L’ansia: da grande alleata dell’uomo contro gli ostacoli di madre natura, a problematica di natura psichiatrica che può ledere la qualità di vita di chi ne soffre, anche pesantemente.
Sebbene basti relativamente poco per instillare questa sensazione nel nostro interlocutore (chi non ha mai provato un brivido lungo la schiena alla pronuncia della frase: “ti devo parlare”?), molti individui si trovano letteralmente a plasmare la propria vita e le proprie abitudini sulla base di una scomoda e continua convivenza.
L’ansia
L’ansia, di per sé, non è affatto una sensazione negativa, si attiva in presenza di situazioni che possono potenzialmente mettere a rischio la nostra incolumità, scatenando un meccanismo alla base del nostro istinto di sopravvivenza: “attacco o fuga”.
Il problema insorge quando l’ansia viene scatenata anche da fattori che oggettivamente non costituiscono un rischio, andando fortemente a ledere la qualità di vita del soggetto.
Il problema non è da poco, si stima infatti che, solo negli Stati Uniti, circa 40 milioni di individui necessitino dell’assistenza di uno psichiatra per risolvere i problemi creati da questa condizione, e i numeri sono destinati ad aumentare esponenzialmente.
Temendo questa spada di Damocle sociale, la ricerca scientifica muove i suoi passi cercando di capire e arrestare i meccanismi alla base di quest’ansia “patologica”: oggi, grazie a questo studio riportato su Neuron, è stato fatto un grande passo in avanti.
I ricercatori della Columbia University Irving Medical Center, sono riusciti a mappare i neuroni colpevoli della risposta ansiosa agli stimoli esterni.
Lo Studio
Utilizzando modelli murini, i ricercatori hanno analizzato l’output neuronale delle cellule della regione ippocampale.
La scelta di questa particolare regione dell’encefalo non è per nulla casuale: studi precedenti avevano già puntato i riflettori su questa struttura, ma nessuno era ancora riuscito a mapparla con precisione.
Grazie all’optogenetica, una metodica che fonda imaging cerebrale e tecniche ottiche per mappare i circuiti neuronali, i ricercatori sono finalmente riusciti a ottenere il grado di precisione che serviva per la completa mappatura.
I risultati
Preparando situazioni che causavano stress nella cavia, i ricercatori hanno notato che queste scatenavano un’iper-risposta in una particolare zona dell’ippocampo: la regione ventrale ippocampale. Le cavie murine presentavano inoltre comportamenti tipici di ansia, tra cui il meccanismo “attacco o fuga”.
Sempre avvalendosi dell’optogenetica, i ricercatori hanno quindi spento questa particolare regione, notando che di fronte alle stesse situazioni le cavie non presentavano alcun tipo di risposta neuronale e comportamentale.
Grazie a queste scoperte, sarà possibile in futuro creare una targeted therapy dedicata a chi, ogni giorno, si trova a dover plasmare la propria vita sulla base dell’ansia.