Caffè: nuovo alleato contro il cancro della prostata

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Si stima che ogni italiano con più di 65 anni abbia circa il 3% di probabilità di morire a causa di un cancro della prostata. Oggi bere una semplice tazza di caffè potrebbe abbassare queste percentuali.

Lo studio

“Analizzando le abitudini relative al consumo di caffè e i casi di cancro alla prostata registrati nel corso del tempo, si è evidenziata una netta riduzione del rischio, circa il 53%, in chi beveva più di tre tazzine al giorno” – George Pounis, direttore dello studio

Una ricerca condotta dall’IRCCS Neuromed di Pozzilli in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e l’IRCCS Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma su 7000 italiani, ha mostrato come gli amanti del caffè (almeno 3 tazzine al giorno), abbiano un rischio ridotto, addirittura del 50%, di tumore prostatico.

La diretta responsabile degli effetti protettivi, alla luce di questa importante scoperta pubblicata sull’International Journal of Cancer, sarebbe la caffeina. Si è inoltre testato l’effetto di estratti di caffè (contenenti o meno caffeina) su cellule tumorali prostatiche in provetta: solo gli estratti di caffeina hanno mostrato la capacità di ridurre significativamente la crescita delle cellule cancerose e la loro capacità di formare metastasi.
Secondo Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia Molecolare e Nutrizionale dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, un aspetto importante da considerare è l’utilizzo del caffè “all’italiana” cioè ad alata pressione con temperatura dell’acqua molto elevata e senza l’uso di filtri. Questo sistema, diverso da quelli seguiti in altre parti del mondo, determinerebbe una maggior concentrazione di sostanze bioattive.

Il tumore alla prostata

E’ il tumore maschile più frequente; basti pensare che in Italia, ogni anno, ne vengono diagnosticati circa 42.800 casi. Colpisce soprattutto dopo i 50 anni ed il rischio aumenta con l’età.

Secondo recenti studi e statistiche mediche, quasi tutti gli uomini di età superiore agli 80 anni presentano un piccolo focolaio tumorale nell’ambito della ghiandola prostatica. La buona notizia è che molti tumori si rivelano poco aggressivi, rimangono confinati alla prostata e presentano un decorso piuttosto lento. Quando necessarie, le opzioni terapeutiche sono molteplici e piuttosto efficaci. Accanto alle forme a crescita molto lenta, esistono anche carcinomi prostatici più aggressivi, con tendenza a metastatizzare. Questi tipi di neoplasie crescono rapidamente e possono diffondere ad altre parti del corpo (attraverso il sangue o il sistema linfatico), metastatizzando a distanza.: in questi casi le probabilità di curare la malattia sono molto basse.

Le esatte cause del tumore alla prostata non sono ancora completamente comprese, ma i ricercatori hanno identificato diversi fattori predisponenti e gli sforzi sono volti a capire come questi possano indurre la trasformazione neoplastica. Un ruolo certo lo hanno le alterazioni ormonali che accompagnano la senescenza di ogni individuo: inizialmente fu imputata la “colpa” alla diminuzione dei livelli di testosterone, successive ricerche tuttavia hanno messo in luce che non è la primitiva riduzione di testosterone il problema, quanto più uno squilibrio tra la concentrazione di estrogeni paragonata alla concentrazione di testosterone.

Si possono evidenziare importanti fattori di rischio quali l’età avanzata, la razza afro-americana, la predisposizione familiare, lo stile di vita, pregresse prostatiti.

I sintomi del cancro prostatico possono includere:

  • Esitazione alla minzione
  • Nicturia (stimolo alla minzione notturno)
  • Mitto debole
  • Dolore durante la minzione
  • Disfunzione erettile
  • Sangue nelle urine
  • Stanchezza, perdita di appetito e malessere generale

Si tratta di sintomi, tuttavia, molto aspecifici che possono comparire anche in caso di patologie benigne quali l’iperplasia prostatica benigna e la prostatite. I tumori sono per il 90%  adenocarcinomi con lesioni inizialmente confinate ma con capacità di infiltrare lo stroma sempre maggiori.
Nelle fasi più avanzate, il tumore può aumentare le proprie dimensioni e invadere gli organi limitrofi. Metastatizza più frequentemente alle ossa, ai linfonodi e può invadere il retto, le vescicole seminali, la vescica e gli ureteri, mediante meccanismo di diffusione locale.

La prevenzione, associata alla diagnosi precoce, rimangono attualmente le migliori strategie di efficacia contro il tumore.

FONTI | Immagine in evidenza, Articolo originale

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Redazione | Nata a San Giovanni Rotondo il 31/10/1990 Università del Piemonte Orientale VI anno in corso, Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia Mi piacerebbe un giorno specializzarmi in dermatologia, perchè ritengo che la bellezza di questa disciplina sia immaginare la pelle come una lavagna sulla quale le diverse patologie lasciano segni che sta a noi interpretare.