Aprire una app sullo smartphone, scegliere una frequenza di scarica e attivare via wireless una fascia applicata al braccio, interrompendo così sul nascere un attacco di emicrania: questa sarebbe una delle opzioni terapeutiche a disposizione dei pazienti in futuro.
La TENS
Il principio alla base del funzionamento di questa fascia è la TENS (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation), una delle tecniche di elettroanalgesia più utilizzate in campo medico.
Attraverso scariche elettriche a bassa tensione è possibile influenzare l’attività di quelle componenti del sistema nervoso coinvolte nella modulazione del dolore, nello specifico si ipotizza che la TENS agisca su più livelli:
- Chiusura del cancello a livello delle corna dorsali del midollo spinale
- Rilascio di oppioidi endogeni (endorfine, encefaline, dinorfine)
- Inibizione diretta di eventuali nervi che scaricano in modo anomalo
La TENS si è dimostrata un valido alleato nella gestione di vari tipi di dolore, dal dolore neuropatico a quello muscolo-scheletrico a quello viscerale, il suo impiego nel trattamento dell’emicrania non è propriamente una novità.
Ciò che è invece innovativo è l’utilizzo di una fascia che da una parte può funzionare senza l’ausilio di cavi che la colleghino ad un macchinario, dall’altra la possibilità di posizionare la fascia non più sulla testa del paziente bensì sul braccio, una posizione sicuramente più discreta e adatta all’impiego nella vita di tutti i giorni.
Lo studio
Per testare l’efficacia del dispositivo il team del Dr. David Yarnitsky , neurologo presso il Rambam Medical Center di Haifa, ha reclutato 71 pazienti che soffrivano dai 2 agli 8 attacchi di emicrania al mese.
I pazienti, grazie all’app, dovevano attivare la fascia poco dopo le prime manifestazioni dell’attacco emicranico e tenerla attiva per una ventina di minuti; ad alcuni però la fascia forniva delle scariche terapeutiche, che attivavano i sistemi sopra detti, ad altri somministrava una scarica fittizia, di controllo.
È stato così possibile paragonare gli effetti della TENS al semplice placebo ed è emerso che, a fronte di 299 attacchi emicranici trattati, il 64% dei pazienti del gruppo TENS ha sperimentato una riduzione del dolore di circa il 50%, rispetto al 26% del gruppo placebo. Un risultato statisticamente significativo e molto incoraggiante, considerando che è vicino a quanto ottenuto con l’attuale terapia farmacologica d’elezione, ovvero i triptani, come afferma l’autore dello studio.
È stato inoltre osservato che, come accade spesso in medicina, tanto prima i pazienti attivavano la fascia tanto maggiore era la riduzione del dolore: riduzione del 47% in chi faceva ricorso alla fascia entro 20 minuti dai primi sintomi rispetto al 25% di chi lo attivava dopo.
Ciò non deve sorprendere visto che anche per i trattamenti farmacologici usati nella gestione degli attacchi, quali i triptani, l’ASA o l’ibuprofene, viene consigliato ai pazienti di non attendere che il dolore diventi insopportabile, ma di assumere i farmaci non appena percepiscono l’arrivo dell’attacco.
In futuro
Se la TENS dovesse dimostrare la sua efficacia anche in trial di maggiore numerosità potrebbe rappresentare in futuro una valida alternativa alla terapia farmacologica per quei pazienti con controindicazioni che ne impediscano l’assunzione o una possibile terapia adiuvante per quei pazienti che non rispondo in modo soddisfacente ai farmaci.
Fonti | Studio Neurology