La presenza di animali è associata ad una riduzione dello stress e della pressione arteriosa con diminuzione globale del rischio cardiovascolare: lo afferma lo studio NHANES II (National Healt and Nutrition Examination Study) condotto in tutti gli Stati Uniti analizzando i dati di follow-up pari a 13,6 anni.
Non è la prima volta in cui uno studio evidenzia gli effetti benefici della pet therapy. Già nel 2001 un famoso lavoro pubblicato su Hypertension aveva evidenziato come possedere un animale potesse essere un fattore favorente la riduzione dell’ipertensione da stress.
Nel 2009, in modo analogo ma più dettagliato, è stato pubblicato sul Journal of Vascular and Interventional Neurology uno studio che ha dimostrato sperimentalmente la capacità dei gatti e solo dei gatti, di ridurre in modo significativo la mortalità per infarto e per ictus degli essere umani con i quali convivono.
Nello studio NHANES II, in una prima fase, tutti quei pazienti che avevano dimostrato qualsiasi tipo di allergia sono stati interrogati per indagare l’attuale o passato in possesso di animali domestici. Durante il Follow-up sono stati inoltre registrati eventi di patologie quali ictus ischemico, emorragia intracerebrale e infarto del miocardio. Le emorragie subarcnoidee non sono state incluse per via del piccolo numero di eventi registrati (3 pazienti).
Su un totale di 14.407 partecipanti NHANES, 3592 (81%) e 2435 (55%) dei partecipanti erano proprietari (passati o attuali) di cani e gatti rispettivamente. Di questi, 1932 (44%) e 1015 (23%) erano, durante lo studio, proprietari di cani e gatti rispettivamente.
La cosa importante è che stata trovata un’associazione indipendente tra l’avere un gatto e ridurre la mortalità per infarto, o per altri accidenti cardiovascolari.
Le analisi statistiche dello studio sono state eseguite in modo da “aggiustare” (così si dice in termini statistici) per i possibili cofattori e confondenti, quindi non si può dire che, ad esempio, la riduzione della mortalità sia dovuta al fatto che possedere un gatto sia più probabile per chi vive in campagna, e quindi è sottoposto a minore stress, ecc.
Quindi dopo aggiustamento dei fattori confondenti (sopra citati), un rischio relativo (RR) significativamente più basso di morte per infarto del miocardio è stato osservato nei partecipanti che avevano avuto in passato un gatto rispetto ai pazienti che non avevano mai posseduto un gatto. Si è inoltre registrato un aumento del rischio di morte per malattie cardiovascolari tra i partecipanti senza gatti.
Tuttavia, non è stato statisticamente evidenziato un ruolo nella prevenzione degli ictus.
La presenza del cane invece non è stata associata ad un ridotto rischio di morte per patologie cardiovascolari (probabilmente per la presenza delle diverse razze e quindi delle diverse caratteristiche del campione in esame).
Ma perché succede? Come mai questo effetto preventivo lo esercitano i gatti, ma non i cani, né altri animali domestici? Si ritiene che in gran parte questo sia dovuto alle fusa: così come, ascoltando della musica per un certo tempo, il nostro cuore cerca di sincronizzarsi col tempo musicale (specie il 4/4), così si ritiene che le fusa dei gatti siano in grado di trasmettere delle “good vibrations“ cioè delle vibrazioni favorevoli agli esseri umani, che inconsapevolmente, vivrebbero quelle sollecitazioni come un efficace e salutare massaggio ed esercizio per il cuore.
Lo studio, tuttavia, non ha permesso fino ad ora di quantificare l’esposizione gatto in termini di anni, l’intensità di interazione fisica e la natura dell’interazione (tattile o visivo).
È possibile inoltre che la proprietà gatto in età precoce nella vita possa essere più protettivo rispetto ad un’età più tarda, quando i fattori di rischio accumulati negli anni potrebbero già aver già predisposto, in quale modo, alla malattia cardiovascolare.
Da ribadire come i dati ottenuti siano stati evidenziati solo per i partecipanti che avevano segnalato una qualsiasi risposta allergica. Non è chiaro, quindi, se il rapporto tra proprietà del gatto e malattie cardiovascolari possa essere analogo tra le persone senza alcuna risposta allergica.
Anche se si tratta senza dubbio di risultati preliminari che necessitano di conferme, alla luce di questi primi risultati, l‘acquisizione di gatti come animali domestici può rappresentare una nuova strategia per la riduzione della rischio di malattie cardiovascolari nei soggetti ad alto rischio.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3317329/