Caso

Paziente donna di 25 anni, insegnate di scuola materna, viene visitata in pronto soccorso per la comparsa di pustole voluminose e dolenti nel cavo orale. Riferisce di avere febbre alta (38-38.5°C) da circa 3 giorni. E’ astenica e di colorito pallido. Ha mal di testa e nausea.

All’ E.O. è possibile osservare marcata disidratazione delle labbra, presenza di rash diffuso, linfonodi laterocervicali lievemente aumentati di volume e dolenti.

Agli esami di laboratorio lieve anemia e leggero aumento delle transaminasi.

Come procedereste con l’iter diagnostico? Quale la diagnosi?

La diagnosi è: MONONUCLEOSI

E’ una malattia infettiva il cui agente eziologico è il virus di Epstein-Barr (EBV) appartenente alla famiglia degli herpes virus. Viene anche chiamata la “malattia da bacio” a causa della sua facile trasmissione attraverso la saliva e oggetti (posate o giocattoli nei bambini) che sono venuti a contatto con soggetti infetti.

Più frequente nei bambini e negli adolescenti, ma può interessare anche categorie di lavoratori a diretto contatto con questi. Si stima che, nel corso della propria vita, circa il 90% della popolazione mondiale adulta entri in contatto in contatto con il virus  sviluppando anticorpi specifici, senza aver mai accusato alcun segno di infezione.

Il nome deriva dal meccanismo patogenetico con cui il virus infetta l’organismo: la presenza del virus stimola la produzione dei globuli bianchi e, nella fattispecie, delle cellule mononucleate (con un solo nucleo) o monociti nel sangue, solitamente presenti in numero ridotto.

A livello clinico si possono avere: malessere generalizzato, febbre,  faringite con tonsille ricoperte da una patina biancastra e aumento delle dimensioni degli organi emolinfopoietici. Può comparire esantema morbilliforme, mal di testa, nausea e fotofobia. In qualche caso, la malattia può indurre una sofferenza epatica, evidenziabile attraverso esami sierologici, per l’aumento delle transaminasi.

Il periodo di incubazione può durare dai 30 ai 60 giorni. Dopo il contagio la maggior parte dei soggetti riesce a riprendere le normali attività quotidiane. Tuttavia, la stanchezza può persistere per settimane e, talvolta, per mesi.

Dopo la guarigione, l’infezione rimane allo stato latente e può ripresentarsi periodicamente (quando le difese immunitarie si abbassano).

La diagnosi differenziale deve essere posta con altre malattie infettive, come l’epatite virale, la malattia da citomegalovirus, la toxoplasmosi e la rosolia.

Una diagnosi certa si raggiunge soltanto mediante esami ematologici e immunologici specifici tra cui:

  • Esame emocromocitometrico: globuli bianchi aumenti e all’analisi microscopica dello striscio ematico risultano presenti caratteristiche cellule mononucleate.
  • Monotest: test semplice e rapido, utilizzato per il supporto alla diagnosi di infezioni da EBV, ma poco specifico.
  • Ricerca degli Anticorpi anti-EBV VCA: valuta la presenza nel siero di anticorpi specifici (Viral Capsid Antigen) per l’EBV (sia di classe IgG che di classe IgM) che compaiono a seguito dell’infezione.
  • Ricerca degli Anticorpi anti-EBV EA: individua gli anticorpi specifici del virus (Early Antigen), riscontrabili nel sangue anche a distanza di mesi (le IgG si possono ritrovare anche a distanza di anni nel sangue, a indicare che la mononucleosi è stata contratta in precedenza).

Nella maggior parte dei casi, la mononucleosi si risolve positivamente, senza complicazioni, entro due o tre settimane dall’esordio dei sintomi.

Il paziente colpito da mononucleosi dovrebbe riposare a letto ed evitare sforzi fisici per almeno 6-8 settimane, specie se si è sviluppato un ingrossamento della milza: la rottura di quest’organo per traumi addominali è, infatti, una complicanza rara, ma molto pericolosa.

Non esistono farmaci specifici per la mononucleosi ma solo terapie sintomatiche: Il trattamento si basa sulla somministrazione di analgesici e antipiretici (paracetamolo).
Nei casi più gravi si può ricorrere ai cortisonici per  gestire eventuali complicanze delle vie respiratorie.

Mai utilizzare gli antibiotici: possono causare danni al sistema immunitario in quanto inutili per una infezione di tipo virale.

Marica Romano
Sono studentessa di Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Bari. Amo la scienza in ogni sua sfaccettatura ma la medicina occupa una parte privilegiata nel mio cuore e nella mia mente.