Un vaccino può rendere il cervello immune agli oppioidi

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Sembra profilarsi all’orizzonte una nuova efficace arma contro la dipendenza da oppioidi ed eroina. Si tratta di un vaccino, finora testato nei topi e nelle scimmie, dimostratosi in grado di bloccare gli effetti di tali sostanze sul sistema nervoso centrale.

Dipendenza da oppioidi: i dati

L’abuso di sostanze stupefacenti rappresenta, negli USA, una problematica in crescente aumento, tale da essere connotata ormai come una vera e propria epidemia, in particolare per quel che riguarda l’eroina.

L’overdose da droghe ha causato, in America, oltre 50.000 decessi nel 2015 e più di 60.000 nel 2016. Di questi, oltre la metà erano dipendenti da oppioidi.

Il numero di soggetti dipendenti da eroina negli Stati Uniti è triplicato tra il 2003 e il 2014, e l’uso, per via endovenosa, di sostanze stupefacenti ha consentito la diffusione del virus HIV e di altre malattie trasmissibili attraverso il sangue.

In Europa, la situazione non sembra essere molto diversa. Circa 8 soggetti ogni 1000, in Gran Bretagna, sono dipendenti da eroina, il tasso più alto tra i Paesi Europei.

Tossicodipendenza e terapie: il background

La possibilità di realizzare vaccini in grado di contrastare la dipendenza da sostanze stupefacenti è stata oggetto di dibattito per molti decenni.

Le prime ricerche incentrate su un vaccino anti-eroina risalgono agli anni ’70, mentre notevoli sforzi venivano compiuti intorno alla metà degli anni ’90 nello sviluppo di vaccini contro la nicotina e la cocaina, senza tuttavia ottenere risultati soddisfacenti.

L’idea di un vaccino anti-eroina venne all’epoca abbandonata per dare spazio a trattamenti di tipo diverso, come quello sostitutivo, basato sulla somministrazione, al posto dell’eroina, di oppioidi meno potenti, tra i quali il metadone, al fine di consentire al tossicodipendente di abolire l’uso dell’eroina senza i gravi sintomi che caratterizzano la sindrome da astinenza.

Un’ulteriore opzione terapeutica, incentrata sull’impiego di composti, come il naltrexone, in grado di bloccare gli effetti psicotropi dell’eroina, ha trovato ampio spazio non solo nel trattamento delle tossicodipendenze ma anche della dipendenza da alcol, in quanto riduce in entrambi i casi il fenomeno del craving. Tuttavia, il naltrexone risulta associato ad effetti collaterali quali astenia, ansia e disturbi gastrointestinali. Ma soprattutto, il soggetto dipendente da eroina, nel tentativo di superare il “blocco” esercitato dal naltrexone, tende ad aumentare la dose di oppioide, con i conseguenti casi di overdose fatale verificatisi in Australia, dove il naltrexone veniva somministrato tramite un impianto chirurgico che il paziente non era in grado di regolare.

Vaccino anti-eroina: i risultati della nuova ricerca

Sono stati presentati al Meeting dell’American Chemical Society (ACS) i risultati della ricerca condotta dal chimico Kim D. Janda dello Scripps Research Institute della California.

C’è l’urgente necessità di trovare una soluzione medica per contrastare gli effetti di tali sostanze. Chi fa uso di droghe sta virando sempre più velocemente nella direzione di oppioidi e di preparati sintetici più potenti, in quanto sono più economici e veloci da produrre” – Kim D. Janda

Il fentanyl, ad esempio, è 100 volte più potente della morfina, mentre altri oppioidi sintetici raggiungono una potenza 10mila volte maggiore.

Il nuovo vaccino, realizzato dal gruppo di ricerca di Janda, si è rivelato efficace nel rendere il cervello di topi e scimmie rhesus immune alle alterazioni chimiche che queste sostanze sono in grado di determinare.

L’obiettivo è quello di ottenere un vaccino che sia in grado, anche nell’uomo, di bloccare gli effetti psicotropi indotti sia dall’eroina che dal fentanyl.

