Un approccio multidisciplinare alla cura del paziente ed allo studio del corpo umano, in un’ottica attenta alle caratteristiche bio-culturali di uomo e donna.
La Medicina di genere è quella dimensione della Medicina che studia l’influenza delle caratteristiche biologiche e sociali, legate all’essere uomo o donna, sullo stato di salute e sull’insorgenza e il decorso delle malattie.
Uomo e donna sono diversi! E lo sono sia da un punto di vista biologico e molecolare, che da un punto di vista sociale.
Pensiamo alla cellula più semplice del nostro organismo, il globulo rosso.
Anche i globuli rossi, come qualunque tipo di cellula, hanno un sesso e sono diversi tra uomo e donna. E così anche il cuore, i vasi sanguigni, la distribuzione dei nervi, l’elaborazione del dolore, i sintomi dell’infarto, la risposta ai farmaci e tanto altro ancora.
Partendo quindi da queste evidenze (ormai palesi nel panorama scientifico), sarebbe opportuno implementare percorsi di studio, ricerca, diagnosi e terapia, che siano maggiormente orientati ad un approccio sensibile alle differenze di genere.
Riconoscere le differenze tra uomo e donna, studiarle e analizzarle, risulta fondamentale per fornire a ciascun individuo il trattamento più idoneo, e quindi ottenere i migliori standard di salute, non rendendo le differenze ravvisate, delle disuguaglianze in termini di accesso a cure appropriate.
In una Medicina sempre più avanzata e moderna, si deve capire che la Medicina di Genere non rappresenta una branca del sapere a sé stante (così come l’ortopedia, la neurologia, la cardiologia …) ma piuttosto che si tratta di un approccio sensibile alle caratteristiche di sesso e genere, declinabile in ogni branca delle discipline mediche.
Mettiamo in risalto alcuni fattori derivanti dalla biologia e dal contesto sociale, che ci dimostrano le differenze sulle quali dovrebbe costruirsi un approccio orientato al genere.
Le donne si ammalano di più dell’uomo (ISTAT 2008) nonostante la loro vita sia più lunga (paradosso donna). Consumano più farmaci (es. antidolorifici e antibiotici) e sono più soggette a reazioni avverse agli stessi. Le donne subiscono un maggiore svantaggio sociale rispetto all’uomo (violenza psicologiche e fisiche, ristrettezze economiche, maggiore disoccupazione, abusi domestici …) che le predispone più facilmente a patologie di carattere psichiatrico (depressione in primis). Ancora, le donne presentano dei segni e dei sintomi lievemente diversi rispetto all’uomo, sia statisticamente che qualitativamente, per le stesse malattie. Nella donna per esempio, l’infarto cardiaco o l’ictus cerebrale, è più facile che si presentino con stanchezza prolungata o affaticamento, sintomi meno evidenziati nell’uomo rispetto a quelli classici.
Un altro ambito interessante da analizzare, riguarda le differenze con cui i farmaci che noi assumiamo, vengono assorbiti, distribuiti, attivati ed eliminati dal corpo maschile e femminile; oppure ancora il loro meccanismo d’azione. Anche questo aspetto può essere studiato in un’ottica sensibile al genere. Dal momento che molti parametri farmacologici (percentuale di massa magra e grassa, quantità di acqua, il Ph gastrico, il volume di sangue, la presenza e l’attività di enzimi specifici, tipi e quantità di farmaci assunti …) cambiano tra uomo e donna, è nata la Farmacologia di Genere, ossia l’aspetto della Farmacologia che studia l’articolata interazione tra sesso, comportamenti psico-sociali e farmaci.
Un rilevante ambito di impegno della farmacologia di genere, è l’inclusione delle donne a tutti i livelli delle sperimentazioni e degli studi di nuovi farmaci in maniera equa. Questo purtroppo ancora oggi non avviene. Infatti, la maggior parte degli studi (sia in fase pre-clinica, che in fasi successive) viene effettuata su una popolazione maschile ed i risultati vengono poi traslati ed applicati anche sull’universo femminile, senza quindi considerare tutte le differenze sopra elencate. Differenze che in parte giustificano la maggior incidenza di reazioni avverse ai farmaci per le donne.
Come si potrebbe spiegare questa sottorappresentazione delle donne nelle sperimentazioni?
Le cause sono diverse e vanno da motivi etici (come il timore che la sperimentazione possa indurre effetti nocivi sulla fertilità della donna o sullo sviluppo del feto), maggiori parametri da tenere in considerazione (per esempio le fluttuazioni ormonali tipiche della donna) che hanno anche un impatto economico ed infine anche motivi socio-culturali (come il supportare le esigenze pratiche e psicologiche femminili).
A fronte di quanto detto, si comprende come un approccio genere specifico sia necessario da applicare a tutte le branche mediche. Inoltre, essere consapevoli che all’inizio del terzo millennio, la maggior parte delle terapie che le donne utilizzano non sono le più appropriate per le loro caratteristiche biologiche e sociali, introduce un gap notevole nel mondo della salute.
Oggi in Italia esistono diverse associazioni che si muovono in maniera produttiva verso la medicina di genere. Il loro intervento mira alla formazione della popolazione e la classe medica già dal pre-laurea, alla stesura di linee guida che includano le donne nelle sperimentazioni di nuove terapie e nel miglioramento della condizione sociale della donna, nell’ottica di implementare percorsi di ricerca, formazione, prevenzione, diagnosi e cura, che siano sempre più personalizzati sul paziente che il medico si ritrova di fronte.
Carmine Calidona
Fonte | Differenze di genere nello stroke ischemico, The Italian Journal of Gender – specific Medicine, Differenze di genere nell’elaborazione del dolore cronico, Arruolamento nelle sperimentazioni ed effetti avversi da farmaci, Quaderni del Ministero della Salute: “Il genere come determinante di salute”