Dolcificanti artificiali: Sono veramente senza rischi?

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I dolcificanti sono utilizzati in moltissimi alimenti di consumo quotidiano, dalle bibite gassate “zero” alle caramelle “sugarfree”, fino al dolcificante da mettere nel caffè.

I dolcificanti più utilizzati sono il sucralosio, l’acesulfame di potassio e l’aspartame.

Vengono utilizzati per ridurre l’assunzione di zuccheri, specificatamente il saccarosio (zucchero da tavola), quindi ridurre l’introito calorico. In particolare vengono consigliati alle persone diabetiche o a rischio diabete mellito di tipo 2: in questo modo, pur limitando l’assunzione di glucosio ed i picchi insulinici, non viene meno il gusto dolce degli alimenti.

I dolcificanti artificiali non essendo metabolizzati, vengono escreti così come sono assunti, quindi sono privi di calorie, unica eccezione è l’aspartame che, invece, essendo metabolizzato ha un quantitativo calorico molto basso (circa 4 kcal/gr) ed è proibito alle persone affette da fenilchetonuria. Inoltre il potere dolcificante di questi composti è centinaia di volte maggiore rispetto a quello del saccarosio.

Nuovi studi sembrerebbero però evidenziare come essi non siano privi di rischi, anzi potrebbero essere implicati nello sviluppo di obesità e diabete mellito.

Correlazione tra obesità e dolcificanti artificiali

Nell’immaginario collettivo si è portati a pensare al dimagrimento o al prendere penso come ad una operazione matematica, ad esempio se brucio 2000 kcal e ne assumo 1700, allora vado verso il dimagrimento. Tuttavia vari studi mettono in luce una situazione differente.

Sono state diverse le ricerche effettuate, ed esse prevedevano coorti di persone molto ampie e variegate, a questi individui è stato fatto assumere zuccheri prevalentemente in forma di dolcificante artificiale per un lungo periodo di tempo.

Teoricamente queste persone avevano un introito calorico ridotto, avrebbero dovuto anche ridurre il loro peso: tuttavia questo non è avvenuto, anzi è aumentato il loro peso corporeo, con un incremento del BMI e del loro girovita. L’incremento del peso corporeo  innalza il rischio legato ad una serie di patologie, come quelle cardiovascolari ed il diabete mellito di tipo 2, che è legato in particolare all’aumento del grasso viscerale.

Studi sono stati effettuati anche su bambini, in cui sia l’utilizzo di bevande gassate zuccherate, sia la versione sugarfree con dolcificanti, ha comunque comportato un aumento del peso corporeo e del BMI, anche se nel secondo caso in maniera minore.

Altri studi hanno evidenziato che l’utilizzo dei soli dolcificanti non aiuti a ridurre il peso corporeo: la riduzione di esso si è verificata solo nei partecipanti con peso molto elevato. Invece avere una dieta ipocalorica accompagnata dall’utilizzo di dolcificanti, associati ad esercizio fisico ha ridotto di molto il peso corporeo.

Analisi del cambiamento del microbioma

Un’interessante ricerca effettuata sia nei topi che negli uomini, è andata a verificare se esistesse un cambiamento di microbioma intestinale in una dieta in cui erano presenti dolcificanti artificiali, con dosi di assunzione entro il limite di sicurezza indicato dall’FDA. Il risultato è stato, che sia nei topi, che negli umani è stato osservato un cambiamento del microbioma, con l’aumento dei Bacteroides (associati ad un maggior rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2) e la diminuzione dei Clostridiales. Oltre questo, si è osservato anche un aumento di peso sia nei topi che umani, in più è stato rilevato anche un aumento del metabolismo degli sfingolipidi e della biosintesi dei lipopolisaccaridi.

Risposte neuronali

Quando si assume del cibo, in particolare dal sapore dolce, si attiva un circuito cerebrale di ricompensa che ci dona piacere, questo circuito è lo stesso che si attiva dopo l’attività sessuale o dopo l’assunzione di droghe. Infatti un periodo di astensione totale da saccarosio, provoca gli stessi comportamenti dell’astensione da droga.

Questo circuito prevede due branche, una sensoriale ed una post-ingestiva. Quest’ultima che viene mediata principalmente dall’ipotalamo, può avere un effetto positivo o negativo sulla sazietà. Ci sono prove che indicano la totale assenza della fase post-ingestiva nel caso di assunzione di dolcificanti artificiali. Quindi un cibo dolce ma privo di calorie non attiverebbe in maniera completa il circuito di ricompensa andando a saltare appunto questa ultima fase. Ciò è dimostrato anche da risonanze magnetiche che mostrano una depressione segnalatoria a carico dell’ipotalamo. Siccome il circuito di ricompensa non si completa, gli individui sono più propensi a cercare altro cibo.

Conclusioni

Pur essendoci molte evidenze riguardo la correlazione tra dolcificanti artificiali ed un possibile incremento del peso corporeo. Essi ancora rappresentano ancora uno strumento valido come alternativa al consumo di zucchero, in particolare per i diabetici, che hanno bisogno di tenere sotto stretto controllo l’assunzione di glucosio, quello che però si raccomanda è la moderazione nel loro uso.

FONTI |Articolo microbioma; Articolo neurobiologia dolcificanti; Articolo giornalistico 1; Articolo giornalistico 2

Matteo Ricci
Redazione | Frequento il 4° anno del corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Perugia. Amo la medicina ed è la mia passione, più specificatamente mi interessano molto la pediatria, le malattie infettive e l'immunologia. Nel tempo libero leggo sia libri scientifici che manga.