Negli ultimi giorni tutte le testate più importanti hanno parlato di un’emergenza in America, poichè è stata ricoverata una donna con un’infezione da parte di un E.Coli resistente a praticamente tutti gli antibiotici impiegati in clinica, compresa la colistina, considerata una delle ultime spiagge nella lotta ai batteri pluri-resistenti. Sono stati usati toni allarmistici, come se fossimo sull’orlo di una pandemia, probabilmente per ottenere qualche click e qualche visualizzazione in più. Va detto, però, che il problema non è affatto cominciato con la povera signora della Pennsylvania affetta dall’E.Coli, è un problema che diventa ogni giorno più grande, e che rischia di mettere in ginocchio la nostra società per come la conosciamo.

L’epoca degli antibiotici è cominciata nel 1929, con la scoperta della Penicillina da parte di Fleming, quell’anno ha segnato uno spartiacque nella storia dell’uomo. In poco tempo si è passati da un’aspettativa di vita media di 50 anni ad una di 80, questo perchè si è dato il via ad un processo lungo un secolo che ha portato allo sviluppo di decine di centinaia di molecole in grado di combattere le infezioni più comuni che prima erano la causa della maggior parte dei decessi. Oggi non si muore più di polmonite, di scarlattina, di tifo, di peste, oggi si muore di cancro, ma questa è un’altra storia.

L’allarme

Come reagireste se vi dicessimo che, nel giro di pochi anni si potrebbe tornare alla spaventosa era pre-antibiotica? Che in pochi anni, ci saranno gli stessi avvisi sui pacchetti di sigarette per il pericolo del cancro, ma che potrebbero cominciare avvisi sulle uova per il pericolo di una Salmonellosi che potrebbe mandarvi al creatore? No, se ve lo state chiedendo, non è un articolo delirante, è semplicemente quello che succederebbe se il fenomeno delle resistenze batteriche agli antibiotici non venisse arrestato al più presto. Solo in Europa si stima che ogni anno le morti per infezioni resistenti agli antibiotici siano circa 25.000  e diversi tipi di infezioni, dalle polmoniti, alla turbercolosi alla gonorrea, stanno diventando sempre più difficili da trattare.

Nel 2050, secondo un rapporto britannico, le infezioni per le quali non avremo farmaci a disposizione potrebbero arrivare a uccidere 10 milioni di persone: una ogni tre secondi. L’allarme è stato lanciato da Londra, grazie al Review on Antimicrobial Resistance“. Stiamo parlando di un numero di decessi pari, se non superiore ai decessi annuali per il cancro, stiamo parlando di un numero di morti medievale.

Chi sono questi mostri?

I sorvegliati speciali sono:

  • Escherichia Coli responsabile di diarrea, cistiti, dissenteria, setticemia, meningite.
  • Klebsiella Pneumoniae e Streptococcus Pneumoniae responsabili di polmonite, meningite, endocardite, empiema.
  • Stafilococcus Aureus responsabile di infezioni piogene e ascessi, shock tossico, setticemia, avvelenamento alimentare (anche conosciuto come il famigerato MRSA).
  • Pseudomonas Aeruginosa responsabile di infezioni piogene e polmonari in soggetti
    predisposti (immunodepressi, ustionati, diabetici, affetti da fibrosi cistica)
  • Enterococcus Faecium responsabile di varie forme di diarrea, dissenteria e in
    alcuni casi malattie sistemiche ed infiammazioni locali.
Principali specie resistenti agli antibiotici secondo l'ECDC
Principali specie resistenti agli antibiotici secondo l’ECDC

Cos’è la resistenza agli antibiotici?

