Abbattere le lunghe liste di attesa per i trapianti potrebbe non essere più un sogno così irraggiungibile. Un gruppo di ricercatori dell’università del Minnesota ha escogitato una tecnica che permette di riscaldare tessuti umani crioconservati senza danneggiarne le cellule.
Sin da quando Joseph Murray fece il primo trapianto di reni tra gemelli monozigoti a Boston, nel 1964, i trapianti di organi hanno salvato la vita a molte persone. Molte più vite sarebbero state salvate se non avessimo dovuto confrontarci con una grande sfida ad ogni trapianto: trovare un donatore di organi compatibile. La difficoltà di trovare organi compatibili da trapiantare e la crescente domanda di trapianti ha creato lunghissime liste di attesa.
Molti pazienti si trovano a dover aspettare mesi o anni per trovare un donatore compatibile per un trapianto e, sfortunatamente, alcuni non lo troveranno mai. Una gran parte di organi potenzialmente utilizzabili per un trapianto vengono ogni giorno scartati, per il semplice motivo che possono essere preservati in modo sicuro solo tra le 4 e le 36 ore.
Allo stato dell’arte, prima di questa ricerca, i tessuti umani potevano essere conservati per anni attraverso il processo di vetrificazione, una crioconservazione libera da ghiaccio. Servendosi di temperature sotto i – 140 °C e di particolari sostanze, i crioprotettori, è possibile conservare organi umani senza danneggiare struttura e funzionalità dei tessuti. Il problema si presenta al momento dello scongelamento: molti tessuti infatti sono inutilizzabili una volta scongelati.
La risposta al problema arriva da nanoparticelle di ossido di silice contenenti ossido di ferro. I ricercatori hanno sfruttato la capacità di queste particelle di generare calore uniformemente se sottoposte ad un campo magnetico. Questo metodo di riscaldamento non solo è molto più veloce dei precedenti (da 10 a 100 volte), ma si è rivelato efficace con tessuti di volume fino a 50 mL. Fino ad ora era possibile riscaldare tessuti vetrificati per convezione, per un volume massimo di 3mL. Il processo di scongelamento attraverso nanoparticelle si è rivelato per ora efficace con cellule di pelle umana, segmenti di valvole cardiache e sezioni di arterie suine. Non c’è ragione di escludere che in futuro possa funzionare con interi organi umani.
Questi avanzamenti nel campo della crioconservazione potrebbero rivoluzionare la pratica dei trapianti, ma non facciamoci trasportare troppo da sogni (o incubi) fantascientifici: siamo ancora molto lontani dalla possibilità di crioconservare e scongelare un intero essere umano.
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