Sottoporsi ad un’operazione in anestesia generale, qualunque essa sia, rappresenta sempre uno stress per il paziente. Il motivo? Se ne potrebbero elencare molti ma probabilmente l’ansia più grande è rappresentata dall’incognita di ciò che troveremo una volta riaperti gli occhi. Tutti gli interventi hanno anche una minima, piccolissima percentuale di rischio e se il timore della morte è una costante in ognuno di noi, anche i cambiamenti che possono occorrere alla propria persona, siano essi effetti collaterali preventivabili o inattesi, spaventano non poco.
La signora della foto si chiama Lisa Alamia e vive in Texas. Qualche mese fa si è sottoposta ad un intervento alla mandibola per correggere un morso inverso e dopo l’anestesia generale, al momento del risveglio, ha incominciato a parlare con un sofisticato accento britannico. Lisa in tutta la sua vita non si è mai allontanata dal nativo Texas e soprattutto non ha mai frequentato un corso di lingua straniera.
“Quando sono tornata a casa, dopo l’intervento, i miei figli pensavano che scherzassi, io ero scioccata e confusa.” – (Lisa Alamia)
Dopo essere stata sottoposta ad una serie di test neurologici risultati nella norma, la diagnosi è stata confermata: “Sindrome dell’accento straniero”.
Si tratta di una rarissima condizione neurologica che solitamente colpisce chi ha avuto un forte trauma cranico, è stato colpito da ictus o da un evento che ha danneggiato l’emisfero sinistro del cervello, proprio nell’area del linguaggio. In quasi cento anni di letteratura scientifica, sono stati riportati solo 100 casi e soprattutto ad oggi non esiste una cura.
Nel dettaglio, il paziente, al risveglio, non inizia a parlare con un accento specifico di una determinata area geografica ma la sua capacità di espressione cambia a causa del neurologico.
La signora Alamia non è la sola donna ad essere stata affetta da questa sindrome: un altro caso caratteristico è quello di Leanne Rowe, una donna australiana che otto anni fa ebbe un grave incidente di macchina in conseguenza del quale entrò in coma. Al suo risveglio la donna riprese a parlare presentando chiaramente un accento francese: anche la sua voce era cambiata. Quando dopo la riabilitazione logopedica riprese a parlare definitivamente, tale evidenza la disturbò al punto da provocarle una sindrome ansiosa–depressiva.
Alla Sindrome dell’Accento Straniero, non è associato alcun tipo di deficit cognitivo tipico, non presentano disturbi relativi alla comprensione, ripetizione e denominazione. Tuttavia, alcuni pazienti usciti dal coma che presentano questa sindrome, possono però sviluppare delle difficoltà nelle relazioni sociali a causa del forte disagio suscitatogli dalla acquisita consapevolezza di questo loro modo di parlare, che viene percepito sia da loro stessi che dagli altri come molto strano e diverso da quello che utilizzavano precedentemente nel corso delle loro abituali interazioni sociali.