Dai medici è chiamata la “valvola dimenticata” perché operarla è piuttosto rischioso e complesso tanto da essere raramente trattata con la chirurgia tradizionale. Ora però, grazie al lavoro di una equipe del Politecnico di Milano, si aprono nuove possibilità per la valvola tricuspide.
Lo studio
Il lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto Horizon 2020 Musicare, coordinato dal Politecnico, e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American College of Cardiology.
A causa della complessità e rischiosità dell’intervento, la tricuspide è una valvola raramente trattata con la chirurgia tradizionale, tanto da essere spesso indicata come la valvola dimenticata. Nel corso di interventi per patologie del cuore destro, il rigurgito della valvola cardiaca tricuspide non viene dunque trattato. A causa del suo carattere degenerativo, tuttavia, si rende spesso necessario un re-intervento mirato a trattare la tricuspide, con un altissimo tasso di mortalità del paziente, che va dal 25% al 35%.
Con questo lavoro i ricercatori hanno dimostrato che il trattamento transcatetere, che consiste nell’applicare sulla valvola un dispositivo che vincola i foglietti valvolari a due a due tra loro, permette in generale di ripristinare la corretta funzionalità della valvola. In particolare, il lavoro ha indicato che il trattamento è più efficace se applicato in una specifica zona della valvola (parte mediale tra i foglietti valvolari anteriore e settale), mentre è inefficace, o addirittura peggiorativo, se applicato in un’altra specifica posizione (tra i foglietti anteriore e posteriore).
Cenni anatomici e fisiologici
La valvola tricuspide separa l’atrio destro dal ventricolo destro. È una delle due valvole atrioventricolari del cuore, assieme a quella mitrale. Permette di far fluire il sangue, tra atrio e ventricolo, in modo unidirezionale. Infatti, al momento della sistole atriale, l’atrio destro si contrae e spinge il sangue, attraverso l’orifizio valvolare aperto, nel ventricolo. Al momento della sistole ventricolare, la valvola tricuspide si chiude, impedendo il reflusso.
Il meccanismo di apertura e chiusura dipende dal gradiente di pressione esistente tra il compartimento atriale e quello ventricolare. Infatti:
- Quando il sangue arriva nell’atrio e inizia la sistole atriale, la pressione nell’atrio è superiore a quella ventricolare. In queste condizioni, la valvola è aperta.
- Quando il sangue arriva nel ventricolo, la pressione nel ventricolo è superiore a quella dell’atrio. In queste condizioni, la valvola si chiude, impedendo il reflusso.
La struttura della valvola tricuspide è composta da:
- L’anello valvolare. Di forma circonferenziale, delimita l’orifizio valvolare.
- Tre lembi. In base alla loro posizione, le cuspidi sono classificate in settale, inferiore e antero-superiore. Sui bordi dei lembi sono presenti delle particolari strutture anatomiche, le commissure, che favoriscono la chiusura dell’orifizio. Le cuspidi sono costituite da tessuto connettivo, ricco di fibre collagene ed elastiche. Non presentano sistemi vasali diretti e, neppure, controlli, altrettanto diretti, di tipo nervoso e muscolare.
- Muscoli papillari. Sono prolungamenti del miocardio ventricolare ed assicurano stabilità alle corte tendinee.
- Corde tendinee. Servono a congiungere i lembi della valvola con i muscoli papillari, impediscono che la valvola sia spinta nell’atrio durante la sistole ventricolare.
Il buon funzionamento di queste componenti valvolari richiede notevole sinergia. Un’anomalia morfologica può compromettere il corretto meccanismo di apertura-chiusura della valvola.
Le patologie più comuni che possono affliggere la valvola tricuspide sono:
- Stenosi tricuspidale. È un restringimento dell’orifizio valvolare, dovuto alla fusione delle commissure, oppure a un cambiamento morfologico delle corde tendinee.
- Insufficienza tricuspidale. Si verifica una lesione a livello di uno degli elementi strutturali della valvola: cuspidi, anello valvolare, corde tendinee e muscoli papillari.