Uno studio esplora le potenzialità dell’approccio non farmacologico privo di effetti collaterali.
La menopausa e i suoi sintomi
La menopausa è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “definitiva cessazione dei cicli mestruali derivante dalla perdita della funzione follicolare ovarica, diagnosticata retrospettivamente dopo 12 mesi consecutivi di amenorrea (per la quale non sia stata evidenziata un’altra causa fisiologica o patologica)”. Inoltre, vi è la menopausa farmacologicamente indotta nei casi di cancro (con radiazioni pelviche, rimozione delle ovaie, terapia endocrina o chemioterapia).
Questo evento comporta una vera rivoluzione del sistema di ormoni che regola l’apparato riproduttivo femminile. La diminuzione di estrogeno e progesterone, infatti, si riflette su svariati aspetti del corpo e della mente della donna con modificazioni che vengono spesso vissute in maniera negativa dalle pazienti, soprattutto nei casi di menopausa indotta, in cui la sintomatologia è fortemente aumentata.
Nel corteo sintomatologico della menopausa annoveriamo: alterazione della regolazione vasomotoria con vampate e sudorazione notturna, secchezza vaginale e perdita della libido, alterazioni del ritmo sonno veglia con insonnia, diminuzione della capacità mnemonica, disturbi dell’umore, perdita della protezione a livello cardiovascolare con aumento ripido dei tassi di ipertensione e patologia coronarica, aumentato metabolismo osseo con maggior rischio di fratture.
La sintomatologia, che, per alcuni aspetti, tende a sfumare col passare degli anni, impatta fortemente la qualità di vita delle donne, rappresentando per molte una limitazione all’equilibrio psicologico e fisico, dunque alla stessa salute. Non dimentichiamo infatti che l’Oms definisce la salute come “equilibrio bio-psico-fisico”, per cui fondamentale è mantenere un benessere a trecentosessanta gradi.
Sempre più cruciale, quindi, risulta ristabilire questa delicata armonia, per garantire alle donne una qualità di vita soddisfacente nel periodo post-menopausale, soprattutto dato il progressivo prolungamento dell’aspettativa di vita.
La terapia farmacologica
Gli attuali schemi terapeutici per la menopausa comprendono due tipi di terapia ormonale: la Hormone Replacement Therapy (HRT) o TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva) è basata sulla somministrazione di estrogeni e progesterone, di cui il secondo viene utilizzato, nelle pazienti con utero, per contrastare l’effetto degli estrogeni e fornire una protezione a livello endometriale. Nella Estrogen Replacement Therapy (ERT), invece, la composizione farmacologica è costituita da soli estrogeni.
La terapia sostitutiva non è però considerabile panacea della menopausa. Infatti, sebbene riduca alcuni sintomi, primi tra tutti quelli legati alle modificazioni cardiovascolari e ossee, agisce piuttosto limitatamente sui disturbi sessuali, quali secchezza vaginale e diminuzione della libido, di cui soffrono ben il 76% delle donne in post-menopausa.
Come tutte le terapie farmacologiche, inoltre, non è scevra da effetti collaterali, primo tra tutti il rischio di carcinoma mammario. La continua stimolazione ormonale a livello della ghiandola mammaria infatti, rappresenta un rischio di crescita cellulare incontrollata e sviluppo di cancro, motivo per il quale tale terapia non è prescrivibile a pazienti che abbiano già sofferto di questa patologia.
La terapia non ormonale
L’approccio psicologico ai disturbi della menopausa comprende la Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC), la Terapia Comportamentale (TC) e la Terapia basata sulla Meditazione (TM). Tutte queste metodiche, eseguite in gruppo o a livello individuale, mirano ad instaurare una diversa attitudine alle problematiche sofferte dalle pazienti. L’analisi del pensiero e degli atteggiamenti, gli esercizi mentali e fisici di rilassamento sono infatti volti a cambiare la percezione del problema fornendo una soluzione che nasca dall’organismo stesso.
Per le vampate, ad esempio, la chiave risiede nella diminuzione dello stress. Infatti i livelli di stress sofferto, stimolando il sistema simpatico, diminuiscono la soglia della reattività vasomotoria facilitando la comparsa di vampate, ed inoltre la sensibilità a queste risulta aumentata in caso di sovraccarico mentale. L’esercizio fisico inoltre, diminuisce la percezione di tali disturbi aumentando la produzione endogena di endorfine, molecole responsabili della sensazione di benessere.
L’analisi attuale
La metanalisi, pubblicata sul BJOG (British Journal of Obstetrics and Gynaecology), analizza 12 studi per un totale di 1.016 pazienti, in cui vengono analizzati effetti a breve termine e medio termine (< e > 20 ma < 54 settimane) della terapia non ormonale in comparazione con la terapia farmacologica e con nessuna terapia.
La terapia non farmacologica è risultata efficace nel diminuire il disturbo correlato alle vampate e i sintomi della menopausa nel breve e medio termine. In particolare, il fatto che delle vampate si sia ridotto il fastidio ma non la frequenza, sottolinea come l’approccio psicologico agisca riducendo la sensibilità al disturbo tramite la sopracitata riduzione dello stress. Troppi pochi studi presi in considerazione dalla meta-analisi, analizzano invece gli effetti sulla sfera sessuale, e gli effetti a lungo termine di questo approccio terapeutico.
Prospettive future
Questa valutazione di tutti gli studi presenti in letteratura sulle terapie non farmacologiche dei disturbi legati alla menopausa, fornisce una base importante per impostare nuove sperimentazioni. La dimostrazione che anche una medicina basata sulla cura dell’equilibrio psico-fisico, priva di effetti collaterali, può contribuire a creare salute, è fondamentale a diminuire la corsa alle medicine di cui è schiava la nostra era.
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