Siamo fatti per vivere di giorno

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Con l’avvento della luce elettrica si è superato l’obbligo di rispettare l’orologio biologico. In altre parole, non è più il sole ad obbligare le persone a dormire e, dove le candele hanno fallito, le lampadine, i film, i computer e le – soprattutto nell’ultimo tempo – le serie tv sono riuscite a far sì che una crescente quota di popolazione rimanga sveglia. Questo nel peggiore dei casi vuol dire deprivarsi di ore di sonno con un maggior rischio di sindrome metabolica, problemi psichiatrici, malattie cardiovascolari e disfuzioni quotidiane note da tempo. Nel migliore dei casi, invece, stare svegli fino a tardi porta ad un risveglio più tardivo con ore di sonno invariate e riposo soddisfacente.

Vivere di notte è come vivere di giorno?

Purtroppo però le ore di sonno non sono abbastanza per garantire una vita salutare. Infatti, lo studio di Kristen Knutson di Chicago ha dimostrato che basta essere un “gufo notturno” per vedere peggiorare tutti gli outcome riguardo la propria salute. Lo studio osservazionale è enorme e vede i 433.268 individui arruolati, divisi per le proprie abitudini in: mattiniero abituale, prevalentemente mattiniero, prevalentemente notturno e notturno abituale.

Prendendo come riferimento il gruppo dei mattinieri abituali, Knutson ha dimostrato, con significatività statistica, che i notturni abituali presentano un rischio aumentato di tutte le patologie per apparato, in particolare per le malattie psichiatriche e neurologiche, per il diabete e per le malattie respiratorie con un rischio relativo di circa 1,3. Non c’è una singola malattia che non presenti prevalenza aumentata. È, inoltre, presente un rischio aumentato, anche se in maniera minore, nei prevalentemente notturni. I prevalentemente mattinieri invece non presentano differenze significative con il gruppo di riferimento.

Sembrerebbero però esserci dei fenotipi, o meglio, dei cronotipi, proni ad essere “notturni” e che potrebbero presentare dei rischi aumentati nel condurre una vita mattiniera. Tuttavia lo studio, per la propria estensione, mostra chiaramente che la maggior parte del campione è fatta per vivere di giorno.

Non si deve tradire il proprio orologio biologico

Il razionale di questo trend è, secondo Knutson, nell’orologio biologico. Non seguire l’andamento del giorno e della notte, per il ricercatore, crea uno stress cronico e una disregolazione ormonale e neurobiologica che logora l’intero organismo. Inoltre, la vita notturna è di solito correlata a una serie di comportamenti ambientali a rischio come la malnutrizione per eccesso, il fumo, l’utilizzo di droghe e alcol e l’isolamento sociale.

Questa evidenza porta in essere un problema sociale, economico e lavorativo che non può essere ignorato. Infatti, se da una parte si può sensibilizzare la popolazione ad assumere comportamenti più orientati verso una vita diurna, dall’altra una fetta non trascurabile di popolazione effettua lavori notturni ed è costretta a dormire di giorno.

Il problema di salute, in questo caso, diventa pubblico e politico e non sembra di facile soluzione. Uno dei consigli che propone l’autrice è quello di trovare un marker che definisca il cronotipo del soggetto per coordinare il lavoro con i suoi tempi biologici. Più facile a dirsi che a farsi.

FONTI | Studio, Articolo, Immagine in evidenza

Francesco Lombardi
Sono specializzando in Malattie dell'Apparato Respiratorio al policlinico Gemelli, mi interesso anche di psico-neuro-endocrinologia. Appassionato di musica e di tennis, mi piace viaggiare e conoscere nuove persone e culture diverse.