A prova dei più radicati scetticismi, qualche anno fa in Italia hanno cominciato a spuntare come funghi i negozi di E-Cig, la sigaretta politically correct, che si è prontamente affermata come il nuovo, vincente alleato nell’arsenale della salute e del risparmio. Tuttavia, dopo il promettente boom dei primi due anni, l’entusiasmo è andato scemando, cedendo terreno a dubbi e perplessità di una parte della comunità scientifica su presunti e sottovalutati rischi per la salute. Può dunque la sigaretta elettronica rappresentare un reale e valido aiuto per sconfiggere il tabagismo? O invece rischia a lungo termine di determinare una preoccupante minaccia per la salute?
Le origini ed i vantaggi
Senza aver avuto il tempo di meravigliarsi per quell’improvviso spopolare di “penne fumanti”, la e-cig è rapidamente entrata a far parte del nostro quotidiano, raccogliendo i consensi di tutte le tipologie di fumatori, specialmente dei più giovani. Il primo prototipo risale agli anni ’60, ma solo poco più di 10 anni fa il farmacista cinese Hon Lik ne ha realizzato il modello attualmente commercializzato. In particolare, sfruttando l’elettricità, il dispositivo consente di scaldare un liquido principalmente a base di glicerolo e glicole propilenico, due sostanze organiche tra loro strutturalmente simili e conosciute da tempo per altri validi utilizzi in campo medico.
Il vantaggio principale dell’elettronica sarebbe dunque quello di evitare la combustione del tabacco e l’inalazione di sostanze quali catrame e monossido di carbone, forse le più nocive tra gli innumerevoli composti tossici e cancerogeni contenuti nelle classiche sigarette.
Le E-cig si distinguerebbero inoltre per il prezioso contributo offerto ai fumatori volenterosi ad abbandonare il tedioso vizio, intraprendendo un percorso basato su una controllata e graduale riduzione di nicotina, l’alcaloide del tabacco responsabile della dipendenza.
Il caso della formaldeide
Se dalle premesse iniziali sembravamo dunque destinati ad un definitivo rimpiazzo delle classiche “bionde”, non sono tardati i primi interrogativi circa l’affidabilità del nuovo congegno elettronico. Infatti, sebbene buona parte della comunità scientifica abbia giudicato la e-cig una salubre alternativa al fumo tradizionale, di diverso parere si è pronunciata un’altra importante fetta. Nello specifico, nel grande calderone di voci rapidamente smentite ed ipotesi più accreditate, ha destato non poco allarme un articolo pubblicato da una delle più autorevoli riviste in campo scientifico, il New England Journal of Medicine, che nel gennaio del 2015 ha confermato le perplessità preesistenti circa la possibile formazione di composti chimici dannosi a seguito del riscaldamento dei liquidi adoperati nei dispositivi. Sono state infatti divulgate delle evidenze circa la presenza di ingenti quantità di agenti rilascianti formaldeide durante il processo di vaporizzazione del liquido. La formaldeide, una delle innumerevoli sostanze tossiche rilasciate dalle sigarette tradizionali, è un battericida principalmente sfruttato come disinfettante domestico ed ormai ampiamente noto per le sue proprietà cancerogene sulla salute umana.
Lo studio
Nello studio riportato dalla rivista, si sono analizzati i particolati degli aerosol prodotti da una tipologia di e-cig ed è emerso che più del 2% delle molecole di solvente vengono convertite in emiacetali contenenti formaldeide. Ora, ipotizzando che tali agenti rilascianti formaldeide implichino lo stesso rischio di quello associato all’inalazione della formaldeide in forma gassosa (è infatti da precisare che non è chiaro il comportamento degli agenti rilascianti formaldeide nei polmoni), allora il prolungato utilizzo della sigaretta elettronica esporrebbe al pericolo di sviluppo di cancro addirittura superiore a quello associato al tradizionale tabacco.
La risposta della LIAF
Prontamente è arrivata la risposta della Liaf, la Lega Italiana Anti Fumo, celebre per aver condotto il primo studio al mondo sull’efficacia e la sicurezza delle sigarette elettroniche, ottenendo risultati degni di nota sulla riduzione di disturbi associati al fumo e sul concreto aiuto offerto nel percorso di allontanamento dal tabagismo. La lega, in risposta a quanto asserito sul New England, afferma, in una sua dichiarazione, che lo studio effettuato non rispecchia le reali condizioni di utilizzo del dispositivo in quanto, come è possibile leggere nell’articolo stesso, sono state valutate situazioni in cui si utilizza la e-cig ad alti voltaggi, mentre di norma questa viene adoperata a bassi voltaggi. Il responsabile scientifico della Lega, il Prof. Riccardo Polosa, precisa inoltre che il vapore elettronico risulta sulla salute 20-25 volte meno dannoso del fumo, con un rischio che è destinato a ridursi ulteriormente grazie alle sempre più innovative tecnologie.
Ad oggi quindi la sigaretta elettronica rappresenta un’importante opportunità ed un apprezzabile aiuto per quanti vogliano liberarsi dalla schiavitù del tabagismo. È inoltre sempre raccomandato un attento e continuo monitoraggio dei dispositivi, ai fini di un aumento delle conoscenze su efficacia e sicurezza per la salute.
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