La chiave di questo successo è stata la scoperta del ruolo fondamentale di ERRγ nello sviluppo di cellule β pancreatiche mature, capaci di produrre quantità adeguate di insulina in relazione ai livelli di glucosio.

Partendo dall’osservazione dei diversi livelli di espressione di questo fattore di trascrizione in cellule B mature ed immature, gli scienziati del Salk Institute di La Jolla (California) guidati da Ronald Evans ne hanno poi indagato la funzione in vitro e su modelli animali, notando che topi knock-out per il gene relativo a ERRγ nelle cellule in questione erano intolleranti al glucosio a causa di una ridotta produzione di insulina. Parallelamente, hanno prodotto a partire da iPSC (induced pluripotent stem cells) umane delle cellule β esprimenti ERRγ e le hanno trapiantate in topi con diabete di tipo 1 ristabilendone la regolazione della glicemia, di fatto curandoli dal diabete fintanto che è stata mantenuta la terapia immunosoppressiva.

Tirando le somme, se questi piccoli miracoli della scienza, sviluppati a partire da cellule umane, riescono a guarire dal diabete anche animali di altre specie, c’è un’ottima probabilità che riescano a farlo anche sull’uomo, qualora questo sia causato da un deficit di insulina. Inoltre nell’uomo potrebbe non esserci il problema del rigetto, se prodotte a partire da iPSC autologhe.

Questa scoperta è tanto più importante alla luce di due considerazioni: non esistono terapie effettivamente “risolutive” per diabete e, secondo l’ultimo report dell’OMS, l’incidenza della diagnosi di diabete mellito è in continuo aumento.

Prevalenza e numerosità stimata delle persone con più di 18 anni e diabete
Prevalenza e numerosità stimata
delle persone con più di 18 anni e diabete

Vi avevamo già parlato di diabete in un nostro vecchio articolo, ne approfittiamo per ricordarvi due ultime cose:

  • Il diabete è una sindrome clinica da non sottovalutare: è una delle principali cause di cecità, insufficienza renale, amputazioni degli arti inferiori e altre complicanze croniche che possono ridurre notevolmente la qualità di vita di una persona (si stima che l’aspettativa di vita nella popolazione diabetica sia inferiore a quella della controparte sana di circa 6 anni).
  • Un’alimentazione sana e l’esercizio fisico permettono di ridurre del 58-60% il rischio di diabete.

Fonte | (1) articolo originale su Cell Metabolism; (2) Link al report OMS sul DM; (3) Alcune informazioni utili sul DM

Mattia Ballo
Redazione | Nato il 19 novembre 1992. Iscritto al VI anno del corso di laura magistrale in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Padova. Il bello della medicina è che ti da la possibilità di vedere il mondo con occhi diversi. Incuriosire e stimolare: questi sono gli obiettivi che voglio raggiungere assieme a tutti i ragazzi de "La medicina in uno Scatto".