Negli ospedali oppure lontano dalle mani più esperte, sono 55,7 milioni le donne ogni anno nel mondo che hanno un aborto indotto. E questo in un tempo dove la tecnologia e la tecnica sono sempre più perfezionate e meno perfettibili e la sanità è teatro di enormi progressi.
Eppure, sono comunque 25,1 milioni gli aborti indotti non sicuri: questo il numero delle procedure che mettono a rischio la salute o la vita della donna ogni anno.
Uno studio che attendevamo
Prima dell’ultimo studio pubblicato questo 25 Novembre su The Lancet, erano state rese note cifre sulla frequenza di aborti indotti non sicuri nel 1995, nel 2003 e nel 2008. Gli ultimi dati che ora possediamo si riferiscono invece al lasso di tempo 2010-2014.
Come distinguere un aborto indotto sicuro da uno che non lo è? Fortunatamente l’OMS ha provveduto ad una definizione univoca. Se praticato da operatori sanitari e secondo le linee guida, un aborto indotto è sicuro. Non lo è nel caso sia eseguito da operatori capaci ma con mezzi inadeguati o senza le corrette informazioni, o nell’eventualità che l’aborto sia eseguito da persone non capaci con metodi pericolosi ed invasivi in un ambiente che non rispetta gli standard igienici.
Sono 25 anni che questa definizione regolamenta la procedura, eppure nell’ultima raccolta dati risalente al non lontano 2012 erano ben 25,1 milioni gli aborti indotti non sicuri, di cui la quasi totalità (97%) avevano luogo nei paesi in via di sviluppo. Paesi dove per carenza di risorse, o magari legislazione, la donna può perdere la vita abortendo.
Sicurezza non è solo competenze
Sono 182 i paesi analizzati dagli autori. E per gestire nel migliore dei modi l’idea di “sicurezza” legata all’aborto gli analisti hanno creato dei campi concettuali tramite i quali leggere la mole di informazioni che si accumulava sulle scrivanie.
A ben pensarci, la scelta dei criteri si rivela oculata e ragionevole.
Sono tenuti da conto, infatti, sia la capacità degli operatori e la tecnologia a loro disposizione, che il contesto legale (leggi presenti o mancanti) e l’accessibilità finanziaria della procedura. Nondimeno lo stigma dell’aborto risulta essere un fattore di sicurezza: meno questo è presente in un contesto sociale e culturale e più sono accettate, e di conseguenza accettabili dal punto di vista degli standard sanitari internazionali, le procedure. E la donna non rischia ritorsioni anche brutali.
Gli aborti nel mondo
Risultato dell’analisi? Nell’arco di tempo 2010-2014 sono 30,6 milioni gli aborti in sicurezza. Una bella cifra, ma per nulla rinfrancante: rappresenta infatti poco più della metà (54%) del numero di aborti indotti totali.
Quasi tutti gli aborti indotti nei paesi ad alto reddito risultano sicuri, precisamente l’87,5%, ma lo stesso non si può dire dei paesi in via di sviluppo: qui solo il 50,5% delle donne abortisce in sicurezza.
Tra le regioni che registrano dati meno felici, particolare attenzione va posta al Sud Est Asiatico, all’Asia Occidentale ed all’Africa meridionale. Proprio nel continente africano quasi ogni aborto indotto è valutato come non sicuro, capace di mettere a rischio la donna.
È interessante notare come vi sia un proporzionalità fra la presenza di leggi che garantiscano la possibilità di procedere ad aborti indotti in sicurezza e l’effettiva sicurezza degli aborti indotti praticati. Nei 57 paesi nei quali l’aborto può essere richiesto per legge l’87% avviene in sicurezza.
Al contrario, nei paesi dove l’aborto indotto è proibito o consentito solo come misura per preservare la vita della donna, solo un quarto degli aborti è sicuro. Diretta la conseguenza: la legge è un dispositivo che può mettere in sicurezza, di beneficio per la salute della donna.
Una cosa per cui vale assolutamente la pena spendersi.
Come si rende un paese un posto sicuro per abortire? Come hanno fatto le regioni dell’Europa dell’Est: immettendo nel sistema sociale e di assistenza linee guida universalmente riconosciute, promuovendo corsi di aggiornamento e pratica per gli operatori e mantenendo database aggiornati con dati basati sulle evidenze. Nulla di trascendentale, seppur dispendioso.
L’insostenibile necessità della legge
Lo studio nel sua disamina disarticola perfino uno dei motivi spesso paventati dagli oppositori della libertà ad interrompere la gravidanza alias pro life: “A garantire l’aborto, si inflaziona e irresponsabilizza il suo uso”. Pare invece di no: Nord Europa e Nord America, paesi dove si concentrano tante condizioni favorevoli come un elevato grado di sviluppo economico, leggi poco restrittive sull’aborto, un alto uso di contraccettivi ed un elevato grado di equità di genere, presentano i più bassi tassi d’aborto del mondo.
Dove, invece, l’aborto indotto non risulta praticato in sicurezza, la donna si trova sostanzialmente sola a combattere contro complicanze serie e letali quali emorragie, infezioni, perforazione dell’utero, danni al tratto genitale o ai genitali esterni per via dell’utilizzo di strumenti come bastoni, ferri da maglia, vetri rotti introdotti nella vagina o nell’ano per indurre l’aborto. (Tristemente, non ci siamo inventati dell’utilizzo di nessuno di questi oggetti. Ndr)
Sono ogni anno 7 milioni le complicazioni causate da aborti indotti non in sicurezza, secondo l’OMS: la strada è lunga, ed il pantano ideologico dove spesso incespicano le discussioni che affrontano il topic non aiutano certo.
Il consiglio di The Lancet
A conclusione dello studio, gli autori ci forniscono un’indicazione di metodo per prevenire queste tragedie: per garantire un miglioramento della sicurezza dell’aborto, ma prima ancora, proprio per migliorare considerevolmente la salute della donna, è necessario rendere più accessibile la contraccezione, ma anche garantire risorse e concepire linee guida che adeguino agli standard corretti tutte le procedure messe in atto in un dato territorio. Consigli pragmatici, come lo devono essere indicazioni che possano tornare utili a movimenti o governi.
D’altro canto non si è mai abbastanza in anticipo quando si tratta di preservare salute. Parlando di aborto, si è pure in ritardo. Tanto più che oggi una gravidanza su quattro sfocia proprio in un aborto indotto.
FONTI| articolo 1; articolo 2; articolo 3; database internazionale legislazione sull’aborto; La guida per gli aborti sicuri