Negli ultimi anni una nuova categoria di trattamenti si è aggiunta all’arsenale a nostra disposizione nella lotta contro il cancro. La chirurgia è sicuramente il metodo più antico per sradicare questo male, ma non sempre è una via percorribile. Fortunatamente chemioterapia e radioterapia sono altamente efficaci nel rallentare la crescita tumorale ed evitarne recidive. Inoltre le cosiddette targeted therapies, basate soprattutto su anticorpi monoclonali, si sono rivelate efficaci sia nell’aumentare la risposta dell’organismo contro le cellule maligne, sia nell’inibirne la crescita. Negli ultimi anni si è evidenziato il potenziale ruolo rivoluzionario del nostro sistema immunitario, che potrebbe rivelarsi un alleato importantissimo in questa lotta.

Il sistema immunitario (SI) è una macchina straordinaria. Ogni giorno siamo esposti ad un’enormità di patogeni, ma nella quasi totalità dei casi non ci sono conseguenze per la nostra salute. Quando invece abbiamo la sfortuna di ammalarci, l’organismo possiede spesso tutte le armi per risolvere autonomamente il problema, magari con il supporto di qualche giorno di riposo ed un antipiretico. Inoltre il sistema immunitario ha una memoria, ossia conserva una piccola popolazione di cellule quiescenti che si sono specializzate nel combattere un determinato patogeno, e sono pronte a riattivarsi in risposta ad una nuova infezione. I vaccini si basano proprio su questo meccanismo ed utilizzando proprio questo principio sarebbe possibile attaccare anche il cancro.

Una funzione meno nota del SI è infatti l’eliminazione di cellule potenzialmente maligne. Questo avviene principalmente grazie all’attività dei linfociti Natural Killer e dei linfociti T citotossici. L’idea generale su cui si basa l’immunoterapia è molto semplice: aiutare l’organismo in questa attività di uccisione mirata. Per ottenere questo effetto sono utilizzati principalmente anticorpi o altre molecole in grado di stimolare la risposta immunitaria.

Lo studio

Nel mese scorso un articolo pubblicato su Nature propone un approccio differente. I vaccini sono in grado di difendere il nostro organismo contro la pertosse e la poliomielite, ma potrebbero anche indirizzare una potente risposta immunitaria contro le cellule cancerose. L’idea era già nota alla comunità scientifica, ma la novità introdotta dai ricercatori dell’università di Gutenberg consiste nell’impiegare un RNA messaggero per l’immunizzazione, piuttosto che un peptide che è la molecola normalmente utilizzata. Il trattamento si basa sull’amministrazione di vescicole lipidiche contenenti l’acido nucleico. Tali particelle vengono assorbite da cellule dendritiche immature che sono quindi in grado di produrre l’antigene stesso e presentarlo alle cellule T, attivandole. Queste potranno da quel momento riconoscere il tumore e combatterlo, esattamente come accade per le cellule infettate da un microrganismo.

Kranz et al. , Systemic RNA delivery to dendritic cells exploits antiviral defence for cancer immunotherapy
Meccanismo di attivazione delle T cells (Kranz et al. , Systemic RNA delivery to dendritic cells exploits antiviral defence for cancer immunotherapy)

Per ora il trattamento è stato testato con risultati molto promettenti in modelli animali murini, ed è appena iniziata una sperimentazione clinica di primo livello su pazienti umani. È infatti necessario assicurarsi che tale terapia non sia dannosa e non comporti alcun tipo di rischio prima di proseguire la sperimentazione. Un passaggio cruciale è l’identificazione di antigeni da bersagliare, che devono permettere un riconoscimento sia specifico che efficiente da parte delle cellule T citotossiche. Non è un compito facile: molto spesso le cellule maligne presentano proteine che sono diverse dalla norma solo a livello quantitativo, e c’è dunque un rischio concreto di autoimmunità. In questo frangente diventa fondamentale la caratterizzazione genomica del singolo tumore, e la relativa personalizzazione del trattamento: quando parliamo di cancro ci riferiamo infatti ad un insieme di patologie che presentano caratteristiche estremamente eterogenee e quindi difficili da attaccare con trattamenti standardizzati.

Prima di concludere, facciamo un’importante precisazione: è ben noto come il sistema immunitario giochi un ruolo fondamentale nel proteggerci da moltissime minacce, comprese le potenziali cellule maligne. Tuttavia non è infallibile, e può aver bisogno di supporto. Non è difficile imbattersi in bizzarri articoli o addirittura sedicenti “esperti” che bollano la chemioterapia come inutile o peggio ancora, dannosa. Certamente si tratta di sostanze che hanno un impatto consistente sull’intero organismo, sistema immunitario compreso. Ben noti sono i numerosi effetti collaterali, ma ben nota è anche la sua efficacia. La chemioterapia è un trattamento salvavita, e ci auguriamo che presto nuove terapie possano complementare o, in un futuro meno prossimo, sostituire il suo ruolo essenziale.

Fonti | Lo studio: Lena M. Kranz et al. ; Systemic RNA delivery to dendritic cells exploits antiviral defence for cancer immunotherapy
Immagine in evidenza | Macrofagi attaccano delle cellule tumorali

Gian Marco Franceschini
Studio Quantitative and Computational Biology presso l'università di Trento. Credo in un approccio multidisciplinare e aperto alla ricerca scientifica, che ci consenta di superare assieme i problemi dell'oggi e del domani. Nel tempo libero combatto la noia in mille modi diversi, e vinco quasi sempre io.