Caso Clinico

Fabiana, paziente di 26 anni affetta da psicosi grave, è ricoverata nel reparto di psichiatria da circa tre settimane.

Il suo umore è peggiorato negli ultimi giorni a seguito della comparsa di dolore durante la minzione e disuria. Presenta inoltre da circa 24 ore febbre e malessere generale.

Alla visita la paziente aveva volto pallido e dolore alla palpazione a livello lombare, soprattutto sul fianco destro.

Cosa sospettate? Quali esami sono necessari per la diagnosi?

La diagnosi è:

PIELONEFRITE ACUTA

La pielonefrite acuta è un’infiammazione localizzata a livello della pelvi renale e del rene. E’ causata dal propagarsi di un’infezione sostenuta da patogeni che nella maggior parte dei casi appartengono alla flora batterica intestinale (come enterococchi ed E.coli), ma che possono anche essere tipici dell’ambiente ospedaliero (come Klebsiella e Pseudomonas).

Possono arrivare al rene attraverso tre vie: ascendente dalla vescica (la più comune: è infatti usuale che la pielonefrite sia una possibile evoluzione di una cistite o di una prostatite), ematica e linfatica.

E’ una patologia frequente in qualsiasi fascia d’età e sesso, anche se ne sono più spesso affette le donne e i bambini.

Possono predisporre alla pielonefrite:

  • alterazioni anatomo-funzionale che possono causare ostruzione delle vie urinarie (calcoli, tumori, difetti anatomici);
  • Reflusso vescico-ureterale;
  • Cateterizzazione;
  • Gravidanza;
  • Altre patologie quali diabete, immunosoppressione, patologie neurologiche.

La diagnosi di pielonefrite acuta è clinica: sintomi indicativi dell’infiammazione sono febbre elevata, brividi, dolore in sede lombare, disuria ed interessamento renale all’esame obiettivo. Può essere confermata dall’esame delle urine (le urine appariranno torbide, maleodoranti con la presenza di ematuria e batteriuria) ed urinocoltura (utile grazie all’antibiogramma per la valutazione del trattamento antibiotico più adeguato). Il ricorso a TAC e a risonanza magnetica potrebbe essere utile nei casi particolarmente gravi  (la pielonefrite può esitare in processi di tipo ascessuale e/o cicatrici).

La diagnosi differenziale si pone con l’infarto renale (la cui sintomatologia d’esordio è molto simile a quella della pielonefrite), con la malattia infiammatoria pelvica, con l’appendicite, con la colecistite.

La pielonefrite ha un’evoluzione benigna: se si ricorre ad un adeguato trattamento antibiotico , i sintomi tendono a regredire in circa due settimane. In caso di anomalie urinarie concomitanti, l’infezione può dimostrarsi particolarmente resistente alle cure ed evolvere nella forma cronica.

Marica Romano
Sono studentessa di Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Bari. Amo la scienza in ogni sua sfaccettatura ma la medicina occupa una parte privilegiata nel mio cuore e nella mia mente.