CASO

Siamo a Maggio ed una paziente donna di 55 anni e di nazionalità italiana, non fumatrice ed affetta da Diabete mellito di tipo 1, decide di presentarsi all’osservazione del suo medico curante.

All’anamnesi la paziente riferisce da qualche mese episodi di facile affaticamento ed una sensazione di stanchezza generale, anche la mattina appena sveglia, nonostante il suo sonno non sia disturbato. Prima di recarsi dal medico però, come ad ogni cambio di stagione, decide autonomamente di iniziare ad assumere integratori multivitaminici ma, non vedendo nessun risultato, ne sospende l’assunzione. La paziente riferisce anche strani episodi in cui si sente facilmente irritabile ed avverte cardiopalmo. All’anamnesi familiare fa presente di aver perso la madre da ragazza, probabilmente per un linfoma.

Al termine della visita aggiunge anche di avere, nelle ultime due settimane in modo particolare, stipsi intestinale.

Il MMG, ad una prima obiettività, non rivela nulla di importante dunque le prescrive delle analisi di laboratorio e la rimanda a visita prescrivendole l’esame del TSH-riflesso.

Dopo una settimana, la paziente torna dal medico di famiglia il quale nota come la signora abbia i capelli molto grassi. Conferma di avere ancora i sintomi che l’hanno spinta a visita. Alla vista delle analisi, il medico nota che il TSH 3.8 mUL/mL.

Cosa deve fare allora il medico ed è giusto cambi il suo sospetto iniziale?

DIAGNOSI: Tiroidite di Hashimoto

La paziente è affetta da Tiroidite di Hashimoto, detta anche tiroidite cronica linfocitaria, malattia autoimmune, prima causa di ipotiroidismo acquisito in popolazioni con apporto di iodio sufficiente. La malattia è diagnosticata solitamente tra i 50-60 anni, prediligendo il sesso femminile. Può decorrere in maniera subclinica o clinica, ed è spesso associata ad altre malattie autoimmuni come diabete mellito 1, vitiligine, celiachia ecc. La positivà per gli anticorpi anti-TPO è riconosciuta nel 95% dei pazienti affetti da Hashimoto.

La tiroidite di Hashimoto nella sua manifestazione classica consta di tre fasi:

  1. Eutiroidismo
  2. Ipotiroidismo subclinico
  3. Ipotiroidismo conclamato permanente.

Raramente si possono osservare fasi transitorie di iperfunzione legate a rapida progressione del danno parenchimale con dismissione di ormone preformato o a fasi di ipersecrezione mediate da anticorpi stimolanti il TSH (hashitossicosi) – da qui i sintomi di facile irritabilità e cardiopalmo.

Nella fase iniziale compare una lieve iperfunzione che si trasforma poi gradualmente in un’ipofunzione cronica. Decorsi con valori ormonali fluttuanti in cui il paziente passa da una iperfunzione a una ipofunzione e viceversa si verificano, anche se raramente. Ciò il valore del TSH ai limiti superiori del range di normalità in una condizione iniziale di malattia. I sintomi sono in relazione alla fase in cui si trova il paziente.

La tiroidite di Hashimoto rappresenta una condizione predisponente per l’insorgenza del carcinoma papillifero della tiroide pertanto è opportuno trattare il paziente con terapia (Levotiroxina) e sottoporlo a controlli periodici.

Perchè la mamma è morta di linfoma? La Tiroidite di Hashimoto ha carattere di familiarità ed è associata ad alcuni aplotipi HLA. Essa, nella sua storia naturale, predispone all’insorgenza di linfoma, elemento da prendere quindi in considerazione per accreditare un tale sospetto clinico.

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Redazione Sono di Catania, ho 24 anni e frequento il V anno del cdL Medicina e Chirurgia.