Vaccino anti malaria: punto della situazione e novità

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Il recente decesso di una bambina di Trento ha focalizzato l’attenzione di tutti su una malattia debellata da anni in Italia: la malaria.

La malaria è la più importante parassitosi e la seconda malattia infettiva al mondo per morbilità e mortalità dopo la tubercolosi, che ogni anno conta oltre 200 milioni di nuovi casi e 438.000 decessi.

Nell’uomo è causata da 5 specie di protozoi del genere Plasmodium: P.falciparum, P.vivax, P.ovale, P.malariae e P.knowlesi. Dei cinque plasmodi il P.falciparum è particolarmente pericoloso potendo causare infezioni letali anche in brevissimo tempo. Successivamente l’infezione è trasmessa all’uomo dalla zanzara femmina del genere Anopheles; ne esistono centinaia di specie variamente distribuite in tutti i continenti.

Un vaccino davvero efficace somministrato su ampia scala, potrebbe contribuire a far diminuire i casi di malaria, ma finora il suo sviluppo è stato complesso.

Nel 2015, fu la rivista “The Lancet” a pubblicare i primi e incoraggianti risultati significativi.

Più di 25 anni di ricerca e sviluppo hanno permesso alla società farmaceutica britannica GlaxoSmithKline (GSK) di realizzare un vaccino sperimentale RTS,S/AS01 contro il Plasmodium falciparum.

A luglio dello stesso anno L’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, ha approvato il vaccino autorizzandone la commercializzazione e quest’anno la World Health Organization Regional Office for Africa (WHO/AFRO) ha annunciato che il vaccino sarà utilizzato a partire dal 2018 in Ghana, Kenya e Malawi.

Il vaccino RTS,S/AS01, a base di proteine ricombinanti, ha la capacità di rendere il sistema immunitario più reattivo al parassita che causa la malaria; tuttavia nei test clinici condotti finora ha consentito di prevenire circa 4 su 10 contagi da malaria.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) condurrà tre progetti pilota negli stati africani del Ghana, del Kenya e del Malawi. Il progetto interesserà circa 750mila bambini tra i 5 e i 17 mesi: metà di loro riceverà il vaccino per verificarne l’efficacia, mentre il resto farà da gruppo di controllo.

Per essere efficace e offrire una copertura sufficiente, il vaccino deve essere somministrato quattro volte: una al mese per tre mesi e una quarta dopo diciotto mesi. Questo potrebbe rappresentare un ostacolo in contesti più emarginati e difficili da tenere sotto controllo. Per valutare tale aspetto, negli Stati Uniti è partito un test sugli adulti, il più ampio mai condotto infettando deliberatamente i soggetti immunizzati.

La sperimentazione, riguarderà 160 volontari, la cui vaccinazione è già iniziata, che verranno poi esposte al plasmodio attraverso punture di zanzare infette. Questa fase critica – chiamata infezione umana controllata di malaria, o CHMI –  avverrà in ambiente di laboratorio controllato dopo tre mesi dall’ultima dose somministrata. Il vaccino è lo stesso che sarà testato su bambini in Africa l’anno prossimo, ma con differenti formulazioni, per verificare se queste modifiche ne aumentano l’efficacia, ora considerata bassa per un uso generalizzato.

“Questo studio è determinante per capire se il vaccino Rts,s, originariamente sviluppato per prevenire la malaria nei bambini, può essere efficacemente adattato per prevenire l’infezione in tutte le popolazioni a rischio nei paesi endemici, accelerando l’eliminazione del parassita”

spiega il prof. Ashley Birkett dell’associazione Path.

Lo studio CHMI valuterà l’efficacia, l’immunogenicità e la sicurezza di vari regimi utilizzando due differenti formulazioni di RTS, S. Oltre a testare il vaccino per le sue capacità di protezione, i ricercatori cercano anche di capire meglio come funziona il vaccino. Esamineranno i meccanismi immunitari associati all’efficacia del vaccino mentre lo studio avanza.

Tale processo durerà 15 mesi e valuterà diverse variabili, tra cui la formulazione e il dosaggio del vaccino.

Attualmente come ci si protegge dall’infezione?

I modi più efficaci sono la chemioprofilassi e la protezione nei confronti del vettore (zanzara Anopheles).  E’ essenziale sapere che non esiste nessuna profilassi farmacologica che offre una protezione completa.

Al momento sono disponibili sei schemi di chemioprofilassi. La loro indicazione dipende da molteplici elementi: la distribuzione geografica delle specie di plasmodi, la prevalenza dell’infezione nella regione visitata, la resistenza ai farmaci da parte di P.falciparum, le caratteristiche individuali del viaggiatore e la possibilità di adottare misure di protezione dalla puntura dell’insetto vettore.

Quando si è punti da zanzara Anopheles, i parassiti si sviluppano nel fegato dell’uomo senza causare sintomi; è questo il periodo di incubazione, della durata variabile secondo le specie ed i ceppi. Questo intervallo può essere molto breve – 6, 7 giorni –  fino ad arrivare ad alcuni mesi. Trascorso questo periodo, i plasmodi raggiungono il sangue dove parassitano il loro bersaglio, i globuli rossi. E’ possibile confermare la diagnosi attraverso il ritrovamento del parassita nel sangue del paziente per mezzo di un esame al microscopio.

Il trattamento della malattia deve essere tempestivo e si avvale di anti-malarici. Il farmaco più efficace nel trattamento dell’infezione da P. falciparum è l’artemisinina, in combinazione con altri antimalarici. I medicinali impiegati nella terapia della malaria non sono necessariamente gli stessi validi per la profilassi anti-malarica e non lo sono certamente le posologie con cui sono impiegati.

FONTI | articolo lmius aprile; WRAIRabstractulteriori informazioniimmagine in evidenza.

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.