alto al questionario (e quindi i più dipendenti), sono gli stessi che hanno premuto il bottone più rapidamente e frequentemente rispetto agli altri, soprattutto in corrispondenza delle foto correlate al social network.
I risultati
Ne è risultato uno studio complesso sull’attivazione cerebrale: i presunti “addicted” mostravano una funzionalità cerebrale aumentata in due zone: l’amigdala e lo striato, entrambe coinvolte nei pattern delle dipendenze. La sostanziale differenza tra un Facebook dipendente ed un tossicodipendente consiste nel fatto che il primo conserva una funzione della corteccia prefrontale adeguata, mentre il secondo no; questo implica che il tossicodipendente perde il controllo dei proprio impulsi e di conseguenza non riesce a resistere al bisogno di assumere la dose successiva, al contrario il Facebook-dipendente riesce a frenare la propria necessità, ciò che gli impedisce di farlo è la mancanza di motivazione, poiché l’uso dei social non è correlato a nessuna conseguenza negativa, tuttavia, paradossalmente, questa dipendenza è comunque in grado di portare una menomazione sociale causando una diminuzione di concentrazione, una minor cura di se stessi, o un calo delle performances lavorative. A tutto questo va aggiunto che, non essendo Facebook una sostanza chimica che legandosi a determinati recettori può causare una reazione biologica immediata, è avventato paragonarla ad una tossicodipendenza vera e propria.
Ma cosa c’è alla base di una dipendenza del genere? Ofir Turel, autore dello studio, ha delineato alcuni fattori essenziali che pongono le basi per lo sviluppo di tale dipendenza:
- “Addictive personality”: ossia la tendenza di un individuo a sviluppare dipendenze a causa di fattori genetici.
- Competizione: Facebook è un modo eccellente per mostrare al mondo quanto la nostra vita sia migliore di molte altre
- Convenienza: Rende più facili i contatti con i propri amici, dopotutto era lo scopo principale del social network
- Dopamina: Ogni volta che si accede a Facebook, arriva un messaggio, una notifica o una richiesta di amicizia, il cervello secerne dopamina, così che il cervello impara ad associare Facebook al rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore del “piacere” e della dipendenza.
- Droghe: Il precedente utilizzo di droghe facilita lo sviluppo delle dipendenza poichè l’area prefrontale ha un’attività minore del dovuto nonostante l’astinenza.
- Paura: Non essere parte del social network da qualche anno a questa parte risulta essere motivo di emarginazione sociale e soprattutto crea nell’escluso la sensazione di star perdendo che succede ai propri amici
- Ricompensa: Quando si accede al social network ci si aspetta il like della persona che ci piace, una foto di un posto che vorremmo visitare, l’invito ad un evento che aspettavamo da tanto.
A tutte queste variabili va aggiunta l’innata suscettibilità cerebrale di ognuno di noi ed i meccanismi di neuroplasticità che favoriscono il pathway della dipendenza.
Dopo l’uscita di questo studio, si è proposto di misurare la dipendenza nei confronti dei social network: a questo scopo è stata creata la Bergen Facebook Addiction Scale, della dottoressa Cecilie Andraessen dell’Università di Bergen. Questa prende in considerazione sei aspetti fondamentali: la salienza dello stimolo, la modificazione dell’umore, la tolleranza, la menomazione, il conflitto, la ricaduta.
A 423 studenti (227 donne e 196 uomini) è stato sottoposto il questionario, insieme a questionari per la standardizzazione del tutto. Ad ogni domanda, l’individuo ha 5 opzioni per rispondere: 1)Molto raramente, 2) Raramente, 3) A volte, 4) Spesso, 5) Molto spesso. Un punteggio uguale o maggiore di 15 è verosimilmente correlato ad una dipendenza, un punteggio compreso tra 11 e 14 è considerato a rischio di sviluppare la dipendenza, un punteggio da 0 a 10 è considerato normalità.
E tu? Sei dipendente dei social network? Fai anche tu il questionario e scoprilo.