Una ricerca danese ha messo in evidenza una relazione tra una dieta ricca di grassi omega-3 (in particolare EPA e DHA) durante la gravidanza e la diminuzione del rischio di asma e disordini dell’apparato respiratorio nella progenie.
L’incidenza dell’asma e più in generale delle malattie respiratorie nella popolazione occidentale è duplicato nelle recenti decadi. Queste condizioni spesso hanno origine durante la prima infanzia ed interessano oramai un bambino su cinque.
In concomitanza abbiamo assistito ad un incremento dell’uso di olii vegetali nella dieta e di conseguenza un incremento nell’assunzione di acidi grassi poliinsaturi omega-6 e la riduzione invece nell’assunzione di acidi grassi poliinsaturi omega-3, in special modo di quest’ultimi i grassi a lunga catena acido eicosapentaenoico (20:5n-3 EPA) ed acido docosaesaenoico (22:6n-3 DHA), che si trovano prevalentemente nei pesci di acqua fredda e che sono acidi grassi poliinsaturi a lunga catena (LCPUFA).
Ricerca
Lo studio danese ha interessato un campione di 736 donne incinte: ad un gruppo è stato fatto assumere una alta dose di grassi omega-3 LCPUFA corrispondente a 10 volte il normale apporto giornaliero in Danimarca e di 20 volte quello degli USA (l’80% della popolazione globale assume meno di 250 mg di EPA e DHA al giorno, il livello in cui si sono ottenuti i maggiori benefici nello studio è stato di almeno 321 mg di assunzione giornaliera), ad un altro gruppo è stato fatto assumere un placebo.
In più son stati tenuti sotto osservazione i figli per rilevare l’incidenza di asma, malattie dell’apparato respiratorio, eczema.
Le osservazioni sono state eseguite da pediatri scelti dalle famiglie da cui puoi si sono raccolti i dati, le visite sono state fatte a scadenza regolari (1 settimana dopo la nascita, 1°,3°,6°,12°,18°,24°,30°,36° mese dalla nascita e successivamente visite annuali).
Risultati
Nel gruppo di controllo l’incidenza di asma/malattie apparato respiratorio è stata del 23,7% contro il 16.9% del gruppo che assumeva omega-3 LCPUFA, da questo è risultato una diminuzione della persistenza di queste patologie del 30.7%.
In più è stato osservato anche una diminuzione del rischio di malattie infettive a livello del tratto respiratorio, 31.7% per il gruppo interessato alla supplementazione con omega-3 LCPUFA ed il 39.1% per il gruppo campione. Non è stata rilevato nessun miglioramento per quanto riguarda l’incidenza di eczema e la sensibilizzazione alle allergie.
Due ulteriori osservazioni sono state sviluppate dallo studio:
-La supplementazione con omega-3 aveva un effetto maggiore nelle donne con un livello di EPA e DHA molto basso nel sangue e in quelle che avevano un polimorfismo nella regione FADS (in particolare enzima FADS2, riguardante lo SNP rs1535). Gli acidi grassi in questione possono essere assunti direttamente dalla dieta, ma il corpo è in grado di sintetizzarli partendo dall’acido α-linolenico (ALA) tramite gli enzimi FADS: le persone col suddetto polimorfismo hanno quindi un tasso di conversione da ALA ad EPA più basso del normale e per questo beneficiano maggiormente dell’integrazione.
-E’ stato rilevato un trend non statisticamente significativo per quanto riguarda l’interazione tra la supplementazione con vitamina D3 e omega-3: la supplementazione con omega-3 era meno efficace nei bambini che assumevano alte dosi di D3 la .
Conclusioni
Gli effetti positivi di una dieta ricca di omega-3 sono oramai assodati nella società, ma questa ricerca ha dimostrato come ci siano anche effetti positivi per la progenie quando si assumono elevate quantità di questi acidi grassi durante la gravidanza.
Fonti| Articolo Scientifico