Sclerodermia: nuove frontiere terapeutiche

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Un recente studio condotto dalla Duke University Health System, (Durham, North Carolina) ha analizzato una nuova strategia terapeutica per la cura della sclerodermia.

La Sclerodermia (sclerosi sistemica cutanea diffusa) è una patologia cronica a carattere autoimmune. A causa di un’abnorme attività di fibrosi, combinata a un malfunzionamento del microcircolo, questa patologia causa l’ispessimento della cute. Nei casi più gravi lo stesso meccanismo si estende ad organi interni quali polmoni, apparato digerente e, meno frequentemente, cuore e reni.

In questo caso può determinare fatale insufficienza d’organo, il più delle volte nei polmoni e  e la metà dei pazienti con il più grave coinvolgimento di organi muore entro 5 anni.

Per queste forme le attuali terapie farmacologiche non sono efficaci a lungo termine.

Lo Studio

Lo scopo principale di questo studio è stato determinare la sicurezza e l’efficacia della terapia immunosoppressiva ad alte dosi seguita dal trapianto delle cellule staminali autologhe periferiche del paziente.

Pubblicazioni precedenti hanno suggerito una certa efficacia del trapianto non mieloablativo di cellule staminali, utilizzando un trattamento meno intenso senza radioterapia. Questi studi hanno dimostrato risultati positivi, ma frequenti si sono rivelati i casi di recidiva, pertanto il trattamento farmacologico immunosoppressivo convenzionale è rimasto la terapia standard.

Metodo

I ricercatori hanno sviluppato un trattamento combinato con chemioterapia a radioterapia per distruggere il sistema immunitario autoreattivo difettoso dei pazienti e sostituirlo con le proprie cellule staminali del sangue che erano state rimosse e trattate per eliminare i linfociti auto-reattivi con l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza e abbattere gli effetti della malattia.  Inoltre nel trattamento radioterapico le radiazioni sono state limitate per proteggere reni e polmoni.

Avendo a disposizione un gruppo di pazienti adulti (dai 18 ai 69 anni) con sclerodermia severa, 36 pazienti sono stati assegnati in modo casuale per ricevere il trapianto con cellule staminali autologhe. Per confronto, 39 pazienti hanno ricevuto 12 iniezioni endovenose mensili di ciclofosfamide, un trattamento immunosoppressivo convenzionale.

Lo studio, pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine, è durato 10 anni presso 26 università negli Stati Uniti e in Canada.

Il comitato di monitoraggio dei dati e della sicurezza dal National Institute of Allergy and Infectious ha supervisionato i dati accertandone i risultati.

A breve termine, il trapianto ha mostrato effetti collaterali più gravi. Tali eventi avversi si sono verificati durante i i primi 26 mesi dopo il trapianto e sono stati soprattutto anemia e un maggior rischio di infezioni. 

I risultati a lungo termine rivelano un beneficio significativo: a 54 mesi il 67% dei pazienti ha favorito il trapianto rispetto al 33% dei risultati positivi con la ciclofosfamide.

La sopravvivenza globale a 72 mesi è stata dell’86% dopo il trapianto rispetto al 51% dopo la ciclofosfamide.

I ricercatori, hanno quindi riscontrato un significativo miglioramento della sopravvivenza tra i pazienti con una forma grave di sclerodermia sottoposti a chemioterapia, radiazioni e trapianto di cellule staminali.

“Questi risultati mostrano che gli individui con sclerodermia a prognosi povera possono migliorare e vivere più a lungo e che questi progressi sembrano durevoli”,

ha affermato Keith Sullivan, professore di medicina e terapia cellulare presso la Duke University, che ha guidato il team di ricerca.

Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe mieloablative ha portato benefici a lungo termine nei pazienti con sclerodermia, inclusa una migliore sopravvivenza.

Tuttavia sono gli stessi autori dello studio a concludere che:

“I pazienti e i loro medici dovrebbero valutare attentamente i pro e i contro del trattamento intensivo con il trapianto di cellule staminali, ma si spera che questo stabilisca un nuovo standard in questa malattia autoimmune altrimenti devastante”.

FONTI | abstract; trial; info; immagine in evidenza.

Chiara Maria Palmisano
Sono laureata in Medicina e Chirurgia, ho conseguito la laurea presso l'università di Bari.