Arriva dalla California il nuovo studio sulla cura al Glioblastoma, ed il suo segreto è nel sistema Immunitario.

La malattia

Il Glioblastoma (GBM) è classificato come il più frequente (25% di tutti i tumori al SNC) e insieme il più aggressivo tra i tumori al Sistema Nervoso Centrale. È costituito da cellule astrocitiche non differenziate, colpisce prevalentemente adulti e si localizza preferenzialmente a livello degli emisferi cerebrali, sebbene possa colpire anche tronco cerebrale e midollo.

La sua estrema aggressività deriva dalla spiccata capacità delle cellule di invadere tessuto cerebrale sano e produrre sostanze in grado di richiamare vasi sanguigni che, di fatto, nutrono e favoriscono la crescita del tumore.

Le cure fino ad oggi

La chirurgia dovrebbe rappresentare la prima modalità terapeutica, tuttavia essa è messa in grave discussione dal grande potere infiltrante del Glioblastoma, che in tal modo ostacola una resezione completa rendendo inevitabile una recidiva.

La radio-chemioterapia è il trattamento cardine utilizzato oggi, e anche l’unico a produrre un significativo aumento della sopravvivenza dei pazienti, tuttavia anch’esso in discussione: spesso quadri radiologici di sospette recidive inducono a bloccare il trattamento e inaugurarne altri meno efficaci e più tossici.

Esistono in realtà anche altre terapie proposte, ma tutte sembrano condividere lo stesso destino: il tumore si ripresenta e in definitiva la prognosi si riconferma infausta con gli ultimi studi che confermano una scarsa sopravvivenza oltre i due anni e mezzo.

Lo studio americano

È ormai da qualche anno che, nell’ambito della ricerca di tecniche terapeutiche efficaci contro il cancro, si fa strada e si indaga su un potenziale ruolo del Sistema Immunitario che potrebbe segnare un punto di svolta dell’Oncologia moderna.

Proprio nell’Immunoterapia trova radici lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, portato avanti da un team di ricerca del Beckman Research Institute di Duarte, negli USA.

L’iter terapeutico oggetto dello studio prevede un eccezionale lavoro ingegneristico, fatto su linfociti-T estratti da un paziente adulto (50 anni) affetto da Glioblastoma allo stato metastatico.

OBIETTIVO: Modificarli inserendo sulla superfice recettori artificiali detti chimerici, capaci di riconoscere, nella loro porzione extracellulare, un antigene tumorale chiamato IL13Rα2. Una volta modificate, le cellule linfocitarie sono state, a seguito di un intervento chirurgico, iniettate nella cavità lasciata dalla massa resecata, successivamente altre somministrazione sono state iniettate nel sistema ventricolare.

RISULTATI: Lo studio si conclude con l’osservazione di un eccezionale risultato: la regressione di tutti i tumori intracranici e spinali, con corrispondente aumento dei livelli di citochine e cellule immunitarie nel liquido cerebrospinale.

La risposta clinica inoltre si è confermata per ben più di 7 mesi dall’inizio della terapia.

Questo studio si somma così ai tanti altri che negli ultimi anni stanno facendo dell’Oncologia uno degli scenari più ampi sui quali lavorare, e contribuisce a sottolineare quanto il Sistema Immunitario possa portare con sé un enorme arsenale di sorprese.

L’idea che possa inoltre contribuire alla terapia di un cancro che colpisce il nostro più nobile tra gli organi, il cervello, lo rende davvero un capolavoro del nostro organismo.

FONTI | http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1610497?query=featured_neurology-neurosurgery

http://www.startoncology.net/area-professionale/glioblastoma-multiforme/

IMMAGINE IN EVIDENZA | https://app.figure1.com/search?image=5734208ee99e51005e82ba39&q=glioblastoma&t=0

 

Antonella Moschillo
Nata ad Ariano Irpino (AV) il 12 Marzo 1996, frequento la facoltà di Medicina e Chirurgia presso "La Sapienza" a Roma dopo essermi diplomata presso il Liceo Classico "P.P.Parzanese" di Ariano Irpino.