Un nuovo studio dell’University College di Dublino pubblicato nell’ultimo numero di Pediatrics suggerisce che l’allattamento al seno non produce benefici cognitivi a lungo termine nel bambino.
L’allattamento al seno è generalmente considerato il miglior modo per nutrire neonati e lattanti, molti sono i suoi benefici sia per la madre che per il bambino.
Il latte materno è un fluido nutriente la cui composizione evolve nel tempo per rispondere alle esigenze nutrizionali del bambino, contiene enzimi che facilitano la digestione ed ha proprietà immunologiche, fornendo una protezione nei confronti di svariati patogeni e malattie.
Contiene inoltre numerose sostanze importanti per un corretto sviluppo fisico, tra cui due tipi di acidi grassi poli-insaturi (l’acido arachidonico e quello docosaesaenoico) che si sono rivelati fondamentali per lo sviluppo visivo e neuronale.
Nella madre, l’allattamento fa bruciare calorie extra, favorendo uno smaltimento più rapido del peso accumulato durante la gravidanza, è associato ad una minor incidenza di neoplasie mammarie e ovariche ed è protettivo nei confronti della depressione post-partum.
Mentre i benefici dell’allattamento al seno sullo sviluppo fisico sono ben documentati, molto più nebulosa e controversa è la questione dei suoi benefici cognitivi e comportamentali.
Per tentare di districare la questione il team di Lisa-Christine Girard dell’University College di Dublino ha selezionato circa 8000 bambini tra quelli delle famiglie partecipanti allo studio longitudinale Growing Up in Ireland e li ha valutati a 9 mesi e all’età di 3 e 5 anni. I dati ottenuti sono poi stati elaborati e valutati in modo da ridurre l’influenza di fattori confondenti.
Le capacità cognitive dei bambini coinvolti sono state stimate tramite test e questionari riportati sia dai genitori che dagli educatori; è stato valutato anche il loro comportamento in termini di iperattività e problemi di attenzione, problemi di condotta, difficoltà emotive e rapporti con i pari.
Prima della valutazione dei dati raccolti in base ai vari fattori confondenti, come le caratteristiche fisiche, abitudini e condizioni socio-economiche dei genitori, l’allattamento al seno si era dimostrato associato ad un miglior sviluppo.
Dopo gli aggiustamenti per i vari fattori prima elencati, non è emersa nessuna differenza statisticamente significativa a sostegno dell’ipotesi che l’allattamento al seno porti a un miglior sviluppo cognitivo e comportamentale tranne un’eccezione.
È stata notata una riduzione dei comportamenti iperattivi nei bambini di 3 anni allattati al seno per almeno 6 mesi, riduzione per altro poi non più osservata nei bambini di 5 anni, suggerendo che le varie caratteristiche socio-economiche-comportamentali dei genitori potrebbero essere fattori maggiormente importanti nell’influenzare lo sviluppo del bambino. Nonostante questi risultati controvertano le conclusioni di studi precedenti e possano risultare sorprendenti, se confrontati con evidenze sperimentali circa l’importanza dei nutrienti materni per lo sviluppo del bambino, non sono in contrasto con le attuali linee guida delle varie società scientifiche e dell’OMS.
Anzi, questi numeri supportano la raccomandazione di allattare almeno per i primi 6 mesi, in quanto l’allattamento al seno per i primi 6 mesi sembrerebbe essere necessario perché i miglioramenti iniziali siano più evidenti.
In conclusione, i benefici cognitivi a lungo termine dell’allattamento al seno sembrano essere molto inferiori se non inesistenti rispetto a quanto ipotizzato finora.
Resta ancora da capire, in questo frangente, è il latte materno a migliorare il cervello del bambino o il crescere con genitori migliori a fare la differenza?
FONTI| Articolo originale- Pediatrics
APPROFONDIMENTI| ISS-Epicentro, Breast-feeding Guidelines- USPSTF