Nuovi studi dimostrano che gli xenotrapianti sono possibilità concrete; progressi nella conservazione dei tessuti possono portare allo sviluppo di bio-banche per organi trapiantabili.
Un cuore di suino in un babbuino
Secondo un recente studio pubblicato su Nature Communications, un cuore di suino è sopravvissuto sano e funzionante nell’addome di un babbuino per più di 2 anni suggerendo che la possibilità degli xenotrapianti è concreta.
Al National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, nel Maryland, il team di Muhammad Mohiuddin è riuscito a mantenere vitale e pulsante un cuore di maiale all’interno di un babbuino per più di 945 giorni, un record rispetto i precedenti esperimenti.
Merito di questo successo va alla modificazione genetica dei maiali donatori, modificati in modo da stimolare una minor risposta immunitaria, e alla innovativa terapia immunosopressiva, necessaria per impedire al sistema immunitario dell’ospite di aggredire il nuovo cuore; da notare che i trapianti hanno cominciato a fallire quando i ricercatori hanno provato a svezzare le cavie dai farmaci.
Criopreservazione di reni pre-trapianto
In un articolo edito su Cryoletters si legge, invece, che un gruppo di ricercatori del Politecnico Universitario di Valencia è riuscito a congelare dei reni embrionali animali e poi scongelarli e trapiantarli, facendoli così crescere in organi maturi, senza il rischio apparente di rigetto.
In particolare, il gruppo ha scoperto che l’abbozzo renale di un embrione di coniglio di 16 giorni, se trapiantato in un coniglio adulto, diventa un rene maturo non venendo riconosciuto come estraneo dal corpo ospite. Questo succede perché il tessuto embrionale è trapiantato prima che possa cominciare a produrre sostanze che possano renderlo riconoscibile come alieno.
Hanno poi continuato gli esperimenti riuscendo, attraverso una tecnica di criopreservazione chiamata “vetrificazione”, a conservare i reni embrionali per circa 3 mesi prima di trapiantarli con successo (seppure in una percentuale minore rispetto all’esperimento precedente). Il processo di vetrificazione consiste nel congelare un tessuto a -196°C con dell’azoto liquido dopo averlo perfuso con delle sostanze antigelo, in modo da prevenire la formazione di cristalli di ghiaccio che altrimenti distruggerebbero ciò che si cerca di conservare.
Nonostante questi studi abbiano l’enorme limite di essere svolti su degli animali, portano comunque speranza per la risoluzione ai principali problemi dei trapianti: la limitata disponibilità di organi, la tempistica con cui sono disponibili e la loro durata prima del rigetto.
In particolare, la possibilità degli xenotrapianti risolverebbe la questione del limitato numero di organi a disposizione; il secondo studio getta le basi per lo sviluppo di una banca degli organi, eliminando in parte il problema della deperibilità dei tessuti espiantati. D’altro canto, parlando di xenotrapianti, è impossibile non porsi la questione etica derivante dall’allevamento di animali per l’espianto di organi.
Nonostante gli ottimi risultati, gli autori di entrambi gli studi hanno insistito sulla necessità di molti ulteriori studi per arrivare ad una qualche applicazione sull’uomo.
Giusto per dare un’idea dell’entità del problema, in Italia, a fine 2015 ci son state circa 13000 persone in lista d’attesta per un trapianto e alla fine dell’anno ve ne erano circa 9100; in tutto il 2015 vi son stati circa 3800 nuovi inserimenti in lista. Son stati effettuati più di 3300 trapianti e son morte, in attesa di un trapianto, 400 persone. I tempi d’attesa in lista vanno mediamente dai 1.9 anni per un fegato ai 3.1 per un rene.
APPROFONDIMENTI |(1) Link all’articolo originale (Nature Communications); (2) Link all’articolo; originale (Cryoletters); (3)Dati sui trapianti CNT