Che piaccia o meno, il caffè è una delle bevande più assunte al mondo, soprattutto in Europa e America. Il record assoluto lo detiene la Norvegia con un picco di 12 kg di caffè per abitante all’anno. Vista la “popolazione esposta” è fondamentale indagare anche i più piccoli effetti della bevanda, che in termini assoluti comportano variazioni su grandi scale.
Negli studi di popolazione c’è poco spazio per le esperienze personali
Si è detto molto del caffè, spesso anche in termini contrastanti: lo si è proposto come cardioprotettivo e come cardiolesivo, come anticancerogeno, come antidepressivo. Ultimamente però uno studio sembra giungere ad una conclusione definitiva sull’hard point più “hard” che c’è: la mortalità.
Gli studi di popolazione servono a far emergere evidenze nascoste all’occhio del singolo indagatore con il suo limitato corteo di osservazioni: l’assunzione di caffè è un ottimo paradigma di questa situazione.
Chi beve più caffè muore di meno?
Il nome dello studio – EPIC – da un’idea della portata: 451.743 persone arruolate in Europa, con un follow-up di 16.4 anni durante i quali sono morti 41.693 pazienti.
I risultati sono incredibili:
- Chi beve 3 o più caffè al giorno ha una riduzione della mortalità complessiva del 12% rispetto a chi non beve caffè
- Nei maschi la mortalità per cause gastrointestinali si riduce drasticamente (59% in meno del rischio).
- Nelle donne invece si riduce del 28% la mortalità per cause cardiovascolari. È incredibile come nell’uomo questa differenza non sia stata riscontrata.
- È stato tuttavia rilevato un aumento della mortalità (+31%) per neoplasia ovarica.
Uno studio parallelo – MEC – ha grossomodo confermato i trend dello studio EPIC nelle popolazione afro-americane e latinoamericane, non evidenziando significative differenze tra le varie etnie.
Caffè = Panacea?
Malgrado questi risultati sembrino molto forti, gli stessi autori mettono in guardia dall’idealizzare la caffeina. Il caffè è infatti una bevanda complessa con diversi oligoelementi: basti pensare che non sono state rilevate differenze tra normale e decaffeinato.
È prematuro asserire che il caffè possa proteggere o prevenire alcune malattie croniche, anche se i risultati sono incoraggianti. Si può comunque affermare che l’assunzione di moderate quantità, dalle 3 alle 5 tazzine – o circa 400mg/die – non è associata a eventi avversi ed è compatibile con una dieta salutare.
Questo per la gioia di studenti di medicina e medici!