La vista e l’udito sono funzioni di base su cui poggia il processo di attaccamento madre-bambino e in cui si radica l’evoluzione comunicativa e cognitiva della persona. Focalizziamo, nello specifico, la nostra attenzione sulla funzione visiva e sul ruolo che riveste il neuropsicomostricista nel percorso di abilitazione verso un corretto sviluppo neuropsichico.
Secondo numerosi studi, il soggetto, deprivato della vista, riporta problemi motori e cognitivi specifici e peculiarità nello sviluppo delle relazioni con l’ambiente circostante. La vista assume infatti il ruolo di integratore delle varie esperienze percettive, in un disegno unitario nel quale si rinforzano l’organizzazione dell’Io e la strutturazione della realtà. Attraverso il contatto oculare, il bambino, comincia a volgere lo sguardo verso la realtà esterna, stabilendo il suo primo “rapporto sociale” con la figura di riferimento.
Il primo sguardo che incontra un neonato è quello della madre, ed è proprio qui che si pongono le prime basi della socializzazione. Nelle minorazioni visive questo rapporto diadico va ad essere inficiato: la madre, in mancanza di un dialogo visivo, diviene incapace di comunicare empaticamente con il bambino, che ben presto reagisce con isolamento ed inerzia. Considerato l’impatto del deficit visivo nello sviluppo del bambino, è fondamentale un intervento tempestivo e precoce, che richiede il coinvolgimento di tutti gli operatori dell’età evolutiva.
Il training di abilitazione visiva in età precoce, 0-3 anni, si avvale del lavoro del neuropsicomotricista supportato da un équipe specialistica.

Gli obiettivi del progetto riabilitativo mirano a sostenere e migliorare l’esercizio delle competenze visive di base, a promuoverne l’uso adattivo e a sostenere le competenze in cui è implicata la vista. Ogni training prevede un primo colloquio di conoscenza con i genitori del bambino e di presentazione delle finalità generali e delle modalità operative. Seguono incontri a cadenza settimanale in cui si esporranno non solo le valutazioni e osservazioni della funzionalità visiva del bambino, ma anche gli obiettivi specifici per lo sviluppo della funzione visiva e obiettivi generali per la promozione dello sviluppo globale. Al termine del trattamento viene effettuato un incontro conclusivo con i genitori del bambino finalizzato alla condivisione di strategie, strumenti e attività utili alla promozione della funzione visiva integrata.
Gli incontri si svolgono all’interno di un setting predisposto, dove il neuropsicomotricista accoglie il bambino accompagnato dal genitore che rappresenta una “base sicura” per il piccolo ipovedente. Supportato dall’attività ludica, il terapista riesce ad agganciare il paziente mantenendo alta la motivazione.
Il materiale utilizzato, selezionato o appositamente creato, permette al terapista di consolidare le competenze visive di base e di favorire e sostenere l’interesse del bambino tenendo conto del suo profilo evolutivo e dell’età di riferimento. Sarà d’aiuto proporre sia materiale luminoso e sonoro, sia ad alto contrasto cromatico per rilevare eventuali differenze nel comportamento visivo del bambino, identificando facilitazioni e barriere.
In conclusione, il training di abilitazione visiva affronta quindi precocemente i rischi di sviluppo che il disturbo sensoriale visivo congenito comporta e rappresenta un sostegno per il bambino e la sua famiglia, attraverso un costante monitoraggio sullo sviluppo globale del bambino e attraverso indicazioni concrete ai genitori sulla modalità interattive e sulle attività da promuovere per sostenere la crescita.