Meccanismo d’azione

I vaccini contro cocaina e nicotina, che hanno rappresentato il primo tentativo di combattere le tossicodipendenze, non si sono dimostrati efficaci nella maggior parte dei pazienti durante i trial clinici, in quanto non progettati adeguatamente”- Kim D. Janda

L’errore degli studi precedenti si basa sull’idea che la sostanza d’abuso sia il target sul quale esercitare il meccanismo di blocco.

In realtà, la molecola di eroina non è l’agente attivo, ma solo un “profarmaco, che viene degradato all’interno dell’organismo per produrre la molecola attiva, ovvero la morfina, in grado di interagire con i recettori specifici a livello cerebrale, con la conseguente azione psicotropa. L’eroina risulta essere più potente della morfina in quanto è una molecola lipofila e, come tale, può attraversare la barriera ematoencefalica più velocemente di quest’ultima, raggiungendo il sistema nervoso centrale.

Il team guidato da Janda si è concentrato, dunque, sulla realizzazione di un vaccino rivolto contro la morfina ed un altro oppioide chiamato 6-acetil morfina, un intermediario nel processo di conversione dell’eroina.

Una delle difficoltà affrontate nello sviluppo di un vaccino contro questo tipo di droghe consiste nel fatto che gli oppioidi sono costituiti da molecole di piccolissime dimensioni che il sistema immunitario non è capace di riconoscere.

Janda ha, dunque, utilizzato:

  • Piccole molecole, chiamate apteni, dotate di struttura simile a quella delle sostanze target;
  • Proteine carrier, chiamate epitopi, che trasportano gli apteni e forniscono, a loro volta, un sito di legame per gli anticorpi.

Il meccanismo del vaccino contro eroina e fentanyl segue i principi generali dei consueti vaccini rivolti contro malattie infettive quali morbillo e poliomielite. Ovvero, il sistema immunitario viene “allenato” a riconoscere le droghe come agenti estranei e a combattere contro di essi. Questo risultato viene ottenuto, in base ai dati illustrati da Janda, attraverso la somministrazione di tre dosi vaccinali, distanziate di sei settimane l’una dall’altra, che, nello studio effettuato, hanno dimostrato di poter indurre il sistema immunitario di topi e scimmie a produrre anticorpi contro i complessi aptene – epitopo, dotati della specifica struttura target della sostanza d’abuso. Tali anticorpi neutralizzano le molecole di eroina, impedendone l’interazione con i corrispondenti recettori e prevenendo, quindi, la comparsa dei tipici effetti (euforia e dipendenza).

Le reazioni del mondo scientifico: pro e contro

Alcuni specialisti in materia di tossicodipendenze hanno mostrato solo una cauta approvazione nei confronti dei risultati della nuova ricerca.

I vaccini, come qualsiasi altro trattamento farmacologico, avranno per le tossicodipendenze solo un modesto successo” – Eugenia Oviedo Joekes del Centre for Health Evaluation and Outcome Sciences in Vancouver.

Le fa eco Michael Kelleher del Lambeth Addictions Consortium a Londra, che sottolinea l’importante ruolo dei fattori sociali e culturali nel determinare l’insorgenza di una tossicodipendenza e, soprattutto, nell’alimentarne lo sviluppo e la persistenza.

L’abuso di droghe colpisce spesso le parti più deboli della società ed è la risposta ad una serie di problematiche sociali e psicologiche”. – Kelleher

L’abuso di sostanze, se correlato ad un background socio-culturale di degrado, può risultare, dunque, difficile da estirpare seppur in presenza di trattamenti efficaci.

Janda, invece, sostiene fermamente i potenziali vantaggi di un vaccino di questo tipo:

  • bassi costi;
  • protezione a lungo termine (fino ad 8 mesi);
  • basso rischio di ricadute;
  • possibile associazione con psicoterapia di supporto.

Solo in futuro potremo scoprire se e in quale misura tali risultati possano concretizzarsi.

FONTI | Vaccino anti-eroina, Risultati ricerca, Fentanyl, The Guardian, Meeting American Chemical Society, Aptene, Epitopo, Metadone, Naltrexone, Sindrome da astinenza, Eroina, Oppioide, Immagine in evidenza