Chi non ha avuto l’occasione di incrociare la simpatica presenza del dottor Nowzaradan? In una sessione di zapping in televisione o in un divertente meme su internet, il dottore specializzato in obesità è diventato ubiquitario. “Le viene fame? Mangi un frutto!”.
Come molte cose su cui si cerca di fare umorismo, l’obesità non è affatto divertente. E’ una vera e propria epidemia di questo secolo. Ma come si può combattere questo problema? La risposta non è univoca, non esiste una soluzione definitiva. Un nuovo studio cerca però di rispondere ad una domanda importante: la chirurgia bariatrica è veramente efficace?
Nel nuovo studio, pubblicato su Journal of the American Medical Association, gli esperti hanno cercato di scoprire se le operazioni di riduzione dello stomaco hanno un impatto a lungo termine migliore rispetto agli approcci alla perdita di peso non chirurgici.
La risposta è sì, i pazienti che si sono sottoposti alla chirurgia bariatrica hanno beneficiato di un dimezzamento del rischio di morte negli anni successi all’operazione, rispetto a coloro che si erano basati solo sulla dieta e sulla modificazione dello stile di vita. E’ meglio frenare l’entusiasmo sin da subito, l’intervento non è una bacchetta magica, ma non è nemmeno una pratica da stigmatizzare.
In cosa consiste la chirurgia bariatrica?
Esistono principalmente tre tipi di interventi chirurgici:
- Gli interventi gastrorestrittivi che hanno l’obiettivo di ridurre la capacità gastrica. Si isola una porzione della parte alta dello stomaco, per esempio attraverso un anello gonfiabile. Il contenuto che raggiunge questa porzione viene poi svuotato nel resto dello stomaco attraverso un foro stretto. In questo modo si limita la quantità di cibo che si può assumere ad ogni pasto.
- Gli interventi malossorbitivi che sono volti a ridurre l’assorbimento del cibo. Lo stomaco viene irreversibilmente ridotto e collegato all’intestino tenue. Il cibo percorre una minore parte del tratto gastrointestinale e si ha un minore assorbimento delle sostanze nutritive e un precoce senso di sazietà.
- Gli interventi misti sono una combinazione dei due precedenti approcci. Un esempio illustre è il bypass gastrico. Viene creata una tasca gastrica come nella chirurgia restrittiva, che viene direttamente collegata all’intestino tenue.
Lo studio
Allo studio hanno partecipato 33550 pazienti, dei quali 8385 si sono sottoposti a uno dei tre tipi di chirurgia bariatrica tra il 2005 e il 2015. La maggior parte dei partecipanti avevano un BMI maggiore di 35. Per essere considerati obesi è sufficiente avere un BMI pari o superiore a 30.
I pazienti sono stati seguiti negli anni fino a che non è sopraggiunto uno di questi fattori: morte, fine del follow up del paziente o, nel caso dei partecipanti che non si erano sottoposti all’operazione, l’approdo alla soluzione chirurgica.
Ciascuno dei pazienti che ha affrontato l’operazione è stato comparato a tre pazienti che avevano deciso di combattere l’obesità solo con la dieta e lo stile di vita.
I dati sono risultati incoraggianti per la chirurgia bariatrica. Il tasso di mortalità è infatti dell’1,3% per coloro che si sono sottoposti a interventi chirurgici e 2,3% per chi ha deciso di non ricorrere alla chirurgia.
Non solo si è rilevato un dimezzato tasso di mortalità, ma anche una più grande riduzione del BMI nel lungo termine, un minore numero di diagnosi di diabete, migliori valori della pressione sanguigna e un maggior numero di diabetici in remissione.
Insomma, se il simpatico dottore non vi ha ancora convinti, non c’è ragione di stigmatizzare o temere la chirurgia bariatrica. E’ importante in ogni caso ricordare che non a tutti i pazienti è consigliato l’intervento. La dieta e lo stile di vita da soli non sono sempre sufficienti alla risoluzione del problema, ma sono essenziali per mantenere i risultati a lungo termine.