Caso Clinico

Joseph, paziente indonesiano, è in Italia da circa una settimana. Parla poco italiano e si reca al medico di guardia della sua struttura accompagnato da un interprete.

Quest’ ultimo comunica al medico i seguenti sintomi: rinorrea, difficoltà nella deglutizione e debolezza da quando è arrivato nella struttura, dolore addominale e diarrea nelle ultime 24h.

All’ E.O. il paziente appare dispnoico e lievemente cianotico, ha febbre (38.5°C), sono palpabili alcuni linfonodi laterocervicali e vi è la presenza di placche grigiastre nell’orofaringe. L’addome è trattabile, né dolente né dolorabile alla palpazione. Visibile dermatite diffusa su tutto il corpo.

Grazie all’ausilio di un saturimetro, è possibile misurare la SO2% che risulta essere ridotta a 76%.

Che patologia ha il paziente???

DIFTERITE

La difterite è una malattia infettiva il cui agente eziologico è il bacillo Corynebacterium diphtheriae. Questo è un gram+ con tendenza a localizzarsi in prossimità o a ridosso delle mucose della faringe e delle primissime vie respiratorie: qui si riproduce, dando luogo anche alla formazione di una esotossina (tossina difterica).

A causa della sua predilezione a localizzarsi a livello delle alte vie respiratorie, la trasmissione avviene facilmente per via aerea ma anche per manipolazione di oggetti contaminati (raro) e contatto con le lesioni cutanee (se presenti).

E’ una patologia estremamente rara nei Paesi sviluppati, molto più frequente nei Paesi in via di sviluppo o con scarse condizioni igienico-sanitarie. Attualmente la malattia può essere riscontrata anche nei pazienti che non hanno preventivamente eseguito la vaccinazione o che sono immunodepressi.

La manifestazione più classica, patognomonica, è la presenza delle placche di colore grigio-nero a livello delle alte vie respiratorie. A queste si accompagnano: linfoadenopatia a livello sopratutto cervicale, sintomi flu-like e, nei casi più gravi, sintomi da insufficienza respiratoria e neurologici. Il periodo di incubazione va dai 2 ai 5 giorni.

La diagnosi differenziale va posta con: faringiti batteriche e virali, mononucleosi infettiva, sifilide orale, candidosi. La diagnosi verrà confermata con l’esame batteriologico delle lesioni.

Gli individui che sviluppano la malattia vanno trattati immediatamente con l’antitossina e antibiotici (eritromicina o penicillina) e messi in isolamento per evitare che contagino altre persone. In genere, già dopo due giorni di terapia non sono più contagiosi.

La strategia più efficace contro la difterite resta il vaccino: contiene l’anatossina batterica. Viene somministrato in combinazione con quello contro il tetano e contro la pertosse (DTP). Inoltre, oggi si tende a vaccinare i nuovi nati con il vaccino esavalente, che protegge anche contro la poliomielite, l’epatite virale B e le infezioni invasive da Haemophilus influenzae B. Il vaccino è consigliato a:

  • tutti i bambini nel primo anno di vita
  • tutti gli adulti non vaccinati
  • i viaggiatori che si recano nelle zone dove la malattia è endemica.

Il ciclo di base del vaccino è costituito da tre dosi, da praticare al terzo, quinto e dodicesimo mese di vita del bambino. Successivamente vengono eseguite due dosi di richiamo, all’età di 6 e 14 anni. A ciclo ultimato, la vaccinazione antidifterica conferisce una protezione pressoché totale. Per conservare una buona immunità, si possono fare ulteriori richiami ogni dieci anni.

Marica Romano
Sono studentessa di Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Bari. Amo la scienza in ogni sua sfaccettatura ma la medicina occupa una parte privilegiata nel mio cuore e nella mia mente.