Ma cosa significa, precisamente, che un batterio può essere resistente ad un antibiotico? Come siamo arrivati a questo punto? La resistenza ad un antibiotico implica, semplicemente, che l’antibiotico che prendete per farvi passare una banale tonsillite, non funziona, perchè il batterio ha sviluppato dei sistemi di protezione che lo rendono in grado di sopravvivere nonostante l’attacco farmacologico, continuando l’infezione ed ovviamente causando complicazioni. A questo punto ci siamo arrivati, principalmente, per un uso scorretto ed un abuso degli antibiotici, oltre che per un naturale processo di evoluzione di questi microrganismi, tanto elementari quanto geniali. La domanda che vogliamo farvi è semplice: quante volte vi siete dimenticati di prendere l’antibiotico, oppure lo avete preso per 5 giorni (sufficienti a far sparire i sintomi ma non l’infezione) invece che per 10? Quante volte il medico vi ha prescritto l’antibiotico per la faringite? Beh, per chi non lo sapesse, la faringite nel 95% dei casi è virale, e l’antibiotico è un eccesso di zelo da parte del medico per evitare la sovrainfezione, ma in effetti, in quel momento, il vostro organismo non ne ha bisogno, perchè non c’è nessuna infezione batterica in corso. Ecco, è così che si sviluppano le resistenze agli antibiotici.

Che possiamo fare noi?

Un modo di non tornare al Medioevo c’è, e non è neanche così complesso. In primo luogo sono anni che ormai si investono milioni di euro per finanziare la ricerca di nuove molecole con un’attività antibatterica innovativa, ossia che utilizzino meccanismi battericidi o batteriostatici nuovi, sconosciuti anche ai batteri più resistenti. Un altro fronte di ricerca molto attivo è volto al trovare vaccini efficaci contro questi microrganismi così insidiosi. Ma non possiamo solo puntare sull’arrivo di nuovi farmaci per combattere la resistenza agli antibiotici. Bisogna prima di tutto imparare ad usare a dovere ciò che già abbiamo:

  1. La prima arma che abbiamo è l’INFORMAZIONE. L’OMS ha condotto un sondaggio per capire come e quanto la popolazione mondiale fosse informata riguardo a questa tematica. Quando si parla di antibiotico-resistenze in pochi hanno le idee chiare (e tu? quanto ne sai? Ti lasciamo il test utilizzato dall’OMS per raccogliere i dati).
  • Il 64% delle 10.000 persone interpellate crede, infatti, che gli antibiotici possano essere utili contro raffreddori e influenze
  • Il 32% pensa di poter sospendere gli antibiotici quando si sente meglio, a prescindere dalla durata dell’intero trattamento.
  • Il 44% degli intervistati crede che la resistenza agli antibiotici sia un problema solo per chi assume gli antibiotici, quando invece chiunque, di qualsiasi età e paese, può essere a rischio di beccarsi un’infezione resistente.
  • Infine un preoccupante 76% dei partecipanti alla survey pensa che la resistenza agli antibiotici non sia una fenomeno che riguardi i batteri, quanto piuttosto il meccanismo con cui il corpo diventa resistente.
Schema dell'ECDC rappresentativo di come si diffonda la resistenza agli antibiotici
Schema dell’ECDC rappresentativo di come si diffonda la resistenza agli antibiotici

2. In secondo luogo è importante RISPETTARE LA DURATA DEL TRATTAMENTO. Facciamo l’esempio della tonsillite, normalmente quando andate dall’otorino perchè avete le “placche in gola” questo vi prescriverà Amoxicillina-Clavulanico (il classico Augmentin) per 10 giorni, da assumere mattina e sera a distanza di 12 ore (le tempistiche variano con la posologia del farmaco). Innanzitutto è importante rispettare l’orario d’assunzione, perchè affinchè il farmaco abbia effetto, deve rimanere ad una concentrazione adeguata nel sangue, per tutta la durata del trattamento. Se prendiamo l’antibiotico alle 8 del mattino, ed alle 8 di sera lo dimentichiamo, causiamo un abbassamento della concentrazione di antibiotico nel sangue al di sotto della soglia di efficacia, rendendo inutile il trattamento. Successivamente, dobbiamo specificare che probabilmente dopo 5 giorni le placche andranno via, la febbre si abbasserà e voi vi sentirete meglio, e la domanda sorgerà spontanea: “Perchè continuare a prendere l’antibiotico se sto bene?”, vi rispondiamo noi: “Perchè, il miglioramento della sintomatologia non è sinonimo della fine dell’infezione, al contrario, questa rimane asintomatica per parecchi altri giorni, prima di essere sconfitta dall’assunzione dell’antibiotico. E’ FONDAMENTALE che prendiate l’antibiotico per tutti i giorni suggeriti dal medico, altrimenti non fareste altro che eliminare i batteri più deboli, e lasciare che i sopravvissuti (geneticamente migliori rispetto ai caduti) imparino dall’ecatombe appena avvenuta a difendersi dall’Augmentin, e non solo vi tornerà la tonsillite, ma tornerà più grave e dovrete utilizzare un antibiotico più forte per liberarvene.”

