Abuso di FANS: un problema sempre più concreto

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Il numero di persone che assumono antinfiammatori non steroidei (FANS) superando il dosaggio giornaliero raccomandato non è affetto trascurabile: secondo un recente studio il 15% degli utilizzatori di ibuprofene o altri FANS supera la dose massima raccomandata già dopo una settimana di cura.

Oltre all’annosa questione riguardante l’uso-abuso degli antibiotici, un’altra discussione che tiene banco da tempo e che merita approfondimento è quella riguardante il consumo spesso ingiustificato dei farmaci antinfiammatori non steroidei, i cosìdetti FANS.

I FANS

Tale nome designa una classe di farmaci dall’effetto antinfiammatorio, analgesico ed antipiretico. Più in particolare si tratta di “analgesici periferici” che agiscono sul metabolismo dell’acido arachidonico precursore di molecole coinvolte nel processo infiammatorio quali prostaglandine, prostacicline, trombossani e leucotrieni. Tali farmaci evitano la cronicizzazione del processo infiammatorio sia che esso colpisca i tessuti molli (mucose) che gli altri tessuti (ad esempio le cartilagini articolari).

I FANS bloccano in maniera più o meno reversibile la cicloossigenasi, enzima esistente in due isoforme: COX-1 (costitutiva e ubiquitaria) in condizioni fisiologiche e COX-2 (sintetizzata in fase infiammatoria). Uno degli obiettivi della ricerca in ambito farmacologico è quello di creare farmaci in grado di inibire specificatamente la COX-2 per massimizzare l’attività antinfiammatoria e minimizzare gli effetti indesiderati dovuti all’azione sulla COX-1 anche se di recente si è scoperto che i FANS COX-2 inibitori selettivi possono aumentare il rischio cardiovascolare perché hanno un’azione pro trombotica leggermente superiore rispetto ai FANS tradizionali.

Quando e come utilizzare i FANS

I FANS vengono, nelle loro varie formulazioni, prescritti come antidolorifici generici, come antiflogistici per attenuare l’infiammazione in patologie muscolo-scheletriche, reumatologiche e articolari o come antipiretici.

Il problema sopraggiunge quando si parla del come e in che quantità somministrarli: infatti secondo uno studio coordinato da David Kaufman dell’Università di Boston e pubblicato su “Pharmaecoepidemiology and Drug Safety”: il 15% degli utilizzatori di ibuprofene o altri FANS supera la dose massima raccomandata già dopo una settimana di cure!

L’eccesso, sottolineano i ricercatori, può concretizzarsi sia tramite assunzione di dosi eccessive di uno stesso farmaco oppure tramite l’assunzione contemporanea di diversi tipi di FANS o ancora per un inadeguato tempo di attesa tra l’assunzione di una dose e quella successiva.

Ovviamente un eccesso porta con sé una serie di conseguenze più o meno gravi in relazione alla quantità dell’abuso. Con consumo cronico ed eccessivo si può avere danno gastrico, con rischio di emorragia dovuta all’annullamento dell’effetto protettivo di PGE2 sulla mucosa gastrica. Infatti le prostaglandine inibiscono la produzione di HCl nello stomaco, favoriscono la produzione di muco e la secrezione di bicarbonato, che, contrastando l’acidità gastrica, rende meno estremo e quindi lesivo per la mucosa l’ambiente gastrico.

Le complicanze più temibili dell’abuso di FANS sono quelle gastrointestinali (soprattutto negli anziani dove la valutazione dell’uso dei FANS deve essere quanto più scrupolosa) lesioni ulceroidi delle mucose con il gravissimo rischio perforativo variabile a seconda del farmaco; rare ma gravi sono le complicanze renali in caso di uso prolungato nel tempo che può a volte determinare una insufficienza renale in un quadro detto non a caso nefropatia da analgesici.

I FANS devono essere usati con particolare cautela anche in patologie allergiche, in gravidanza, durante l’allattamento, in pazienti con difetti della coagulazione, in pazienti con insufficienza renale, in pazienti con scompenso cardiaco grave e in caso di ulcera peptica attiva.

A supportare tutto questo ci sono i numeri: centinaia di trial clinici (per un totale di 300.000 persone coinvolte) hanno determinato che l’uso prolungato di alcuni antidolorifici della famiglia dei FANS è associato ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari quali infarto, ictus.

Pertanto, viene da sé che la scelta di una terapia di lunga durata con FANS debba essere fatta in modo ragionato impostando la terapia su misura del paziente, andando cioè incontro alla sempre più necessaria medicina personalizzata.

 

FONTI | MedicinaInterna33; Immagine in evidenza

Alessandro Savo Sardaro
Redazione | Università Degli Studi di Roma Tor Vergata VI anno corso di laurea in Medicina e Chirurgia “Choose a job that you love and you will never have to work a day in your life”.