Abbiamo creato un clima infame e ora la nostra salute ne paga le conseguenze.
È la conclusione cui giunge il rapporto “Climate Change is Harming our Health” del The Medical consortium of Climate and Health, stilato da esponenti di 12 associazioni mediche, che insieme rappresentano più della metà di tutti i medici operanti negli USA.
Più del 97% degli scienziati climatici ha concluso che esiste ed è in atto un cambiamento climatico e che noi ne siamo la causa.
Gli studi
Quello del consorzio non è il primo report a trattare delle azioni del cambiamento climatico sulla salute umana.
È il 22 Giugno 2015 quando il New York Times pubblica le parole di Peter Cox, coautore dello studio “Health and climate change: policy responses to protect public health” e professore di dinamica dei sistemi climatici all’Università di Exeter, in Inghilterra, che spiega chiaramente come non sia solo questione di fisica atmosferica, ma un problema che ci tocca da vicino come singoli.
The Lancet ha formato proprio nel 2015 una specifica commissione di studio sul fenomeno “Salute e cambiamento climatico” che è ancora all’opera: il meeting più recente si è tenuto a Londra dal 13 al 14 Marzo 2017 scorsi. E se non bastasse, il documento presentato dal consorzio si basa in massima parte sul rapporto del 2016 a cura del Global Change Research Program “The Impacts of Climate Change on Human Health in the United States: A Scientific Assessment”.
Il rapporto “Medical Alert! Climate change is harming our health” si pone l’obiettivo di colmare la distanza fra pubblico specialistico e l’opinione pubblica. Le informazioni e i dati sono miscelati ad aneddoti di medici e operatori sanitari, in modo tale da creare un vero e proprio senso di partecipazione nel lettore. Basterà per sensibilizzare l’opinione pubblica americana (e non)?
Cambiamenti, ma dove?
Sono 6 le problematiche che il rapporto mette a fuoco.
Prime, le patologie legate al calore. Gli accessi in pronto soccorso dovuti al caldo sono aumentati del 133% dal 1997 al 2006 e sono 9000 all’anno i giovani atleti americani trattati per malesseri e manifestazioni riconducibili al caldo.
L’inquinamento dell’aria è un avversario invisibile: basti pensare che l’aumentare delle temperature aumenta la stagione dei pollini e lo stesso diossido di carbonio nell’aria potenza i pollini e ne aumenta i livelli. Allergie e asma si fanno sempre più comuni. Zanzare e altri vettori risentono anch’essi dei cambiamenti climatici, sia nel medio che nel lungo periodo, portando con sé mali come la febbre di Dengue e la febbre West Nile anche in luoghi dove prima non ve ne era traccia.
La malattia di Lyme, ad esempio, causata da un batterio che infesta le zecche e particolarmente presente negli habitat boschivi, presenta un preoccupante movimento geografico di espansione che il rapporto non esita a sottolineare: dalle regioni del Nordest americano i casi sono intensificati e sparsi a macchia d’olio anche nell’Upper Midwest degli Stati Uniti.
Inoltre, i cambiamenti climatici ed i sempre più frequenti eventi drammatici che ne conseguono possono causare disagi mentali; si va dalla depressione alla sindrome da stress post traumatico. Cittadini americani colpiti dall’uragano Katrina e osservati nel periodo di 18 mesi hanno mostrato un incremento di pensieri suicidi (dal 2.8% a 6.4%) e di pianificazione dell’atto di suicidio (da 1.0% a 2.5%)
E ci sarebbero pure da aprire gli immensi capitoli sul cibo e le acque contaminate. Fra le varie possibilità si cita l’incremento della ciguatossina, sostanza prodotta da un alga e capace di avvelenare il pesce; se ingerita ha effetti acuti e cronici anche sul nostro organismo. Il riscaldamento delle acque, che si pronostica aumentare da 2.5° a 3.5° C nei prossimi anni, porterebbe ad un aumento dell’avvelenamento del pesce dal 200% al 400%.
Anche se il report parla della situazione americana, gli stessi risultati interessano da vicino anche noi.
E se tutti ne possono soffrire, qualcuno ne soffre più degli altri: bambini e donne in gravidanza, anziani e persone ammalate di patologie croniche o allergie, i più poveri.
Si afferma, quindi, la necessità di proteggere la salute. Bisogna ridurre gli sprechi energetici, facilitare la transizione verso le energie pulite e rinnovabili.
Nonostante il rapporto sia pensato per smuovere l’opinione pubblica americana, il mondo politico e quello industriale in difesa della salute della popolazione americana, non è comunque possibile rimanere sordi a delle evidenze mondialmente valide.
Dobbiamo cominciare a prenderci cura della Terra, non solo per una motivazione ambientalista e per sentirsi a posto con la coscienza, ma perché solo cosi potremo salvaguardare noi stessi.
FONTI| Medical Alert report; Articolo 1 ;Articolo 2; Articolo 3; Articolo 4; Report Globalchange