Allo stato dell’arte i bambini autistici vivono circondati da una bolla difficile da oltrepassare. I disturbi dello spettro autistico sono condizioni che perdurano tutta la vita e comprendono difficoltà nelle interazioni sociali, nella comunicazione e schemi di pensiero e di comportamento inusuali, che, talvolta, possono essere disabilitanti. La diagnosi di autismo si basa attualmente su alcune caratteristiche piuttosto soggettive: spesso distinguere l’autismo da altri disturbi dello sviluppo in età precoce risulta un compito arduo. Gli strumenti di cui si avvalgono i medici per diagnosticare l’autismo in tenera età sono: l’osservazione del comportamento del bambino da parte degli esperti e le testimonianze di genitori e insegnanti. Viene sostanzialmente osservata una serie di sintomi che portano alla diagnosi. Si fa sempre più sentire la necessità di marker oggettivi che consentano una diagnosi precoce.
Due recenti studi, pubblicati rispettivamente sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e in Research in Autism Spectrum Disorders, sembrano aprire la strada ad un nuovo modo di diagnosticare l’autismo. Questi propongono una tecnica che permette di capire se un bambino ne sia affetto o meno in modo molto accurato ed economico, utilizzando solo una webcam ed un software specifico. Entrambi gli studi in questione si occupano di registrare i movimenti dello sguardo dei piccoli pazienti e sono basati su una interessante caratteristica dell’apparato visivo umano: i bambini in via di sviluppo tendono a soffermarsi su immagini di natura sociale e volti umani sin dal primo giorno di vita essendo, inoltre, più interessati al movimento “biologico” ed umano piuttosto che a quello di oggetti inanimati e non umani.
Gli Studi
- Il primo studio, condotto dal team di ricercatori di Thomas Frazier della Cleveland Clinic in Ohio, ha lavorato con due gruppi di bambini considerati a rischio, con età compresa tra i tre e gli otto anni. I ricercatori hanno osservato dove si posassero gli occhi dei bambini sottoposti ad una serie di video e fotografie, se su foto con caratteristiche sociali o non sociali. Sulla base delle informazioni raccolte, poi, ai bambini è stato assegnato un punteggio da 1 a 5 (Autism Risk Index). Il test non si limita a discriminare tra positivo e negativo, ma fornisce anche un’indicazione della gravità della patologia. Ha condotto ad una corretta diagnosi nell’80% dei casi.
- All’università del Vermont, invece, i ricercatori hanno scoperto che i bambini con autismo soffermano il loro sguardo sulla bocca, invece che sugli occhi, quando si parla di emozioni. Per studiare i movimenti dello lo sguardo dei pazienti, i ricercatori hanno registrato delle conversazioni su Skype e hanno poi tracciato i movimenti degli occhi con un sistema ad infrarossi.
Parlare dei sentimenti è molto difficile per i bambini autistici:
“E’ come guidare in una tempesta di neve, normalmente, quando guidi con il bel tempo in una strada familiare, inserisci il pilota automatico e a volte non ricordi nemmeno come sei arrivato in un luogo. Per i bambini affetti da autismo avere una conversazione, specialmente se riguarda le emozioni, è come guidare in una tormenta di neve. In una situazione del genere, sei totalmente concentrato, ogni movimento è teso e faticoso. Abbiamo scoperto che una diminuzione della memoria di lavoro corrisponde a minori indugi dello sguardo sugli occhi.” – (Tiffany Hutchins, Università del Vermont)
La memoria di lavoro non è altro che un un sistema per l’immagazzinamento temporaneo e la prima gestione/manipolazione dell’informazione, costituisce un link funzionale tra percezione sensoriale ed azione controllata.
L’importanza di questi due studi consiste nel proporre dei marker oggettivi per la diagnosi dei disturbi dell’autismo. Consente inoltre di ottenere una diagnosi precoce, e conseguentemente un inizio precoce della terapia che aiuta a gestire i sintomi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, mai come oggi è vero: grazie ad un semplice sguardo ora possiamo vedere più da vicino il microcosmo di un bambino autistico ed addentrarci in ciò che le parole, purtroppo, non riescono ad esprimere.