Donne medico: gli ostacoli nell’esercizio della loro professione

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Un’analisi condotta dalla Commissione pari opportunità dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Milano (OMCeOMI) ha mostrato numerosi condizionamenti per le donne medico.

In stretta collaborazione con la Associazione italiana donne medico (AIDM), la commissione fu istituita nel 2009 e offre aiuto e consulenza alle donne medico.

I dati circa la loro attività sono stati presentati durante il convegno “Donna, medico, mamma: si può fare”.

Gli stessi organizzatori non si aspettavano i risultati raccolti.

“In realtà, poco dopo l’inizio del servizio, sono iniziate ad arrivare donne con storie agghiaccianti di discriminazione lavorativa” racconta Maria Teresa Zocchi, referente della stessa Commissione.

In totale, allo sportello, sono giunte 41 segnalazioni di professioniste che hanno perso il lavoro o che hanno subito discriminazioni sul posto di lavoro per il fatto di essere diventate madri. E questi dati sembrano una minima parte in confronto al reale fenomeno, spiega ancora Zocchi. Molte altre donne infatti preferiscono non parlarne per timori di ripercussioni e conseguenze per la loro carriera.

La commissione ha di recente attivato un osservatorio a cui le donne medico potranno “far riferimento per segnalare e denunciare, dietro la garanzia dell’assoluto riserbo, eventuali pratiche discriminatorie o di mobbing” secondo quanto spiegato dal presidente Omceo Roberto Carlo Rossi.

Anche l’Ufficio per la parità della regione Lombardia, presieduto dalla dott.ssa Carolina Pellegrini, ha puntato l’attenzione sul fenomeno delle dimissioni apparentemente consensuali, ma molto spesso obbligate.

Una ricerca promossa nel 2011 ha calcolato che nella sola Lombardia, sarebbero oltre cinque mila le donne che ogni anno si dimettono dal lavoro nel primo anno di vita del loro figlio. I numeri vengono confermati e accentuati nella stima nazionale.

“Sappiamo che nel nostro Paese le risoluzioni di contratto dopo il primo anno di vita del bambino sono state oltre 37mila” rivela la dott.ssa Pellegrini.

Cifre similari emergono da una ricerca condotta dal sindacato dei medici dipendenti (Anaao). Lo studio ha messo in luce che per oltre il 34,7% delle dottoresse, la carriera ha rappresentato un condizionamento nella scelta genitoriale.

Il 55,6% delle donne ha ammesso di aver dovuto ridimensionare le proprie aspirazioni lavorative in seguito alla nascita di un figlio. Ben diversa la situazione per i colleghi uomini per i quali la percentuale scende al 16.4%.

La maggior parte delle professioniste (80%) ha dichiarato invece di essere stata svantaggiata nell’accesso ai ruoli di vertice. Una percentuale che sale al 90% per le specialità chirurgiche.

Non di inferiore frequenza la percentuale di dottoresse che ha rivelato di aver subito mobbing “per il fatto di essere donna” soprattutto al di sotto dei 31 anni.

Uno degli aspetti più importanti messi in luce dalla ricerca è la bassa incidenza delle donne medico che usufruisce a pieno del periodo di congedo previsto con la nascita di un figlio.

Uno sguardo attento ai numeri e alle problematiche emerse fa ben comprendere la necessità di una proficua riflessione. In quest’ottica, la regione Lombardia ha deciso di inviare a tutti i direttori generali degli ospedali lombardi una lettera per invitare al pieno rispetto della norma sulla tutela della maternità.

A fianco a questi dati si pone il crescente timore per le condizioni di lavoro: risale a una settimana fa l’ultimissima mobilitazione delle professioniste preoccupate per la scarsa sicurezza nei presidi ospedalieri.

“Abbiamo paura”: questo l’appello delle donne medico di guardia che lamentano scarsa sicurezza dei distretti in cui operano.

Secondo un rapporto shock dell’Ordine, la quasi totalità dei medici che prestano servizio di notte ha subito uno o più episodi di violenza.

Un’audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato per fermare l’ondata di violenza ai danni di medici e personale sanitario: questa è la richiesta in merito di Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato dei Medici Italiani (Smi), contenuta in una lettera inviata alla presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Emilia De Biasi.

La dott.ssa Onotri scrive anche a nome del “Coordinamento Nazionale Donne Medico contro la violenza e per la difesa della sanità pubblica” di cui è membro.  Una lettera per chiedere ai senatori di ascoltare le ragioni e le proposte del Coordinamento e, soprattutto, per fissare la data di un’audizione in Senato.
FONTI | immagine in evidenza; riferimentiAIDM, OMCeOMI, SMI.

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.