Il numero dei casi di depressione ed altri disturbi ansioso-depressivi vedrà un ulteriore aumento di casi nei prossimi anni.
Questi ed ulteriori preoccupanti dati sono emersi nella seconda giornata del XXII Congresso nazionale della Società italiana di Psicopatologia (SOPSI), dedicato al “Progetto Promozione Salute Mentale 2020. Psicopatologia: connessioni, culture, conflitti”. Obiettivo della discussione è stato quello di esplorare i diversi modi in cui la psicopatologia e la psichiatria entrano nelle complessità e nelle difficoltà del vivere contemporaneo.
Al centro del congresso multidisciplinare, aperto a psichiatri, neuropsichiatri infantili e psicologi con interessi per la Psicopatologia, le disuguaglianze. Gli organizzatori sostengono che tutte le mancanze di risorse, sia quelle economiche sia quelle morali, emotive o affettive possano incidere negativamente, permettendo che i disturbi mentali aumentino.
Nonostante l’incremento di casi tra gli uomini, la depressione resta un fenomeno a prevalenza femminile: 3 pazienti su 4 sono donne.
Le cause della patologia sono molteplici e sono maggiormente colpiti gli adolescenti, i giovani adulti fino ai 24 anni e gli anziani, categorie sociali in cui ci possono essere importanti i cambiamenti di vita; la depressione in gioventù aumenta notevolmente il rischio di suicidio.
Le donne più esposte sono quelle con un carico familiare e lavorativo gravoso, particolarmente vulnerabili e che si sentono poco sostenute dal welfare e dalla famiglia stessa.
“Il benessere mentale sembra una meta che si allontana sempre più sotto la spinta di nuove paure, dell’insicurezza e della perdita di fiducia” sottolinea Alberto Siracusano, presidente della Sopsi. E a tal proposito aggiunge che “il futuro della società è determinato dal benessere psicofisico dei propri giovani. Su questo non dobbiamo mai smettere di interrogarci. La psichiatria è sociale, dinamica e personalizzata”.
Il boom della depressione, come già segnalato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, arriverà nel prossimo decennio fino a diventare nel 2030 la prima causa al mondo di giornate di lavoro perse per disabilità, superando il primato storico delle patologie cardiovascolari, con una stima di prevalenza pari ad un individuo su sei (1/6) e con una probabilità di ricaduta compresa in un range tra il 35% e il 65%.
Proprio in merito alle emergenze sociali che restano il primo fattore scatenante della depressione e di molti altri disturbi psichici, la SOPSI lancia un forte segnale. D’altro canto invece si rende merito alla ricerca farmacologica e terapeutica per i quali si registrano sostanziali sviluppi.
Spostando l’attenzione sull’analisi uomo-donna, Cinzia Niolu, responsabile Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura presso il Policlinico Universitario Tor Vergata, ci spiega che “i sintomi della depressione non cambiano tra i due sessi, quello che cambia è l’approccio alla malattia. Le donne partono dall’interiorità e riescono a parlare delle proprie emozioni. Gli uomini, invece, pur avvicinandosi in maniera maggiore rispetto agli anni scorsi ai servizi di cura psichiatrici, guardano alla dimensione esterna della propria sofferenza, di ciò che non riescono più a fare bene. Il dolore e la frustrazione per gli uomini toccano la sfera sociale e del successo. La paura più grande è quella di perdere il ruolo nella società, di sentirsi falliti, per esempio, perché non più in grado di garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia”.
La SOPSI sottolinea come la nostra società frenetica e iperdinamica imponga all’individuo tempi di risposta sempre più rapidi e questo, insieme ad una generale perdita di sicurezze socio-affettive, determina l’esplosione inevitabile di patologie come la depressione.
Un aspetto che fa riflettere è il generale senso di perdita dell’autostima che riguarda tutti i soggetti depressi.
Su questo fattore gravano elementi esterni come la crisi economica dell’ultimo decennio, ma anche elementi interni all’animo umano, che aumentano per l’incidenza di fenomeni nuovi: povertà crescente, fenomeno migratorio e maggiore percezione del senso della paura.
Nelle donne tutto appare maggiormente amplificato, per questo la psichiatria oggi valuta con attenzione tutti i casi, presentando approcci terapeutici sempre più personalizzati, in quanto uomini e donne hanno bisogno di cure differenziate e specifiche nelle varie età.
In conclusione gli studiosi del settore affermano che, nonostante i successi della terapia medica e farmacologica, non bisogna forzare i tempi di guarigione che per la depressione restano significativi.
Si può intervenire tempestivamente affrontando e curando i sintomi dell’ansia, in modo da ridurre sintomatologia e disagio nei pazienti, ma considerate le diverse cause e gli aspetti complessi alla base del disturbo, i tempi di ripresa sono soggettivi e l’aderenza alle cure proposte dagli psichiatri resta fondamentale.
FONTI | Articolo originale-Ilsole24ore