3. Fondamentale è conoscere LA CAUSA dell’infezione, ricordiamo che le infezioni più banali che ci affliggono nella vita quotidiana (il raffreddore, la faringite, la laringite, la diarrea) sono, nel 90% dei casi dovute ad un VIRUS. Gli antibiotici combattono i BATTERI. In questo, una grossa parte di colpa la hanno i farmacisti che vendono antibiotici come fossero farmaci da banco, senza richiedere la prescrizione del medico. Quando non vi sentite bene, non correte a comprare l’antibiotico, non serve assolutamente a nulla. Per un corretto utilizzo di questi farmaci bisogna prelevare un campione, fare l’antibiogramma e in ultima analisi prendere l’antibiotico più adeguato per quel determinato batterio (davvero, l’antibiogramma è fondamentale, se non ve lo fanno, richiedetelo). Non correte in farmacia, andate dal vostro medico.

4. Questo richiamo va ai medici: NON prescrivete antibiotici di default, per prevenire un’infezione che potrebbe, o potrebbe non, venire in secondo momento. L’abuso degli antibiotici è stato uno dei motivi principali per cui si è arrivati a questo punto, il fatto che possediamo le armi per guarire da un’infezione, non significa necessariamente che dobbiamo usarle per non ammalarci, altrimenti le armi che abbiamo non funzioneranno più, ed a quel punto non solo ci ammaleremo, ma non avremo neanche il modo di guarire.

5. VACCINATEVI. I vaccini sono il nostro asso nella manica più potente, con il vaccino azzeriamo a monte le possibilità di contrarre determinate infezioni, e quindi la necessità di utilizzare determinati antibiotici. Non ci dilungheremo sull’argomento perchè la campagna pro-vaccini è uno dei nostri cavalli di battaglia, per cui sul sito troverete tutte le informazioni di cui avete bisogno.

6. PREVENZIONE. Un nuovo appello al personale sanitario, assicuratevi che nel vostro ambiente di lavoro si rispettino le normali regole di igiene e sterilità. Lavatevi spesso le mani, soprattutto se entrate in contatto con gruppi ad alto rischio come i bambini, oppure se lavorate in un reparto di Malattie Infettive. Assicuratevi che gli strumenti che utilizzate per manovre chirurgiche siano sigillati e sterilizzati, e fate in modo che non vengano contaminati in nessun modo.

In conclusione

Ragazzi, siete voi i Fleming di questo secolo, siete voi quelli che possono letteralmente salvare il mondo da questa nuova emergenza. Un corretto utilizzo degli antibiotici, oltre che a ridurre notevolmente questo fenomeno, darebbe anche il tempo ai ricercatori di isolare le molecole innovative di cui abbiamo bisogno (nello specifico, dall’isolamento alla commercializzazione trascorrono più o meno 20 anni, per effettuare tutti i test necessari). Aiutateci a diffondere l’informazione, sensibilizzate i vostri amici: se vedete qualcuno assumere in maniera scorretta, o inutilmente, un antibiotico, fermatelo. Se siete medici, prescrivete con cautela, fate gli antibiogrammi, e seguite i consigli che vi abbiamo appena dato, altrimenti rassegnatevi al tornare ad un’epoca in cui ci si deve preoccupare anche per una banale tosse.

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Vicepresidente | Nata a Napoli il 25 Giugno 1992. Ho frequentato l'università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli" laureandomi in Medicina e Chirurgia nel 2017. Attualmente sono una specializzanda in Ostetricia e Ginecologia presso l'Università degli studi di Torino. Mi occupo di coordinare la Redazione de "La Medicina In Uno Scatto", di cui sono anche Vicepresidente.